PICCOLE DONNE

Da premettere che non
sono mai stata una grande fan del libro, ma ricordo che un giorno dell’ultimo anno
di scuola media, una zia di una mia amica venne a scuola per un progetto di
lettura e ci lesse alcune parti di un libro chiamato Piccole donne di Louisa
May Alcott. Mi era piaciuto davvero tanto e da quel momento mi ripromisi di
voler sapere di più di quel libro. Poi circa due anni fa, alla luce del suo
recente successo Lady Bird, Greta Gerwig (una delle mie registe
preferite) fu annunciata come regista di un nuovo film su Piccole Donne e avrebbe fatto di nuovo coppia con la bravissima Saoirse Ronan: insomma il film giusto per me, proprio quello che aspettavo.

Dopo tutta questa
avventura, sono finalmente qui a parlarne: il film sarà riuscito a confermare
le mie grandi aspettative?

La risposta è… SÌ, L’HO
AMATO.

Greta Gerwig è stata
fantastica sia per quanto riguarda la regia che la scrittura, portando sullo
schermo una delle più belle trasposizioni della storia delle sorelle March.
Tralasciando tutta la questione nomination Oscar 2020, (altrimenti staremo qui
a parlare per ore su quanto ci siano ancora tanti ostacoli da superare per far
considerare davvero e in maniera equa il lavoro fatto dalle ‘’Donne’’
nell’industria cinematografica) le varie scelte registiche e di scrittura della
regista le ho trovate veramente interessanti: la prima fra tutti è la decisione
di fondere i due libri (Piccole donne
 e Piccole
donne crescono
) in un solo film, che ha permesso alla Gerwig di raccontare
la storia delle sorelle March, ormai famosissima, in maniera diversa e
originale. Infatti, la storia non è lineare: ciò che si vede sullo schermo è
inizialmente ambientato nel presente con le protagoniste già cresciute (ciò che
è narrato in parte nel secondo libro) e, tramite piccoli particolari come ad
esempio oggetti, luoghi o situazioni del presente, si ritorna nel passato attraverso
vari flashback.

I dialoghi sono fantastici,
emozionanti, mantengono in parte la fedeltà al libro ma aggiungono piccole
chicche a una storia già bella di suo, mostrando allo spettatore una nuova
visione del narrato. Un esempio è un discorso tratto da delle lettere di Louisa
Mary Alcott, che secondo me è uno dei più belli ed emozionanti del film (che
sarà veramente difficile da dimenticare, anche dovuto dalla strabiliante
interpretazione di Saoirse Ronan).

Tutte le piccole donne
hanno il loro spazio, nessuna viene lasciata da parte o non approfondita a
dovere e, anche se è ambientato nell’800, Greta Gerwig ha reso la storia delle
sorelle March attuale con donne con desideri e ambizioni, talentuose e
determinate, donne forti e unite, tutte con pregi e difetti, perché Piccole donne parla a tutte le donne, a quelle di ieri ed a quelle di oggi.

Infatti, la bellezza di Piccole donne è proprio questo: tutti
riescono ad immedesimarsi con almeno una delle protagoniste. Io mi sono
identificata in Jo March, riscontrando molte cose in comune con lei: Jo è una
ragazza schietta, coraggiosa, determinata, ribelle e irrequieta, il maschiaccio
della famiglia con i suoi atteggiamenti e il modo di vestirsi “poco femminile”,
a volte scontrosa e impulsiva. Ma soprattutto è una donna che cerca di farsi
spazio in un mondo che vede le donne ancora come solo delle madri e mogli, ma
anche qui Piccole donne non cade nei
cliché: la Jo March della Gerwig non deve scegliere tra il rinunciare alla
carriera per amore o l’abbandono degli affetti per la propria passione, ma
trova un connubio perfetto tra queste due cose, senza che una prevalga
sull’altra e quindi di fare ed essere ciò che vuole davvero. E sono proprio
queste mille sfaccettature che la rendono un personaggio così interessante.

Delicata in Lady Bird, maestosa in Maria regina di Scozia, anche qui Saoirse Ronan (Jo March) mette tutta sé stessa e dona un’interpretazione da Oscar,
riconfermandosi una delle attrici più brave della sua generazione.

Ma anche le altre non
sono da meno: dalla giovane Florence Pugh (Amy March), alla ormai famosissima
Emma Watson (perfetta per il ruolo di Meg March), Lauren Dern (Marmee/Mamma
March), Timothée Chalamet (Laurie/Laurence)… insomma, il cast è da
urlo e contribuisce a rendere questo film ancora più bello.

La fotografia è
favolosa: le composizioni delle scene alcune volte vanno proprio a ricordare
tipici quadri dell’800. Inoltre, è influenzata anche dalla collocazione
temporale degli eventi: i toni freddi, grigiastri indicano le azioni del
presente, mentre quelli caldi, vividi rappresentano i ricordi delle giovani
protagoniste. I costumi sono variegati e super dettagliati: sono infatti anche questi
a rispecchiare i vari caratteri dei personaggi. Il compositore Alexander
Desplat è riuscito a creare una colonna sonora dolce e delicata che si lega
perfettamente all’ambientazione del film.

In conclusione, Greta Gerwig con la sua penna, la sua macchina da presa e il contributo di un cast stellare è riuscita a mostrare una storia fatta di amore e di sogni, di sorelle e di affetto familiare…una storia di piccole grandi donne che parla a tutti.

Giorgia Della Porta