Non chiamateli Eroi ma Supereroi

Sapete la differenza tra eroi è supereroi? L’eroe è quella
persona che salva una o più vita facendo una azione straordinaria una volta
nella sua vita, i supereroi salvano vite tutti i giorni senza fare azioni
straordinarie.

Abbiamo tanti esempi, dai vigili del fuoco alle forze
dell’ordine che ogni giorno salvano vite. Ma dall’inizio di questa crisi i veri
supereroi non sono quelli che ci raccontano nei fumetti o nei cartoni della
Marvel, è tutto il personale sanitario che negli ospedali di tutta Italia sta
facendo giorno dopo giorno azioni straordinarie senza SUPERPOTERI, anzi spesso
come pochi mezzi a disposizioni. Guai
però a dirlo a loro nessuno di loro si sente ne eroe ne supereroe.

Dall’inizio della crisi hanno salvato più di 14.000 persone lavorando con dei ritmi
assurdi con poche DOTAZIONI, ma non si sono risparmiati un attimo. Ho avuto la
fortuna di ascoltare i racconti di alcuni di loro e da uomo che non si emoziona
facilmente, a stento ha trattenuto le lacrime e tremavo come una foglia
ascoltando le loro storie, cercando un minimo di mettermi nel loro mondo
soprattutto quello privato.

 C’è un’ostetrica che
mi racconta come è cambiato il suo lavoro: “l’ostetrica
è un lavoro fatto di contatto, dove instauri un rapporto con la mamma che sta
vivendo il momento più bello della sua vita e spesso usiamo anche dei massaggi
per alleviare le prime contrazioni. La sensazione del bimbo che sta nascendo,
ti aiuta rispetto alla paura che stiamo vivendo in questo periodo. Ora con
mascherine e guanti non è per niente facile. Andiamo avanti perché abbiamo
fatto un giuramento quando ci siamo laureate. Devo dire, che molta forza ce la
danno le donne che stanno partorendo, perché in poche ci hanno detto abbiamo
paura. La mia vita privata è cambiata perché siamo, mogli, madri e figlie e se
prima quando tornavo a casa la prima cosa che facevo era abbracciare e
sbaciucchiare mia figlia, ora la prima cosa che faccio e andare farmi la doccia
e mettere tutti i panni in lavatrice
”. O come un’infermiera: “noi siamo quelli in prima linea, spesso i
malati ci vedono anche come confidenti e il contatto è fondamentale per
alleviare un po’ il loro dolore, in alcuni casi bastava un sorriso, ora con
mascherine e guanti rimane tutto più complicato, ma sappiamo che non possiamo
mollare. Io non vedo la mia bimba e il mio compagno da un mese per paura di
infettarli
.” Questi sono solo alcuni dei racconti e come i loro ce ne sono
moltissimi altri, considerando che sono già morti 51 medici e sono oltre 6000
gli operatori sanitari infettati, si rimane sbalorditi dal grandissimo lavoro
che stanno svolgendo. I contagiati sarebbero molti di più se decidessero di
fare i tamponi a tutti, ma chiaramente non vengono fatti, perché altrimenti
dovrebbero metterli in quarantena e visto il personale ridotto all’osso, il
sistema sanitario non può permetterselo, ma questo non è giusto. Si capisce la
loro rabbia quando vedono in giro persone che non rispettano le norme o il buon
senso, perché le terapie intensive sono allo stremo e loro anche. Sono dei
supereroi perché hanno risposto all’appello della mancanza di personale
addirittura medici di 80 anni, sono venuti addirittura dall’estero, hanno
risposto all’appello sanitario dalla Cina, Russia, Cuba e pochi giorni fa anche
dall’Albania. Tutto questo dovuto purtroppo ai gravi tagli fatti dallo stato e
dai buchi delle singole regioni. Non oso immagine cosa sarebbe successo se  la crisi fosse iniziata al sud, dove ci sono
poche strutture e molte fatiscenti con poco personale. Anche qui a Roma la
capitale d’Italia, la situazione non è migliore. I sanitari devono sempre
lavorare in emergenza, facendo turni massacranti e questo anche prima della
crisi, ricordo un episodio un po’ di anni fa quando mio padre è stato al San
Camillo(dove all’interno c’è il famoso Spallanzani), che al pronto soccorso
c’era una sola infermiera che faceva la trottola e per dare informazioni ai
parenti dei pazienti,  c’era una guardia
giurata con un foglietto di carta.

La speranza è che finita questa crisi, la sanità torni ad essere al centro dei programmi dei governi e che si torni ad avere una centralità. Ma soprattutto non dimentichiamo che alla fine, se ne usciremo, sarà stato non per lo Stato per le persone di Stato!

Marco Caruso