28 Dicembre 1908 – Apocalisse sullo Stretto

28 dicembre 1908, ore 5:21 come riportato dagli archivi dell’Osservatorio sismografico di Messina, la terra iniziò a tremare in modo violentissimo nello “stretto” tra Scilla e Cariddi. Il valore della magnitudo fu stimato in 7.1 della scala Richter. In 76 centri della provincia di Reggio Calabria e in 14 della provincia di Messina si rilevarono danni pari all’XI grado della scala Mercalli: equivalente a catastrofe. Lo stesso sismologo italiano, dopo aver visitato i luoghi della devastazione, aggiunse un ulteriore grado alla scala per descrivere un livello di devastazione superiore. Sull’estensione totale la provincia di Reggio Calabria subì meno danni, anche in virtù della ricostruzione del 1783 realizzata dal governo Borbonico. Si conteranno più di 80.000 morti. La città di Messina pagò il tributo, in termini di vite umane, maggiore: 45.000… pari al 50% della popolazione residente all’epoca.

Per la prima volta si parlerà di un terremoto con “moto vorticoso”: esso si genera quando la componente orizzontale si somma a quella verticale. Il tipo di “moto”, estremamente violento, portò al crollo di tutti gli edifici. I pochi palazzi che rimasero in piedi, furono spostati di diversi gradi.

Messina e Reggio Calabria furono, praticamente, rase al suolo. Ad aggravare la situazione si aggiunse un altro fenomeno naturale: uno tsunami. Quest’ultimo ebbe una violenza tale da causare un numero di vittime superiore al sisma stesso. Studi recenti hanno dimostrato che lo tsunami fu provocato da una grossa frana sottomarina avvenuta a circa 100 km da Capo Taormina, lungo la scarpata continentale siciliana in pieno Ionio. La gigantesca frana, volume stimato di 20 chilometri cubi, si staccò dalla scarpata continentale siciliana per conseguenza del violento fenomeno tellurico. La frana, scivolando lungo la scarpata degli abissi ionici, avrebbe provocato l’onda di maremoto che si abbatté sulle coste siciliane e calabresi. Secondo le testimonianze del geologo Mario Baratta (1910) l’onda colpì per prima la costa tra Giardini Naxos e Taormina. In seguito, risalendo da sud con una velocità prossima a 300 km/h, colpì il resto della costa. Onde alte fino a 8 metri colpirono il Borgo Marinaro di Cala San Paolo, in cui annegheranno centinaia di persone che si trovavano lì per ripararsi dagli effetti del sisma. Su Messina l’onda arrivò “smorzata”, pochi metri di altezza, per effetto della conformazione geografica della costa siciliana. Le cale e le insenature riuscirono, numerose lungo la costa, riuscirono a far diminuire l’energia delle onde, ma gli agglomerati urbani, prima di Messina, furono duramente colpiti. La Calabria, invece, non fu “fortunata” tanto da essere investita con onde alla massima potenza, fino a 12 metri di altezza nella città di Reggio Calabria. Il terremoto del 1908 segna l’inizio dell’azione dello Stato Italiano per la riduzione degli effetti degli eventi sismici, attraverso l’introduzione della classificazione sismica del territorio e l’applicazione di specifiche norme per le costruzioni nei territori classificati. Dopo aver abrogato le “Istruzioni Reali” del 1784 applicate dal governo borbonico, il nuovo Stato Italiano fa un passo indietro. È del 1909, infatti, il primo Regio Decreto contenente norme valide per l’intero territorio nazionale*.

* Tutto quanto riportato nel presente articolo è frutto di ricerche di fonti storico-scientifiche. Si sono consultati: Guibbidoni e Mariotti (2008); Mario Baratta (1910); Giovanni Platania; Peppe Caridi (2013); sito ufficiale ingvterremoti; immagini estratte mediante Google da siti direttamente collegati (Wikipedia; portale sud; meteoweb).

Francesco Saverio Minardi