“Mi chiamavano sognatrice”.Riflessioni dell’artista e scrittrice Lucia Quaranta.
“Mi chiamavano sognatrice” … perché mi fermavo a guardare il cielo
al mattino, tracciavo una linea tra le stelle di notte, perché amavo il mare e
tutte le sue creature, perché trovavo eloquente il silenzio dei boschi, perché
non salivo sul carro dei vincitori, perché a piedi percorrevo la città e amavo
fare lunghe passeggiate in montagna con o senza neve.
“Mi dicevano sognatrice” … perché trovavo rassicurante abbracciare
un albero, svegliarmi presto al mattino con la curiosità di vivere il giorno,
perché sposavo progetti nuovi ed accoglievo nuovi amici.
“Mi dicevano sognatrice” … perché cercavo conchiglie sulla spiaggia
e sassi in mezzo al mare, perché ho portato in casa un cucciolo abbandonato,
perché mi piaceva scrivere racconti e poesie, immaginare e lavorare con grandi
e piccoli per un mondo migliore, perché la creatività è una proteina che fa
bene alla salute di tutti.
“Mi dicevano sognatrice” … perché
cercavo la luce in fondo ad ogni abisso, perché amavo la scomodità e la ricchezza delle vacanze in
barca, perché al compromesso sceglievo lo zero da cui poter ripartire, perché
accendevo una candela sul tavolo del pranzo.
“Sognatrice” … perché avevo un sorriso per ogni cosa che si
muovesse o restasse immobile.
“Mi dicevano sognatrice” … perché mettevo al sicuro una lumaca
finita nell’insalata, una coccinella tramortita sul balcone.
“Mi chiamavano sognatrice” … quando ho avuto paura di non farcela ed
ho combattuto con la speranza per riuscire a farcela una volta ancora!
Dicevano che ero una sognatrice, si sbagliavano! Perché quella che
vivevo era solo la “realtà” che oggi tutti sogniamo.
19/03/2020
Lucia Quaranta, sognatrice.