BATTIPAGLIA. VERSO IL 6 DICEMBRE.

Una
delle prime cose di cui Valerio Giampaola mi ha parlato è “la bellezza”, una
bellezza di cui Battipaglia è sprovvista e disabituata, ma di questo parleremo
poi, a tempo debito. Valerio rappresenta l’associazione Civicamente, una di quelle impegnate all’organizzazione della
manifestazione del 6 Dicembre. Hanno le idee chiare quelli di Civicamente,
hanno una visione, partono da un sogno, quello che accomuna tutti comitati
cittadini ed è quello di vedere rifiorire la porta del Cilento, la capofila
della Piana del Sele.

Valerio,
ti faccio una domanda riferita al vostro comunicato in cui dite che
l’amministrazione comunale deve stare a casa. Partendo dal presupposto che la
manifestazione deve essere un punto di partenza per costruire un progetto ben
più ambizioso. Come potrà essere un punto di partenza se non c’è chi poi
dovrebbe concretizzare le richieste che in coro fate tutti?

«Ti rispondo
con un’altra domanda:
Questa amministrazione in questo momento
ci ha tradito due volte, perché parte da un movimento di popolo e la prima cosa
che ha distanziato, appena raggiunto l’obiettivo, è stato il popolo stesso.
Quando ha deciso di non affiancare, non solo chi sta lottando da due anni su
questa questione, ma addirittura di prendere una strada differente in cui,
davanti ad un bivio ha scelto di andare per la sua strada dopo che quelle
stesse persone davanti allo Stir l’hanno protetta fisicamente e
psicologicamente. Quando è venuto il vice presidente Bonavitacola, e non mi
voglio soffermare sulle modalità dell’incontro, abbiamo fatto presente che le
stesse cose di cui stavamo discutendo erano state già prese in carico dalla
Regione in un comunicato scritto insieme due anni fa di cui però non abbiamo
visto l’attuazione. Eravamo convinti che da quell’incontro uscisse la richiesta
da parte dell’amministrazione di dichiarare Battipaglia quale zona a forte
vocazione agricola e loro se ne sono usciti di nuovo con il fattore di
pressione che a nostro avviso può essere controproducente per tutta una serie
di motivi. Ci ha traditi scegliendo di perseguire legittimamente una strada che
è quella della sua politica, che ha scelto con la sua giunta ma che ha
abbandonato definitivamente le indicazioni del popolo. Allora la domanda è, con
quale diritto vuoi ergerti a capo popolo, con quella lettera, indirizzata
all’interlocutore che tu hai scelto, per sollecitare ciò che la Regione si era
impegnata a fare in quel frangente, una manifestazione che è contro la tua
politica, perché tu sei in attesa del fattore di pressione? Scegli di
manifestare perché ritieni di aver sbagliato? Allora certo, sei la benvenuta,
ma non alla testa

Siete
partiti per questa battaglia perché avete l’intenzione di candidarvi?

«Certo, non lo abbiamo mai nascosto. La
questione è che manchiamo di rappresentanza. Quella rappresentanza che poi deve
letteralmente rappresentare e concretizzare ciò che sono le istanze del popolo

Certo
non bisogna stigmatizzare la volontà di tradurre le parole con la volontà di
mettersi in gioco per provare a cambiare davvero e nelle sedi opportune le
sorti di questa città, che non ha bisogno e non ha, in questo momento storico
le possibilità di parlare di grandi opere monumentali, ma necessita di partire
dall’A B C, partire dal territorio, dal quartiere, dall’angolo. Quindi ti
chiedo, parlami di Civicamente.

«Civicamente nasce 10 anni fa, dalla necessità che sentivamo di far innamorare di nuovo la gente alla politica, quella con la P maiuscola, fatta per il bene comune, di ricerca della bellezza, alla quale questa città è disabituata e quella del rimboccarsi le maniche. Abbiamo aggregato tante diversità di vedute, diversità di pensieri e tante intelligenze, proprio come dovrebbe fare un’associazione civica. Questo non è il momento di idealizzazione partitica, ma è il momento di rinnamorarsi della cosa pubblica, e di sentirsi cosa pubblica e questo solo una barriera senza schemi può metterlo in campo, perché ti permette di confrontarsi a volte anche duramente, ma sempre con lo spirito di chi sa che siamo tutti sulla stessa barca. Su questa barca noi ci stiamo investendo, al contrario del trend nazionale e regionale noi investiamo e restiamo. Questo significa che tra dieci, quindici anni questo luogo sia “casa” e per far sì che questo accada bisogna metterci le mani adesso. Abbiamo tanti progetti, ne abbiamo protocollati e li abbiamo presentati all’amministrazione, ma poi abbiamo cominciato a prendercene carico. Apriremo a breve una sede in cui provare a farne laboratorio politico proprio per realizzare un sogno. Noi non vogliamo avere il rimpianto di non averci provato

Francesca Galluccio