Eccellenze italiane al sud: bimba recupera l’udito grazie ad un intervento di ricostruzione 3D al Santobono-Pausilipon

Perfettamente riuscito l’intervento di ricostruzione in 3D dell’osso
temporale ad una bambina affetta da grave deficit dell’udito.

Le notizie, quelle che fanno bene a chi legge e ci
rendono orgogliosi, una volta tanto, di essere italiani, e ancor più nello
specifico, nel mio caso, campani.

Recupera l’udito una bambina affetta da ipoacusia grazie ad un intervento di
ricostruzione dell’osso temporale effettuato all’ospedale Santobono-Pausilipon di Napoli.

L’operazione chirurgica, prima nel suo genere in
Italia, è stata eseguita dall’Unità di Chirurgia protesica della sordità
Infantile dell’ospedale Santobono-Pausilipon di Napoli, diretta dal dott.
Antonio della Volpe. Le eccellenti tecniche utilizzate precorrono i tempi e
sono da annoverare come antesignane della pianificazione operatoria in campo otochirurgico.

Diagnosi e difficoltà correlate alla sordità

La
bambina era affetta da una grave malformazione congenita, detta Atresia Auris, che le aveva procurato
l’assenza del padiglione auricolare, del condotto uditivo esterno e
dell’orecchio medio. Grave, dunque, era il suo deficit uditivo.

È risaputo che la quasi totalità dei bimbi sordi è
destinato a crescere in un ambiente sonoro dove qualora non si intervenga
tempestivamente, la stimolazione linguistica risulta deficitaria.

Generalmente i disturbi riguardano solo l’orecchio e
non l’apparato fono-articolatorio, che salvo rare eccezioni, si presenta
integro, come integra è la loro facoltà di linguaggio. Fondamentale, come detto
in precedenza, è una diagnosi tempestiva e precoce, in modo da poter
intervenire sin dai primi mesi di vita nel recupero delle funzioni uditive (nei
casi possibili) e accompagnare il bambino nel suo percorso di apprendimento linguistico.

La sordità, definita come deficit dell’apparato uditivo,
può avere diverse cause e colpire a vari livelli. Non è questa la sede per
approfondire l’eziologia, ma è importante sapere che in Italia i sordi profondi
prelinguali (con insorgenza entro
l’anno di età) sono lo 0.4 per mille,
ovvero circa 2000 bambini sordi all’anno.  È importante, inoltre, capire quanto la
disinformazione possa causare danni sul futuro di tali bambini e sul loro
percorso di inclusione e integrazione nella società.

Infine, una volta identificato il problema e avviato
l’iter sanitario per il recupero delle funzioni uditive, non bisogna
dimenticare che è necessario accompagnare la famiglia in un percorso di
supporto psicologico e di educazione alla patologia.

La tecnologia 3D e la pianificazione operatoria

L’equipe medica del Santobono-Pausilipon, prima di
provvedere all’operazione, ha realizzato un modello digitale 3D della zona da ricostruire. Il planning
chirurgico pre-operatorio, ha permesso di studiare con estrema precisione
l’anatomia della paziente, stabilendo un’esatta strategia operatoria. Primo
step, l’esame TC (tomografia
computerizzata),
tecnica diagnostica per immagini che consente di esaminare
ogni parte del corpo, utilizzata sia per lo studio dei tumori che per numerose
altre patologie.  A partire dalle
immagini ottenute da questo primo strumento diagnostico, si è poi passati
all’utilizzo di software sofisticati e all’avanguardia per la rielaborazione di
immagini, giungendo, infine, alla realizzazione del suddetto modello in 3D.

Al fine della riuscita del progetto e conseguentemente
dell’intervento chirurgico sono stati interpellati diversi ingegneri biomedici

Il risultato

Grazie all’incredibile lavoro del team partenopeo la
piccola paziente potrà finalmente percepire i suoni e intraprendere il percorso
terapeutico-riabilitativo. La attende una qualità di vita pari a quella dei
suoi coetanei normodotati.

La sordità, tuttora, è una patologia ancora circondata
da disinformazione e pregiudizi legati all’ignoranza (intesa come assenza di
conoscenza): riconoscere problemi di sordità sin dai primi mesi di vita è oggi
possibile, grazie allo screening neonatale dell’udito, mentre non è possibile
diagnosticarla in gravidanza.

È essenziale dunque, incentivare campagne di informazione e di supporto alle famiglie per riconoscere e diagnosticare tempestivamente i casi di ipoacusia in ambito neonatale.

Raffaella Grimaldi