QUESTO TEMPO DELLA NEVE NERA

Dal 14 dicembre e per tutto il mese di dicembre,
sarà in mostra a Villa Graziani, San Giustino (PG), l’ultimo lavoro di Antonio
Sorace.

Scultore
ed ecologista, molte sue opere sono “messaggi in bottiglia”, alcuni veri e
propri urli di protesta. Come nasce questa sensibilità?

«Ho
sempre creduto che il passaggio su questa Terra dovesse essere compiuto con
passo leggero, ed ho cercato, per quanto nelle mie capacità, di mantenere fede
a questo principio. Qualcuno, con una bellissima immagine ha detto che
prendiamo a prestito dai nostri figli e ciò che si prende a prestito va
restituito, se non in meglio, almeno come ci è stato donato. Fino ad ora, credo
di avere la coscienza a posto, mi sono mosso secondo conoscenza, a volte
sacrificando vie più facili e brevi ma sempre traendo piacere dalla rettitudine

Quali
sono stati i passaggi concreti, le cose “buone e giuste” che crede di aver
effettuato?

«Prima,
c’è stato il Sessantotto che ho vissuto come militanza attiva, e già nascevano
le prime tesi “verdi”, poi, alla fine degli anni Ottanta, per esempio, ho
scritto un’inchiesta per “Paese Sera” dal titolo “Smaltimento eterno problema”
sulla discarica romana di Malagrotta, discussione, allora, solo per pochi, ma
problema drammatico e quotidiano oggi. Nello stesso periodo, mi occupavo di
agricoltura biologica e di cibo sano, argomenti per addetti ai lavori, oggi di
estrema attualità e persino di moda. Successivamente, mi sono occupato di
costruzioni, non di camper, come era stato per un decennio, in età giovanile
creando una piccola azienda innovativa nello stile e nei materiali, ma di
edilizia. Ho restaurato numerosi stabili, alcuni appartamenti, fino ad una
chiesa del Cinquecento, senza occupare nuovo suolo ed usando materiali bio
compatibili. La stessa casa in cui vivo con la mia compagna, che è anche la
sede della CASA DEGLI ARTISTI, è stata restaurata seguendo una filosofia
ambientalista: dal recupero dell’acqua piovana all’efficientamento energetico,
dal riciclo puntiglioso alle vernici naturali in autocostruzione a partire dal
grassello di calce

E le
sculture?

«Vent’anni
fa ho ripreso in mano la pietra rosa del Furlo, con cui giocavo da bambino, e il
legno, il ferro, ma devo dire che in questi ultimi dieci anni qualche deroga ai
materiali non naturali me la sono “concessa” era una necessità. La
realizzazione delle tre aereo sculture “TUFFO”2010”, EQUILIBRIO”2012 e “L’UOMO
CON LE ALI” 2019, non sarei stato in grado di realizzarle con materiali
“convenzionali”. Per le particolari condizioni di forma, leggerezza, resistenza
e durabilità nel tempo solo alcuni materiali di “sintesi” potevano essere
adatti allo scopo e quindi ho usato poliuretano espanso per la forma,
supportato da tubi in acciaio per la robustezza, resina poliestere e fibra di
vetro per la durata nel tempo. Anche per questa ultima opera ho “ceduto” sul
materiale ma era impellente la necessità, e l’obbligo, di una denuncia di ciò
che forse è irreparabile. “Black Iceberg” è una scultura in rete di acciaio
fibra di vetro modellata con resina poliestere a cui è stato aggiunto granito
nero impalpabile materico e indelebile. E’ la punta di un iceberg, ghiaccio
diventato nero, la cima di una montagna, la prua di una nave naufragata, la
torretta emersa di un sottomarino è il disagio elevato a potenza della neve che
diventa nera dietro il tubo di scarico dell’auto
».

Un futuro
nero, anzi, no-future..

«Ci siamo incamminati in una strada a senso unico di cui immaginiamo il nefasto epilogo, oppure c’è una possibilità di tornare indietro? La figura nera mostra delle “crepe” piccoli simboli, come su un pentagramma, esce musica, luce, fumo, è una speranza. Forse ancora un bagliore di vita si intravvede, forse, se sapremo coglierne il messaggio

Andreina De Tomassi