Tradizioni e Origini del Carnevale
Alla scoperta delle antiche origini della celebre festa in maschera
Di Francesco Bartimoro
Anche stavolta è tempo di Carnevale, che per una pura coincidenza, quest’anno capita il giorno di San Valentino, essendo quella del carnevale una ricorrenza dalla data “variabile” del nostro calendario (il più delle volte nel mese di febbraio).
Anche se quest’anno non avremo occasione di assistere alle classiche feste in maschera e sfilate di carri di cartapesta, a causa delle restrizioni dovute all’emergenza causata dalla “pandemia”. Cogliamo almeno l’occasione per indagare sulle origini culturali di tale festa.
Quella del carnevale è una festa dalla connotazione puramente ludica, che nulla ha a che vedere con le festività cristiane, difatti, non comparendo nemmeno sul calendario, la sua cadenza è “suggerita” dal giorno del mercoledì delle “sacre ceneri” che succede sempre al “martedì grasso”. Il giorno delle “sacre ceneri” è considerato l’inizio della Quaresima, periodo in cui è consuetudine digiunare o rinunciare alla carne nei pasti dopo le “grasse abbuffate” del periodo carnevalesco.
Infatti la parola carnevale deriverebbe dal latino “carnem levare”, levare la carne, e starebbe a simboleggiare l’ultimo giorno dei banchetti festivi, ovvero proprio il martedì che precede il periodo di digiuno e astinenza che comincerà col mercoledì successivo.
La festa del carnevale ha origini molto più antiche, che risalgono alle culture arcaiche precristiane. Infatti antiche forme del carnevale erano presenti già nelle feste Dionisiache greche, celebrazioni liturgiche dedicate al dio Dioniso, e nei “Saturnali”, ciclo di festività dei culti romani, dedicate all’insediamento nel tempio del dio Saturno.
Durante queste celebrazioni era solito verificarsi un temporaneo scioglimento degli obblighi morali e il rovesciamento delle gerarchie sociali, lasciando spazio alla spensieratezza, allo scherzo e alla dissolutezza. Un periodo in cui i “potenti” si svestivano dei loro “panni illustri” per confrontarsi al pari degli umili nelle medesime feste rurali, scordandosi per una volta dei loro impegni istituzionali. Tutto ciò avveniva attraverso il mascheramento vero e proprio che simboleggiava appunto una sorta di cambio di identità.
Dal punto di vista religioso negli antichi culti pagani questa festività rappresentava invece un rinnovamento simbolico che avveniva nel “caos primordiale” rappresentato dal disordine del carnevale, cui seguiva un progressivo ritorno all’ordine naturale.
Infatti la maggior parte delle culture arcaiche erano caratterizzate da una dimensione temporale ciclica, un continuo alternarsi tra il caos primordiale e l’ordine cosmico all’interno dell’arcaico calendario solare contadino. Il cuore del periodo invernale era considerato un periodo di attesa in cui regnava il caos, cadevano gli ordini sociali e si cancellavano i confini col mondo sovrannaturale. Attraverso queste “brecce inter dimensionali” esseri sovrannaturali – divinità o spiriti e talvolta figure demoniache – facevano visita alla terra. E proprio in tal senso il periodo del carnevale potrebbe considerarsi il naturale proseguimento di Halloween, che dava inizio al “periodo del caos”. In tale contesto il carnevale, proprio come halloween, segnava un passaggio aperto tra gli inferi e la terra dei vivi, e queste “anime dell’oltretomba”, per evitare che diventassero pericolose, venivano “onorate”.
Perciò si prestavano loro dei “corpi provvisori”, ovvero i costumi e le maschere indossate dai contadini, che spesso avevano un significato simbolico-religioso, in quanto chi le indossava assumeva le caratteristiche dell’essere “soprannaturale” rappresentato.
La stessa figura di “Arlecchino” avrebbe proprio una antica origine “infernale”, derivante probabilmente dalla figura del demone “Hölle König” di provenienza germanica, o “Harlequin” di derivazione francese, una figura demoniaca rurale che approfittava proprio della “apertura delle porte dell’inferno” per scorrazzare sulla terra e fare “razzie di anime” tra i campi (infatti anche nella “Divina Commedia” Dante aveva inserito la figura di un demone chiamato “Alichino”, che aveva il compito di sorvegliare le anime dei dannati).
Successivamente i popoli rurali sentirono l’esigenza di “esorcizzare” tali oscure leggende e mutarono l’infernale connotazione infernale di Harlequin rendendola grottesca quasi comica, raffigurandolo con un ghigno beffardo e la classica veste multicolore, fino a diventare l’Arlecchino che conosciamo adesso. Questa trasfigurazione simboleggiava proprio la capacità di esorcizzare la paura del sovrannaturale mettendo in burla il potere dei demoni pagani sulla terra (tra l’altro la figura di Hölle König, Harlequin o Arlecchinoha influenzato anche la cultura pop, come nei fumetti della DC Comics ove tra i vari personaggi troviamo anche la “coloratissima” Harley Quinn).
A questo periodo di “caos” seguiva, a cavallo tra la fine dell’inverno e l’inizio della primavera, il ritorno all’ “ordine cosmico”, dove la terra comincia a manifestare la propria energia rinascendo a nuova vita dopo il buio invernale, in cui invece avveniva la “morte simbolica” della terra.
Infine il tempo e l’ordine del cosmo, sconvolti nella tradizione carnevalesca, ancora oggi vengono spesso tradizionalmente ricostituiti con un rituale di carattere purificatorio comprendente un “processo”, una “condanna” e un “funerale”: il rogo del “Re Carnevale”, un fantoccio dato alle fiamme durante il falò che concludevano le feste contadine.
E proprio dalle ceneri di questo rogo deriverebbe il rito purificatorio delle Sacre Ceneri della tradizione cristiana, giorno di astinenza e purificazione dagli eccessi del Carnevale, cha dà inizio al periodo della Quaresima in attesa della Santa Pasqua.
Infatti l’antico culto della “rinascita della terra” in primavera coincide proprio con la Resurrezione di Cristo.
Al di là di ogni significato antropologico e religioso, la festa del Carnevale conserva ancor oggi quel desiderio di divertirsi rovesciando momentaneamente il rigore della quotidianità, spogliandosi dei propri ruoli sociali celandosi dietro le tante maschere in modo da poter indossare i “panni” di qualcun altro.
Le maschere indossate a Carnevale aiutano dunque a dimenticare almeno per una volta ciò che si è, permettendo di proiettarsi con la fantasia in altri mondi, in altre epoche, vivendo quelle storie fantastiche e avventurose lontane dalla realtà quotidiana.
Francesco Bartimoro