Giuliano Turone: “verità storica e verità giudiziaria non sempre collimano”

Intervista a Giuliano Turone, magistrato emerito delle Corte di Cassazione, autore del saggio “Italia occulta. Dal delitto Moro alla strage di Bologna. Il triennio maledetto che sconvolse la Repubblica (1978-1981)”.

Una Repubblica, quella Italiana, costituita da “stragi impunite”, per indirettamente citare un ponderoso volume (uscito qualche anno da per Enewton Saggistica) scritto da Ferdinando Imposimato.

 In quel volume, il presidente onorario aggiunto della Corte di Cassazione analizzava, attraverso il vaglio di documenti segreti e mai secretati, il ruolo oscuro della politica italiana e straniera nei casi più oscuri della nostra storia contemporanea in particolar modo sul ruolo dell’organizzazione Gladio nella strategia della tensione.

 Anche se strutturato in diversa maniera e presentandosi come un saggio di diverso fine e di diverso scopo (in particolare per una diffusione tra la più giovane generazione per la maggior parte digiuna di questa parte di storia), il saggio “Italia occulta. Dal delitto Moro alla strage di Bologna. Il triennio maledetto che sconvolse la Repubblica (1978-1981)”, Chiarelettere editore 2019

Un libro di Giuliano Turone, magistrato emerito presso la Corte di Cassazione, a lungo impegnato nella indagini e nelle ricostruzioni che più sono state strettamente intrecciate ad altre per protagonisti e per vicende. Nel suo “Italia occulta”, Giuliano Turone, analizzando attentamente le fonti, ricostruisce la storia di quei protagonisti positivi e negativi tra poliziotti, magistrati, commissari di Polizia, faccendieri, banchieri ed uomini politici coinvolti in quel periodo in cui l’Italia, in un’espressione pasoliniana, “perse l’età dell’innocenza

Giuliano Turone “Italia occulta. Dal delitto Moro alla strage di Bologna. Il triennio maledetto che sconvolse la Repubblica (1978-1981)”, Chiarelettere editore 2019
Giuliano Turone “Italia occulta. Dal delitto Moro alla strage di Bologna. Il triennio maledetto che sconvolse la Repubblica (1978-1981)”, Chiarelettere editore 2019

-Dottor Turone, la riflessione non può non partire da una data spartiacque come quella del 17 marzo 1981, quando, assieme al Suo collega Gherardo Colombo, disponendo la perquisizione domiciliare della famigerata Villa Wanda, domicilio del Maestro Venerabile Licio Gelli, rinvenì l’elenco degli oltre novecento affiliati alla Loggia Propaganda 2. (P2).       

 Un’operazione di grande rilievo nazionale che suscitò scandalo ed indignazione per via delle alte cariche coinvolte. Da uomo di Stato e delle istituzioni, che sensazione provò?

Ebbe in quell’occasione sin da subito la sensazione che si era di fronte ad un doppio Stato?

La sensazione la si aveva sin da prima, dato che già si avevano alcune notizie da cui si poteva intuire che dietro a Gelli e alla loggia P2 ci fosse qualcosa di inquietante che si rifletteva su profili istituzionali. Tanto che si pensò di effettuare le perquisizioni con cautele decisamente fuori del comune. Pe esempio impiegando solo i finanzieri di Milano (di provata fedeltà alla Repubblica), disponendo che essi procedessero passando la notte precedente in alberghi non troppo vicini ai luoghi da perquisire, arrivassero contemporaneamente la mattina presto in quei luoghi evitando assolutamente la prassi consueta, che avrebbe imposto di preavvertire i comandi locali. Tutto lasciava pensare che Gelli avesse attorno a sé una situazione protettiva.

Non è stato a Villa Wanda che si è trovato quel materiale incandescente, ma nell’indirizzo occulto di Castiglion Fibocchi, che era stato appena individuato.

Giuliano Turone (foto JoiMag)

Nel Suo libro, in particolare nella Sua premessa, Lei compie una differenziazione tra verità storica e verità giudiziaria. Lei si è occupato dei casi che maggiormente hanno sconvolto la nostra Democrazia, si potrebbe citare solo il rinvio a giudizio di Michele Sindona, anello forte del potere. Vi è un caso per cui maggiormente verità storica e verità giudiziaria collimino? E viceversa, uno in cui esse saranno perennemente distanti?

Le due “verità” collimano abbastanza con riferimento alla strage di Bologna, perché, nonostante i

depistaggi, le false piste e le massicce disinformazioni che sono ancora in circolo, gli esiti dei processi penali già esauriti e in corso, e le investigazioni ancora in atto, mostrano una situazione tranquillizzante che ha tutta l’aria di corrispondere alla verità storica. Non così è per la strage di piazza Fontana, dove personaggi come Freda e Ventura furono assolti e non sono più processabili, mentre – come spiega la corte di cassazione nella sentenza del 2005 – devono considerarsi responsabili della strage in termini di Verità “storica”.

Dopo molti anni ed alla luce dello studio accurato dei fatti, si può affermare che fu proprio questa la causa del successivo contrasto all’egemonia comunista che portò poi, alla luce dei fatti, anche ad altre operazioni illecite?

Senza dubbio il perdurare del “fattore K” anche dopo la primavera di Praga e quando il Paese si muoveva verso il compromesso storico Moro-Berlinguer, ha determinato l’esplosione e  l’impazzimento della strategia della tensione.

Lei analizza l’incredibile ascesa di Michele Sindona e di Roberto Calvi. Sindona, in un’intervista ad Enzo Biagi rilasciata nel carcere di Otisville (New York), dichiarò che era estraneo all’omicidio Ambrosoli perché (secondo la sua teoria) le prove che aveva raccolto come liquidatore della Banca Privata Italiana erano talmente futili che un qualsiasi avvocato di media bravura avrebbe fatto cadere senza alcuna difficoltà). Come si può rispondere a questa dichiarazione?

Invece le prove della bancarotta erano di una solidità addirittura eccezionale. Tenga presente che Sindona ormai vaneggiava tragicamente.

E’ sensato, oggi, alla luce dello studio dei documenti, confermare un coinvolgimento della P2 nella morte improvvisa di Papa Giovanni Paolo I?

Buio totale…

Quello che nel Suo libro emerge è aberrante, ma, Dott. Turone, quello che non sappiamo e che forse non riusciremo mai a sapere, secondo Lei, lo è ancora di più?

Risposta impossibile…

Stefano Pignataro