SARDEGNA, SITI ARCHEOLOGICI COINVOLTI NELLE MANOVRE MILITARI? INCONTRIAMO ANDREA LODDO, PRESIDENTE DI NURNET-LA RETE DEI NURAGHE SARDI.

Dopo la sua denuncia sui social, relativa a manovre militari
che interesserebbero anche siti di interesse archeologico,  abbiamo incontrato Andrea Loddo, tecnico di archeologia sperimentale e, dal Luglio di
quest’anno, presidente di NURNET-  la rete dei 
nuraghe sardi.

Nurnet è una  fondazione
di partecipazione, costituita nel settembre del 2013 da sessantanove soci
fondatori, che ha come scopo prevalente la promozione della cultura del periodo
in cui sull’Isola svilupparono le civiltà pre-nuragica e nuragica. Lo
scopo della Fondazione, in sintesi, è il promuovere un’immagine diversa della
Sardegna nel mondo e da ciò generare economia turistica con tutti gli effetti
benefici collaterali di filiera.

Lastoria
personale di Andrea Loddo ci parla
di passioni e sogni. La sua  poteva
essere la vita seriosa di un tranquillo geometra di Lanusei (NU), invece si è
trasformata in quella di un viaggiatore del tempo.

Dall’ ufficio con  scrivania è passato al laboratorio, circondato
da crogioli, scalpelli, terre; materiali come l’osso, il corno, l’ argilla, il
bronzo. La sua passione per l’archeologia, per l’età pre-nuragica e nuragica,
l’amore per la Sardegna, lo hanno spinto a un’immersione totale in un mondo affascinante
e, per molti versi, sconosciuto.

Una vocazione che lo ha portato ad elaborare un’archeologia
sperimentale, lavorando i materiali con tecniche arcaiche, senza ausilio di
strumenti moderni. Una Sardegna da scoprire e far scoprire, divulgandola. Nel
2011 fonda l’associazione “Sulle tracce di Dan” e porta quel mondo fra la
gente, nelle piazze, nelle mostre, nelle scuole. Dalle sue mani nascono
bronzetti e utensili, prendono forma come se venissero direttamente da un
passato lontanissimo nel tempo.
La sua passione, la sua ricerca, il suo amore, gli hanno
persino permesso di ricostruire, basandosi soprattutto sullo studio dei
bronzetti,  le armature dei guerrieri Shardana per il
cortometraggio Nuraghe S’Arena di Mauro
Aragoni
, andato in onda su Paramount
Channel
. Andrea  è un artista che
studia il passato per valorizzare e tutelare un’identità ancora forte e viva
nel presente. Ed è con questa passione, questa forza, questo amore, che nei
giorni scorsi ha lanciato un allarme attraverso i social: “sparano sui Nuraghe”.

Andrea, quali sono le tue preoccupazioni e su cosa si basano?

«Le mie preoccupazioni, di Nurnet, dei
tanti appassionati che seguono con interesse tutte le considerazioni, ipotesi e
scoperte relative all’archeologia in Sardegna, sono dovute in parte a dei
deficit della sovrintendenza, relativamente a quelle che sono comunque la cura,
la sorveglianza dei nostri siti archeologici. C’è molto menefreghismo, c’è un
cullarsi su uno stipendio fisso che non è proporzionato all’impegno lavorativo
messo in determinate attività di tutela e controllo. Per non parlare poi della
manutenzione dei siti, praticamente sono abbandonati a se stessi, molti di
questi siti, come S’arcu e is Forros, vengono scarnificati completamente da
quello che è il reperto, la sua scoperta, 
poi il sito viene abbandonato in stato pietoso e lasciato così al
degrado, come è successo a tanti nuraghi che ultimamente sono franati, nonostante
le denuncie fatte in sovraintendenza, avvisando che le condizioni di quel
nuraghe erano precarie.

A parte questo ci troviamo a vivere
una condizione ancora peggiore, di cui avrebbe dovuto farsi carico, immediatamente,
con denuncia pubblica e non solo, ancora una volta  la sovrintendenza, organo preposto a funzioni
di sorveglianza. Come i video denuncia pubblicati da Mauro Pili ( ex
governatore della Sardegna ed ex parlamentare n.d.a) in cui viene messo in
evidenza il bombardamento di alcuni nuraghi, i nostri siti archeologici vengono
utilizzati come bersagli da parte di carri armati e missili. Sinora avevamo
visto simili cose  solo attraverso il  TG, l’ISIS che distrugge e danneggia i suoi
beni storici, le proprie radici; ora purtroppo lo possiamo vedere anche
Sardegna, quei video sono la prova di un addestramento ignorante, da parte di quei
militari che decidono quali sono gli obbiettivi da bombardare e tra questi
inseriscono dei siti archeologici. Purtroppo chi dovrebbe, e potrebbe, non vede
o fa finta di non vedere, tantomeno denuncia un tale abominio. I video in
questione risalgono a qualche anno fa. Non è dato sapere se ciò che è accaduto
si sia ripetuto nel tempo, ma è successo, forse succede e potrebbe accadere
ancora, perciò è importante informare e sensibilizzare l’opinione pubblica.»

Cosa farai come Andrea Loddo e Nurnet
e, soprattutto, cosa possono fare gli appassionati di una cultura, di una
storia, di una terra, spesso trascurate da istituzioni e grande stampa?

«Assieme a Nurnet  daremo il massimo, faremo tutto quello che
sarà possibile con il nostro impegno gratuito e spesso sacrificato,anche perché
spesso queste situazioni, le denuncie, che si fanno anche a livello pubblico,
non sono fatte in modo giusto da tutti. 
C’è anche chi usa sistemi e metodi sbagliati per farsi sentire. La
nostra  è una battaglia chiaramente pacifica
che guarda ad avvicinare il più possibile appassionati e amanti di Sardegna e
di archeologia, mettendoli al corrente di tutte queste situazioni. Informeremo
sia su fatti negativi, come quelli presi in esame sinora, che positivi
riguardanti  la nostra archeologia.»

Concludiamo questa conversazione con
qualcosa di positivo allora.

«Le cose positive riguardano
naturalmente le nuove scoperte, nuovi interpretazioni in base ai dati forensi
che individuano  dei punti salienti,
collegamenti importanti, dhe portano sempre e comunque alla nostra isola. Come
le ultime analisi relative ai Peleset, i popoli in coalizione con gli Shardana,  la coalizione dei popoli del mare che attaccò
l’Egitto. Per la  nuova  scienza forense, dalle analisi del DNA, i
Peleset non risultano popoli pre israeliti ma pre sardi, o al massimo iberici,
comunque provenienti dal Mediterraneo Occidentale. Questo si ricollega
ulteriormente all’ipotesi, non accettata dall’archeologia ufficiale, che è
quella sugli Shardana, sui popoli del mare che in coalizione attaccarono
l’Egitto nell’epoca Ramsete. Come vedi bisogna combattere su più tematiche, su
piu fronti.»

Cosa rimproveri maggiormente alla
cosiddetta Archeologia ufficiale?

«Più che altro la capacità di tornare
sui propri passi, sulle proprie ipotesi, come se debbano essere
obbligatoriamente darle come certe solo perché espresse da chi si ritiene
professionista  o maestro del settore.
Credo che un ricercatore che non è in grado, in base a prove archeologiche, a
dati scientifici, di ricredersi, non è più un ricercatore perché antepone la
propria boria, il proprio nome a qualcosa di molto più importante, come la
ricerca delle origini e della storia di un popolo.»

(Foto di copertina tratta dal cortometraggio Nuraghes S’arena.)

Antonello Rivano