I “guaritori”: ecco come ti curo con medagliette e insulti

Sono inquietanti ma sono soprattutto pericolosi. In realtà, io non so neanche come
definirli perché non ho ben capito se ci sono o ci fanno: loro amano definirsi “guaritori”;
io sono, invece, indecisa tra “truffatori” e “individui non in pieno possesso delle proprie
facoltà mentali” anche se, probabilmente, sono entrambe le cose.

Sì, perché proprio non riesco a spiegarmi, in nessun modo, come si possa millantare di
avere “poteri” o di aver messo a punto tecniche in grado di guarire anche dalle malattie
più complesse e aggressive, dunque compresi tumori e leucemie. Ovviamente, i risultati
sono – come facilmente immaginabile – disastrosi e questo di certo non lo sostengo io
ma i fatti di cronaca: solo negli ultimi mesi, in Italia, sono stati registrati casi di decessi
di persone che – pur affette da serie patologie – hanno optato per un percorso di cure
alternativo, che di medico non ha nulla e che, in termini di efficienza, ha lo stesso effetto
che si ottiene quando si soffia all’interno di un apparecchio elettronico nella convinzione
che, miracolosamente, riprenda a funzionare.

Dal loro punto di vista, i guaritori si sentono geni incompresi e osteggiati dalle grandi e potenti caste dei medici e delle case farmaceutiche: poteri forti che vogliono impedire lo sviluppo di nuove “scienze” (sic!) per tutelare i propri interessi. Mentre loro, i misericordiosi guaritori, hanno a cuore solo i pazienti. La medicina è il nemico, loro sono i salvatori.

Le malattie sono “espressioni dell’anima” (sì, giuro che qualcuno sostiene questa tesi) e come tali vanno trattate. Dunque, senza l’utilizzo di farmaci e solo con terapie che agiscono sulla mente e sull’anima.

Voglio fare un esempio su tutti che, vi avviso, non è assolutamente frutto della mia fantasia. Si tratta della “terapia della medaglietta”. In buona sostanza, consiste nell’inserire una medaglietta sacra, raffigurante l’immagine della Madonna, negli anfratti più nascosti del nostro corpo per poi estrarlo e seppellirlo sotto terra. Fine della terapia. Gli effetti, secondo colei che l’ha messa a punto, sono assicurati.

Di particolare incisività pare fossero anche gli insulti all’indirizzo dei pazienti, al fine di
liberarli dalla malattia. Indiscutibile, non c’è che dire.

Prima della cura, però, ci sono le diagnosi che, a mio avviso, pure meritano una menzione. Come avvengono? Col pendolino, come il Maurizio Mosca dei tempi d’oro (per chi non ricordasse, Mosca pronosticava i risultati delle partite di calcio con l’ausilio del suo amato pendolino). Come fare a non credere all’efficacia di tutto questo? Impossibile davvero.

Uno dei “padri” di questo tipo di convinzioni – e delle conseguenti strambe cure – è
l’ex medico tedesco Ryke Hamer, un uomo convinto, giusto per dirne una, del fatto che le
metastasi siano una semplice invenzione della medicina; che il cancro e la leucemia siano
frutto di traumi irrisolti e che batteri e virus non sarebbero altro che un vantaggio per il
corpo umano. Tesi e ipotesi che non hanno alcun fondamento scientifico né alcun tipo di
risultato (concreto e incontrovertibile). Testimonianza, recentissima, dei danni di queste
persone senza controllo è il caso di Eleonora, 18enne di Padova, che insieme alla famiglia
aveva deciso di abbracciare la “religione” di Hamer così da rifiutare la chemioterapia per
curare la leucemia. Eleonora è morta, dopo aver provato a guarire lavorando sui propri
traumi psichici.

Tanti, purtroppo – vuoi per disperazione, vuoi per ignoranza – si mettono nelle mani di questi novelli santoni, lasciandosi andare, trascurando la propria salute, snobbando le cure mediche (ritenute, paradossalmente, causa di morte) e avviando un percorso che, parliamoci chiaro, porta dritto dritto in un posto solo: il cimitero.

Marta Naddei