Come i pesci rossi. La soglia di attenzione, sempre più giu.

Farhad Manjoo nell’incipit di un articolo pubblicato
su Internazionale: “Sarò breve, perché non resterete qui a lungo. Ho già
perso un bel po’ di lettori. Su 161 persone che sono finite su questo articolo,
circa 61 (il 38 per cento) sono già andate via”.

Google ha determinato l’algoritmo della nostra attenzione: il tempo massimo di concentrazione di un millennial, i ragazzi e le ragazze che sono diventati maggiorenni nel nuovo millennio (dal 2000 in poi) è di 9 secondi. Quello di un pesce rosso è di 8 secondi. Nell’ era dell’informazione, il nostro mondo “a portata di click”, la vera risorsa limitata è l’attenzione, sempre più difficile da ottenere e da controllare.

Il premio Nobel
Herbert Simon, quarant’anni fa sottolineava: “In un mondo ricco di
informazioni, questa abbondanza di sapere ha come conseguenza la carenza di
un’altra risorsa: la scarsità di ciò che l’informazione consuma. Ed è
abbastanza ovvio cosa venga consumato dall’informazione: l’attenzione dei
riceventi. Quindi l’abbondanza di informazioni genera una povertà di
attenzione.”

Quindi una scarsa capacità di attenzione, sommata al nuovo, preoccupante, fenomeno dell’analfabetismo funzionale, crea di fatto uno tuznami culturale che travolge e stravolge il mondo di comunicare. Siamo sempre più bombardati da messaggi “veloci”, mal confezionati e che, spesso, mal rispecchiano quello che dovrebbe essere il loro vero contenuto.

Quello che di fatto
dovrebbe essere (qualcosa) relegato al marketing, alla pubblicità, alla
comunicazione interpersonale, si riversa anche nella catena dell’informazione.
Pure le grandi testate giornalistiche, nella loro versione web, stanno sempre
più adottando metodi non propriamente corretti per ottenere i Click sui loro
post. Tanti post, spesso grammaticalmente discutibili, spesso anche ripetuti ripetitivi,
hanno titoli sensazionalistici che poco hanno a che fare con ciò che è
effettivamente scritto dell’articolo. L’utente medio, il “follower” della
pagina FB, nella maggior parte dei casi, si limita a leggere il titolo, spinto
dalla curiosità, a volte dalla morbosità, apre il link, legge poche righe,
chiude e passa a un altro post, magari dopo aver condiviso una notizia che si
verificherà essere un Fake o una Bufala. 

Questa “evoluzione”, non sempre
si evolve, trasforma in meglio, si è visto anche nell’ uso delle piattaforme social.
Il predominio iniziale di Fb è stato dapprima minato da Twitter e successivamente
da Instagram. Contenuti via via sempre più corti, immediati, leggeri. Dai
testi, a volte anche abbastanza lunghi e complessi, di FB, ai 140 iniziali
caratteri di Twitter, diventati di recente 280, per passare alle sole foto, o
brevissimi video, di Instagram. Il fatto che si preferisca la brevità è
dimostrato dal fatto che anche se Twitter ha raddoppiato il numero di caratteri
massimi, i messaggi in esso inseriti restano brevi.

Per la visone di un video su FB la soglia di attenzione è di
un minuto e mezzo, si consiglia però di non andare oltre il minuto. I primi tre
secondi sono fondamentali perché un utente decida se vedere quel video, tant’è
che è preferibile non mettere sigle inziali e inserire i titoli solo in coda.

In tutto questo si è
finiti per arrivare alle “storie” di Instagram, formato adottato anche da FB.
Le Instagram Stories,
o Storie di Instagram, sono testi, foto e brevi video
(dalla durata massima di 15 secondi) inseribili inseriti nel proprio profilo
su Instagram in una sezione dedicata, dove restano visibili per 24
ore.
Per chi le storie è abituato a scriverle, raccontarle in un servizio
giornalistico, magari inventarle per un racconto o un romanzo, fa un po’
impressione sapere che oggigiorno attualmente chiamiamo “storia” qualcosa che
sparirà dopo 24 ore.

(Con la consapevolezza che, con questo mio articolo,) Sono
andato ben oltre la vostra soglia di attenzione e, probabilmente, in pochissimi
siete arrivati a queste righe finali.

Alla prossima ‘storia’

Antonello Rivano

Antonello Rivano.
Coordinatore Nazionale di Polis SA Magazine. Vive tra la Sardegna (Carloforte)
e la Liguria (Genova Pegli). Ha progettato e gestisce le piattaforma social di
Carloforte Projetc, per la promozione della cultura, storia e tradizioni del
suo paese natale, Carloforte. Ha al suo attivo esperienze di blogger. Cultore
della storia Tabarchina è attivo nella diffusione e conservazione della cultura
Tabarchina in tutti i suoi molteplici aspetti. Ha pubblicato un romanzo nel
2018” La forma della felicità”. Nel 2019 un suo racconto è presente nella
raccolta “Carloforte luogo dell’anima-Racconti da un’isola”. Nel 2020 è fra gli
autori dell’antologia di saggi “Azione” curata da Mimmo Oliva,  edita da Polis SA Edizioni. Poeta, oltre che
scrittore, ha numerose sue opere pubblicate in rete, nel 2018 ha ricevuto il
“premio speciale della giuria” del Premio Internazionale di Poesia e Narrativa
G.Descalzo di Sestri Levante (GE). Nel 2020 si è piazzato al secondo posto,
nello stesso premio, nella sezione “Poesie nei dialetti liguri”. Fa parte di
“Associazione Culturale Saphyrina Carloforte” e “LUC Libera Università
Carloforte”. Ha partecipato al progetto “RAIXE”-spazi digitali per la cultura
tabarchina. E’ stato Responsabile Reginale di Liguria e Sardegna per Polis
Sviluppo e Azione.

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