Gianmaurizio Foderaro: “Antonello Venditti cambia pelle ma non il cuore”

Una giornata che il Patron del Premio Charlot Claudio Tortora , il suo
staff ed il titolare di Palco Reale Gianni Sergio aspettavano con ansia e
trepidazione, fiore all’occhiello di un’edizione della storica Kermesse
internazionale che quest’anno, nonostante l’emergenza sanitaria in corso, sarà
ricordata a lungo, per qualità e riscontro di pubblico.

 Dopo il successo
della serata dedicata ai settant’anni del Festival di Sanremo, un viaggio nella
memoria delle canzoni, del costume e dell’immaginario collettivo e musicale con
protagonisti gli orchestrali del Festival diretti dal Maestro Leonardo De Amicis con la
partecipazione straordinaria di Fiorella
Mannoia
, Ron e Marco Morandi, a salire sul palco dell’Arena del Mare è stato uno dei
cantautori più amati, apprezzati e seguiti, un autentico ponte tra due
generazioni. Antonello Venditti,
reduce dal lunghissimo e fortunato tour dedicato al quarantennale di uno dei
suoi dischi più cari, “Sotto il
segno dei pesci- The Anniversary Tour
” (più di trenta dati in quasi
tutti i Palasport italiani ed anche esteri), è salito sul palco di un’Arena del
Mare subito sold- out la sera del 6 agosto raccontandosi in “Musica e parole“.

Antonello Venditti (foto Gino Aloisio)
Antonello Venditti (foto Gino Aloisio)

 A fargli da cornice, anche non essendo un concerto, alcuni membri della sua storica Superband (Danilo Cherni, Angelo Abate, Alessandro Canini, Amedeo Bianchi, Fabiana Sirigu e Luca Pardo). Un premio Charlot d’autore che il Patron Claudio Tortora ha fortemente voluto assegnare ad un artista ed ad un cantautore “che ha contribuito a raccontare con la sua musica momenti fondamentali della nostra storia facendoci commuovere, divertire e riflettere”. La serata e’ stata condotta, come anche per la serata precedente, dalla professionalità di Gianmaurizio Foderaro (Radio Rai).

A Lei, Dott.
Foderaro, tra qualche ora l’onore di condurre questo dialogo “in musica e
parole” con Antonello Venditti qui al Premio Charlot. Io direi di far
partire questo nostra conversazione ricordando un anniversario: il prossimo 5
novembre cadrà il decennale di un grande produttore musicale, a cui lo stesso
Venditti e la sua musica e’ molto legato: Vincenzo Micocci..

  Un anniversario molto importante. Micocci per Antonello fu un punto di
partenza fondamentale come fondamentale è il suo lavoro discografico per la
cosiddetta “Scuola romana” e la sua eredità. Tutti i cantautori più
prolifici vengono dalla sua scuola, tutti confluirono in Rca perché tutti
trovarono in lui un punto di riferimento. De Gregori, Venditti, ma penso anche
ad un giornalista come Ernesto Bassignano o Paola Turci..tutto è partito da li’.
Ricordo, inoltre, una canzone di Alberto Fortis che dice “Vincenzo, io
ammazzero'”, riferito a Micocci. Tutto è partito da li’.

Che tipo di
discografia avevamo con la “It” di Vincenzo Micocci? -Ris-
Sicuramente una discografia molto diversa da quella dei nostri giorni, una
discografia divenuta industria. A quei tempi era come quasi ci si inventava un
mestiere, la promozione non esisteva e le piattaforme erano limitate; vi era la
Rai, cominciavano a nascere le Radio private dal 1965 al 1966, insomma per
questo Micocci è stato un pioniere. – Anche i rapporti personali con gli
artisti erano differenti?

A quei tempi su un artista ci si investiva, gli si davano più opportunità. Ricordo che un artista come Edoardo Bennato si affermò al terzo disco; oggi per un giovane che “toppa” il Sanremo giovani la strada è tutta in salita.

Un altro produttore
legato ad Antonello Venditti è Alessandro Colombini…

Certo,
importantissimo, produttore di suoi bellissimi album. Ma ricordo anche altri
nomi, come Mauro Malavasi..era un altro mondo, più ristretto ma più genuino in
cui vi era la possibilità di crescere 
Oggi vi è la tendenza a chiedere agli artisti di essere già confezionati.
I linguaggi, poi, sono mutati moltissimo.

Gianmaurizio Foderaro (foto da La Regione)
Gianmaurizio Foderaro (foto da La Regione)

 Il percorso che Venditti farà questa sera è
lungo , variegato ed estremamente interessante. 
Le sue canzoni percorreranno anni di mutamenti politici, sociali,
musicali. Seguendo le tracce dei suoi album e le sue riflessioni anche
personali legati alla loro realizzazione, è possibile tracciare un filo rosso
che unisca il tutto?

Il filo rosso è senza
dubbio l’artista, un artista che, adoperando una citazione vendittiana, ha
cambiato pelle ed ha mantenuto il cuore
.

Gianmaurizio Foderaro con Antonello Venditti (foto Gino Aloisio)
Gianmaurizio Foderaro con Antonello Venditti (foto Gino Aloisio)

Un cantante,
Venditti, che unisce ed appassiona due generazioni. Ma qual è il segreto del
suo successo?

Io sono arrivato ad
una riflessione: il successo di Antonello, a mio parere, deriva da questo: lui
è riuscito a creare nella musica ciò che il suo amico Carlo Verdone ha
realizzato nel cinema: una caratterizzazione di personaggi e di maschere
indimenticabili come il figlio bamboccione, il ragazzo ed il compagno di scuola
innamorato, il marito tradito:  ha
segnato un’epoca con questi personaggi ed ogni sua canzone simboleggia un
determinato periodo che lui ha saputo analizzare e descrivere secondo la sua
sensibilità, dall’impegno politico degli anni settanta alla delusione del socialismo
allo scandalo di “Mani pulite” . Inoltre, il suo stile, negli anni,
si è andato sempre rinnovando e ultimamente ha avuto il piacere di giocare con
le nuove generazioni; mi riferisco ad Ermal Meta o Ultimo. Nel suo ultimo album
sono presenti anche dei pezzi con dei rapper. La sua grandezza sta anche in
questo: rinnovare la sua tradizione mettendola a confronto anche con i giovani;
Ermal Meta, di cui sono amico personale, era un suo grande fans e aveva un
forte desiderio di realizzare qualcosa con lui. Si incontrarono per la prima
volta a Modena e da li’ hanno realizzato bellissimi duetti sul palco. Stasera
Venditti darà un ulteriore prova, dopo mesi di fermo causa l’emergenza
sanitaria, della sua bravura, anche se stasera non sarà un concerto.

Copertina:
realizzazione grafica A.R, foto Gino Aloisio .

Stefano Pignataro