Tra la “Vita” e “La Morte” nella commedia “C’e’ vulut a mort pe m’mparà a campà!” di Lucia Quaranta.
Congratulazioni
e applausi alla Prima della commedia teatrale “C’e’ vulut a mort pe m’mparà a
campà!” dell’autrice e regista
Lucia Quaranta che ha debuttato Venerdì 20 dicembre alle 20.30 presso il Teatro
della Parrocchia di Sant’Eustachio Martire, in Via Quintino di Vona (Pastena) a
Salerno, dedicato alla memoria di “Annabella
Schiavone”.
L’opera
teatrale – nella quale figurano attori professionisti e amatoriali – trae
spunto dal racconto “Un giorno quasi
normale” con cui la stessa autrice si è classificata al secondo posto nella
“Sezione Narrativa” in occasione
della XIII Edizione del “Premio Albatros”,
Premio Internazionale di Poesia, Narrativa ed Arte, tenutosi a Napoli nel 2015.
Nella
commedia “C’e’ vulut a mort pe m’mparà a
campà!”– in cui Lucia Quaranta affronta il più classico, ma anche il più
complicato, dei temi: “La Morte” – il
protagonista è un brizzolato uomo di mezza età, Don Pasquale – interpretato da Salvatore Paolella – ipocondriaco,
depresso e continuatamente avvilito, afflitto da paure e fobie.
Le
“Ciucciuettole” dell’antica
tradizione partenopea, interpretate da Rosalba
Morinelli, Lucia Quaranta, Palma Valentina Parisi del Gruppo Artistico “Le Magiche Civette” – oltre a
tormentare ed inquietare i sogni dell’Ipocondriaco – sbaragliano il pubblico
con coreografiche danze e fruscianti volants magici e colorati, anche durante i
cambi di scena.
Tormentano
l’anima del protagonista anche altri curiosi personaggi: la “Signora delle pulizie”, Manuela,
interpretata da Emanuela Guerra,
successivamente anche nella parte della “Dottoressa”,
che ironizzano sempre sulla sua “ipocondria”;
la “Zingara” – interpretata da Valentina Palma Parisi – che lo ammalia
con la sua aura di magia e mistero e che gli regala “nu curnuciell che allontana la sventura”; il “Suonatore di chitarra” interpretato da Enzo Della Calce; il “Paziente” interpretato da Carmine Plaitano; “Samara” interpretata da Paola
Pezzano – successivamente anchenelle
vesti della giovane “Collega neo assunta”,
che è lo specchio della spregiudicatezza
della gioventù moderna.
Tra
dialoghi seri e faceti, l’Ipocondriaco Don Pasquale – che centinaia di volte al
giorno impreca, ripetendo sempre la stessa frase “Mannaggia ‘a Morte” – mentre sta leggendoil giornalevede
comparire realmente“la Morte”,interpretata magistralmente da Marco Villani, il tutto con il sottofondo musicale della violinista
Monica Pezzano.
“Io prendo il buono ed il cattivo
insieme!” Tra
surrealismo e realtà l’austero e spaventoso personaggio della “Morte” – in un intenso e malinconico
monologo – rassicura l’amico
“appucundrut”, rimasto ammutolito e terrorizzato – che non è lì per “portarlo via con sé”!
“Io c’ero, ci sono e ci sarò
sempre!” “La Morte”
è lì per donargli un prezioso e tenero consiglio: e cioè quello di rallegrarsi,
di sorridere, di godersi le bellezze della vita, di salire sulla giostra
della “Vita”, di “vivere” insomma, senza rancori e risentimenti e di non vivere
nella solitudine, da pezzente, su un misero giaciglio prima di finire in un
letto di marmo “in un tavut”! “Tu nun e mai campat”. “A Vit che cammin assieme a Morte”. Don Pasquale – dopo l’incontro con “la Morte” – rinsavisce dalla sua
malattia: si lascia accarezzare dai caldi raggi del sole, modifica il suo stile
di vita e si ritrova attorniato da tanti amici e parenti.
“Nun
voglio più vivere una vita a metà!” “C’e’ vulut a mort pe m’mparà a campà!”
Plauso alla scrittrice e poetessa salernitana, Lucia Quaranta, autrice e regista, dell’opera “C’e’ vulut a mort pe m’mparà a campà!”, all’interpretazione di tutti gli attori e alla ricerca musicale, scenografica, e coreografica diRosalba Morinelli e Palma Valentina Parisi, supportati dal giovane Mario Avallone alla postazione luci e audio, e con fotografia e video a cura di Raffaele Evangelista.
Nicoletta Lamberti