VIRGINIA ED IO…(I° PARTE)

Io
e Virginia eravamo amiche dai tempi dell’asilo, con lei ho scoperto tutto, dall’
imparare a mangiare da sola, a scrivere, a disegnare, in poi. Lei era più brava
di me, più ordinata di me, più di me in tutto, io l’ammiravo tantissimo.

I
nostri genitori lavoravano e noi passavamo i nostri pomeriggi tra doposcuola e
palestre, sempre insieme. Lei era con me quando ho incontrato il primo amore, io
ero con lei quando il suo primo amore le ha spezzato il cuore. Eravamo come
sorelle io e Virginia, tanto da farci la promessa che quando un giorno ci
saremmo sposate ognuna avrebbe fatto da testimone all’altra.

Un
giorno eravamo con il suo motorino in giro per la città, era l’estate dopo la
maturità, io ero andata bene, avevo preso 92, lei era andata meglio aveva preso
100. Ero così orgogliosa di lei. Aveva studiato come una matta, mentre io, beh
avevo preso quel voto avendo toccato la tesina solo un paio di giorni prima
degli orali, lei se lo era meritato, io no. Stavamo parlando di quale facoltà
scegliere, questa volta ci saremmo dovute separare, lei voleva fare il test per
medicina a Roma, e anche se mi dispiaceva tantissimo la sua felicità era ciò
che più desideravo. Io volevo fare l’accademia delle belle Arti, ma non ero
molto convinta quindi stavo optando per giurisprudenza. Ci fermammo al bar di
un nostro amico, quel giorno era tornato il fratello per la prima volta dopo
anni, si chiamava Carlo. Appena lo vidi, appena pronunciò le prime dieci parole,
lo trovai antipatico, subdolo, c’era
qualcosa che mi diceva che gli dovevamo stare lontane.

Invece
Virginia cominciò a parlargli come se lo conoscesse da una vita. Quando vidi
che le prendeva il telefonino pensai “ora
gli molla uno schiaffone
”, “gli urlerà contro dicendogli…”ma come ti permetti!?”, lui le salva il
suo numero e le dice «se vuoi uscire con
me, chiamami
!», ecco ora lo fa, ora glielo molla, invece niente, lei lo
guarda persa e gli risponde che si sarebbero sentiti sicuramente più tardi.

Io
pensai, “chissà cos’ha in mente”, ed effettivamente fu la prima cosa che le
chiesi quando uscimmo dal bar. Lei mi rispose «ci voglio uscire, ha qualcosa che mi attira ma non ti so spiegare”».  Cercai di convincerla a desistere, a me non
piaceva affatto, ma lei aveva altre sensazioni. “Vabbè” pensai, “tanto con lei
non durerà molto, lo manderà a quel paese nel giro di un paio di uscite”.
Invece non fu così! Effettivamente la prima uscita andò molto male, lei fece
tardi all’appuntamento e lui non volle più uscire perché non gli piacevano le
persone ritardatarie, lei lo implorò di darle un’altra possibilità. Impensabile
per la mia Virginia!

Lei
non si iscrisse all’università, aveva superato i test a medicina ma rinunció,
la madre disperata mi chiamò per cercare di convincerla ma non ci fu verso. Mi disse
che quello era sempre stato il sogno di sua madre ma non il suo. Ma chi credeva
di prendere in giro? Quante volte ne avevamo parlato!? Il suo sogno era fare la
pediatra da quando stavamo all’asilo, così le feci notare che da quando c’era
Carlo lei non si faceva più sentire né vedere, che aveva completamente
abbandonato la sua vita e i suoi sogni, lei si arrabbiò molto con me e da quel
giorno non si fece più viva.

Quando
mi chiamò, dopo mesi, io non ci credevo, ero contentissima! Venne a casa mia,
aveva una bustina della farmacia in mano, aveva comprato un test di gravidanza.
Mi fece venire un colpo. A me lei sembrava smagrita, gli occhi non avevamo più
quella luce che ero abituata a vederle, forse era la preoccupazione. Fece il
test nel mio bagno, io non le chiesi nulla, volevo che parlasse lei. Mi
raccontò di come passava le giornate e di questo amore che l’aveva travolta. Passarono
i 7 minuti e ci precipitammo a vedere. Positivo. Lei scoppiava di felicità, io
sentendomi anche un po’ in colpa ero preoccupatissima, ma non le dissi nulla
per paura che sparisse un’altra volta.

La
madre non la prese benissimo, ma per l’amore che provava per la figlia non si
oppose alla scelta della coppia di sposarsi. Come ci eravamo promesse da
bambine, lei mi chiese di farle da testimone. Lo feci, ma con la morte nel
cuore, sarei stata testimone di un misfatto! Lui aveva tutto ciò che io non
volevo in un uomo e non riuscivo proprio a comprenderla, tanto che la mattina
del matrimonio, mentre Virginia era vestita da sposa, bellissima come una dea, chiusi
la porta alle mie spalle e la pregai di non farlo. La supplicai. Sentivo dentro
di me che sposarsi non era la cosa giusta per lei. Mi guardò, pensai che si
fosse arrabbiata, ma mi abbracciò e mi disse che comprendeva la mia preoccupazione
per lei, ma era ciò che più desiderava: sposarsi con Carlo era diventato il suo
sogno.

Dopo
il matrimonio, lei si faceva sentire di rado, quando ero io a chiamarla, aveva
sempre qualcos’altro da fare. Mi evitava deliberatamente. Un giorno mi
presentai davanti alla sua porta, con la colazione in mano: il cornetto alla curcuma
che era il suo preferito e cappuccino con latte scremato.

Lei
era all’ottavo mese di gravidanza, avevo un regalo per il bambino, un peluche
di Topolino. Quando aprì la porta, mi cadde tutto di mano, rovesciai il
cappuccino sulle mie scarpe. Aveva un occhio nero, una ferita sulle labbra e si
vedeva che aveva pianto per ore.

La
mia espressione doveva essere eloquente perché si affrettò subito a spiegare di
essere caduta dallo scaletto. A chi voleva darla a bere? Mi arrabbiai, le
chiesi di non prendermi in giro, che poteva, se voleva, farlo con tutti ma non
con me. Scoppiò in lacrime. Scoprii che questa storia andava avanti già dalla
prima notte di nozze. Non ci potevo credere! Entrai nella sua camera da letto e
cominciai a prenderle i vestiti dall’armadio, come una pazza le urlai «ora vieni con me!», ma lei decisa, come
mai l’avevo vista nella mia vita, mi rispose che quello era il suo posto.

Tutte
le parole del mondo non avrebbero fatto altro che convincerla sempre di più che
il suo sacrificio era per il bene del bambino. Io ero sconvolta. Mai avrei
pensato che la mia Virginia potesse accettare tutto questo! Cercai inutilmente
di convincerla che quello non era amore. «Come
puoi permettergli di fare di te ciò che vuole? Perché gli permetti di trattarti
in questo modo? Come puoi pensare di crescere un figlio con un uomo di merda
come tuo marito?
».

Da quel giorno non si fece più sentire, fino al giorno della nascita di Paolo. Un bambino bellissimo, nato un po’ piccolo … (continua domani)

Francesca Galluccio