E serbi un sasso il nome

Le memorie del cimitero monumentale di Salerno

di Maria Rosaria Anna Onorato

Qual fia ristoro a’ dì perduti un sasso
Che distingua le mie dalle infinite

Ossa che in terra e in mar semina morte?  Ugo Foscolo, Dei Sepolcri

Con l’editto del 1817, Ferdinando di Borbone, re di Napoli, disponeva che in ogni comune del Regno delle Due Sicilie dovesse sorgere un camposanto fuori dell’abitato. In tale occasione anche la città di Salerno stabilì di allestire due camposanti: uno ad uso della popolazione cittadina, situato in località Il Fuso (attuale zona ad oriente di Via dei Principati), e l’altro in località Brignano, fuori delle mura cittadine.

Chi è vissuto ad oriente di Via de’ Principati (Principato Citra e Principato Ultra, lo spartiacque geografico è delineato dall’ Appennino che taglia in due  la nostra Regione), sa ciò che si racconta intorno allo Stadio Vestuti, e cioè che la Salernitana stentava la serie A perché giocava al calcio sulle ossa dei morti. Quelli che non si era riusciti a scavare quando l’attuale cimitero fu collocato a Brignano. I  lavori per la realizzazione del cimitero iniziarono nel 1928 sotto la direzione di Camillo Guerra che, all’epoca,  era a capo dell’Ufficio Tecnico e che progettò anche la Chiesa madre. I lavori finirono nel 1933 ma, per una serie di problemi, la chiesa non fu mai completata. La zona delimitata tra Piazza Malta ( ora Piazza XXIV Maggio)  e l’attuale Liceo Torquato Tasso era, nel Ventennio, in pieno sviluppo edilizio, ed ormai completamente dentro le mura (immaginarie, perché quelle ‘reali’ delimitavano esattamente il centro storico).

Oggi pomeriggio ho cercato con gli occhi le date di nascita e di morte dei miei avi e dei tanti che riposano al Cimitero monumentale di Salerno. Negli anni passati inseguivo le date che, per me, rappresentano la ‘storia’; 1998 Milano, colpo di Stato di fine secolo, Milano, generale Bava Beccaris, cannonate sulla folla in sciopero, 1900 assassinio del re Umberto I …stamane cercavo l’anno 1918, epidemia di spagnola. Quello che rimane di quel terribile morbo sono i campi ‘angeli’, uno- due- tre. Il cimitero dei bambini morti di spagnola. È difficile rintracciare le tombe Angeli, sono lapidi sbiadite dal tempo, sono minuscole costruzioni in pietra grezza, annerite dai secoli, molto spesso scavate per far posto ai monumenti funebri delle illustri famiglie salernitane. Qualcuna, naturalmente abbandonata, resiste, leggo i nomi e la data di morte: Giuseppe 1918 (il dì crudele ti strappò ai tuoi cari), Iole 1919 (volse gli occhi al cielo che la rapì), Maria Sofia (fu breve il tempo fra noi, i genitori posero).

Mi incammino pensierosa lungo il viale principale che sbuca sul Piazzale dell’Ossario (i defunti senza nome, quelli dei quali, nello scavo per il trasferimento a Brignano, si perse l’identità, ammesso che si possa avere ancora un nome e un sasso imperituri, dopo). 

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Nel Recinto degli Uomini Illustri riposano personalità salernitane protagoniste delle vicende cittadine nell’ultimo secolo. Per molte di queste sono stati eretti monumenti funebri:

Clemente Tafuri, che morì a Pegli, ma che desiderò essere sepolto nella sua città.
Guglielmo Guglielmi, medico salernitano e direttore degli Ospedali Riuniti di Salerno,
Michele Iannicelli, giurista e autore di uno erudito studio sulla celebre testa bronzea di Apollo collocata nel Museo Archeologico Provinciale.
Giovanni Lanzalone, allievo a Napoli di Francesco De Sanctis che pubblicò a Salerno dal 1892 il periodico Luigi Settembrini .
Carlo Carucci, padre di monsignor Arturo, che fu uno dei maggiori studiosi di storia salernitana

Giovanni Cuomo, politico salernitano, eletto al Parlamento nel 1919, fondatore della rivista La Sveglia Salernitana, un periodico democratico-liberale. Divenne, nel febbraio 1944,  Ministro, nel periodo di Salerno Capitale, del Dicastero che, nel maggio 1944,  avrebbe assunto la dizione di Ministero della Pubblica Istruzione. È in veste di Ministro che il 9 marzo 1944 Cuomo firma il decreto istitutivo dell’Istituto Superiore di Magistero pareggiato, da lui fortemente voluto nonostante numerosi ostacoli. L’Istituto di Magistero, di cui Cuomo fu Presidente del Consiglio di amministrazione fino al 1947, si trasformò in Università degli Studi di Salerno nel dicembre 1968 a seguito della creazione della Facoltà di Lettere e Filosofia. Legata alla figura di Giovanni Cuomo, è quella dell’avvocato Silvio Baratta, che fu Commissario del Comune e poi Sindaco di Salerno dal 1944 al 1946, preparando le prime elezioni del dopoguerra del Consiglio comunale di Salerno.
Luigi Cacciatore, Ministro delle Poste e Telecomunicazioni nel III Governo De Gasperi (marzo 1947)

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Francesco Cacciatore deputato al parlamento II, III, IV e V legislatura.

Più avanti si incontra il Monumento funebre ai Fratelli Linguiti.  Il sacerdote Alfonso Linguiti (1827-1881), fu insegnante presso il Seminario ed il Real Liceo di Salerno, dove diffuse idee liberali, fu perseguitato dalla repressione borbonica; il fratello gemello Francesco Linguiti (1827-1889) filosofo e letterato cattolico, fu autore di numerosi opere, tra cui un erudito saggio su Gregorio VII..

Infine, incontriamo il monumento dell’ultimo membro della casata Ruggi, Giovanni Ruggi d’Aragona, il quale rese possibile, con generose donazioni, la fondazione degli Ospedali Riuniti. Tra gli altri monumenti funerari da segnalare, non si dovrà dimenticare quello dello storico e massone Paolo Emilio Bilotti (1860-1927), insigne studioso il cui fondo cartaceo è custodito all’Archivio di Stato di Salerno.

Il Monumento alle vittime dell’Alluvione, infine, è testimonianza dell’attività di scultore di Pasquale Avallone. Il Monumento, realizzato dall’Amministrazione comunale, grazie ad una pubblica sottoscrizione, fu eretto sul luogo ove furono ricomposti e sepolti i corpi dei Salernitani recuperati dal fango che nella notte tra il 25 e il 26 ottobre 1954 si riversò sul centro storico.

Salendo le scale del Sacrario degli Eroi della Grande Guerra, s’incontra, sulla destra, il monumento funebre, datato 1979, dedicato al poeta Alfonso Gatto (1909-1976), sul frammento di basalto  è  incisa una frase di Eugenio Montale dedicata alla memoria del poeta salernitano che recita: “per cui vita e poesie furono un’unica testimonianza d’amore”.

Getto un ultimo sguardo alla tomba del dottor Vigorito (il medico di tutti, ricchi e poveri), grande monumento quadrangolare in pietra bianca, ricordato perché molti (soprattutto bambini) ne strappò alla morte prematura di spagnola. Operando con le sue sole conoscenze e con grande spirito di sacrificio in quei terribili mesi del primo dopoguerra.

Chi renderà a noi la memoria persa in questi mesi?

L’ora del meriggio incalza, inizia la via del ritorno.

Maria Rosaria Onorato

Note bibliografiche:

Wikipedia: Cimitero monumentale di Salerno

Comune di Salerno, pagina ufficiale dell’Ente

Archivio di Stato di Salerno