Peppe Barra: “Leggere è l’unico mezzo per la salvezza. La gente? Oggi risponde con la follia”

Reduce da un lungo periodo di riflessione in cui,
tramite quotidiane dirette dal suo profilo Facebook dialogava con i suoi fans,
anche il Maestro Peppe Barra, 74 anni da poco compiuti, come molti artisti, ha
ripreso da poco l’attività concertistica dal vivo.

 Il suo ultimo spettacolo dal titolo “Tiempo”, ha già effettuato diverse date.
Un concerto-dialogo quello del Maestro de “La
Gatta Cenerentola
” che, consegnando al pubblico molti dei brani classici
del suo repertorio, vuol proporre anche ballate provenienti dalla tradizione
etnico-popolare napoletana (tra tutte, la suggestiva e colorata “ballata del Uallarino”) e le celeberrime
“tamburriate” riadattate dallo stesso Maestro secondo la sua sensibilità.  Lo spettacolo di Peppe Barra, avvenuto lo
scorso 7 agosto a Salerno, è stato uno dei tanti fiori all’occhiello del
Barbuti Salerno Festival; anche quest’anno la madrina Chiara Natella ha
invitato il mattatore partenopeo ad esibirsi per il pubblico salernitano in
onore dell’amicizia del Maestro con il padre Giuseppe.

Maestro, con le sue ballate, i suoi racconti, Lei apre il suo scrigno
di memorie e le regala agli spettatori, spesso distratti, confusi da una
modernità eccessivamente caotica e superficiale (in particolar modo le nuove
generazioni), La salvaguardia della propria lingua è spesso un’incombenza, ma è
fondamentale per la sopravvivenza di una tradizione…

Assolutamente. Quando si perdono le tradizioni non si
possono più recuperare, a meno che non si tengano dei corsi (già esistenti
nelle scuole di recitazione importanti) di lingua napoletana, per esempio. La
lingua napoletana, inoltre, non è un dialetto, è lingua. A me preoccupa anche
la perdita dell’uso della nostra bella lingua italiana
.

-…con l’abuso degli anglicismi?

Degli anglicismi e dell’abuso di internet, mezzo
potentissimo ed efficace, ma che va a preso a “piccole dosi”, senza abuso
perché rischia di abbattere l’imaginario che si sviluppa nell’eta’ infantile e
adolescenziale
.

Vi è una parte del suo spettacolo che rimarca maggiormente il concetto
del recupero linguistico
?

Tutte le parti del concerto hanno questo scopo. Nello
spettacolo occupa una particolare importanza il senso ed il concetto del tempo.
In più, in questo periodo di restrizione ho avuto assai piacere a rileggere un
testo a me caro, il “Pentamerone” di
Gianbattista Basile , conosciuto
anche come “ Lo Cunto de Li Cunti”.
Nel “Pentamerone” vi sono racchiusi
tutti i misteri, le favole i miti di tutta una tradizione che va dal trecento
al seicento, da Pierrault ai fratelli Grimm e la tradizione favolistica
dell’ottocento. In quel libro, vi è la base di tutta la lingua napoletana, come
il Boccaccio lo è per la lingua italiana, il Basile lo è per la lingua
napoletana.

-Durante la restrizione, Le sue chiacchierate virtuali
sono state molto seguite. I suoi consigli su come trascorrere in maniera
fruttuosa il tempo erano e sono molto ricercati.  Il Covid ci ha messo di fronte all’importanza
del tempo. Ma come utilizzarlo questo tempo che, come ci ammoniva Seneca, “non
è poco, ma molto ne perdiamo?

L’unico modo per vivere bene il tempo, come
recuperarlo e come viverlo bene e’ quello della lettura. La lettura apre tutti
gli orizzonti immaginari e tutto quello che vuole sapere, creare ed immaginare.
Il modo di passare il tempo con amore e con gioia è proprio quello di leggere.
Leggete, perché leggere fa bene all’anima ed al cuore.

-Il Suo “Canto dei Sanfedisti”, canto di lotta che la
borghese repubblica napoletana istaurata dai francesi male interpretò i veri
bisogni del popolo napoletano. Pur nell’ovvio diverso contesto storico, trova
qualche analogia tra i “sanfedisti” del 1799 e qualche piccola rivolta popolare
contemporanea? Con quali atteggiamenti o condotte il popolo oggi si ribella ai
soprusi che, a suo dire, vengono compiuti?

Oggi il pubblico si ribella con la follia. L’unico
momento di ribellione del popolo è la follia. Già lo scriveva Pino Daniele; “Je
so pazzo”. Quella canzone ha un vitale significato letterario. A distanza di
anni ci fa ben comprendere come la ribellione non può esistere se non con la
follia-

-Una follia che non è alienazione.

No, è razionalità. Mi riferisco alla follia che è
forza positiva, creazione, estro, creazione. Essa è l’unico modo di ribellarsi
in questo momento di banalità. Tutto oggi è banale. La televisione è
banalissima, io sono arrivato a non vederla più. Preferisco Netflix, You Tube.
La televisione non mi emoziona più, le fiction sono banali e recitate male,
anche se molti testi e sceneggiature sono scritte bene.

-E il web?

Il web, pur considerandolo, ripeto, una miniera, a
volte si rivela una grande trappola. Ognuno cerca di divenire protagonista ma
nessuno ce la fa a diventarlo realmente. Come Tik tok: un appagamento sbagliato
del narcisismo. Va bene per divertirsi, ma non prendete questo per arte.

-Pochi mesi fa il mondo della musica italiana e napoletana
ha dato il suo addio a Corrado Sfogli, chitarrista e direttore della NCCP. Come
lo ricorda Lei, che della Nuova Compagnia è stato un membro illustre?

Io purtroppo ho vissuto poco Corrado, perché andai via
dalla NCCP, ma ricordo quegli anni come davvero belli ed emozionanti, anche
simpatici. Corrado è stato sicuramente una colonna portante della musica
partenopea.

Le fotografie di copertina e nell’articolo sono di
Antonio Rinaldi.

Stefano Pignataro