Il mondo alla rovescia. Il rito ambrosiano

Il rito ambrosiano fa cadere i giorni di Carnevale con la prima domenica di Quaresima, che per il 2021 è il 21 Febbraio. L’ultimo giorno di Carnevale a Milano sarà quindi sabato 20 Febbraio

DI MARIA ROSARIA ANNA ONORATO

Non tutti conoscono la storia che accompagna il Carnevale  di Milano; nel Rito ambrosiano l’inizio della Quaresima non parte dal Mercoledì delle Ceneri,  ma dalla domenica immediatamente successiva, e, di conseguenza, l’ultimo giorno di Carnevale cade di sabato.

Si racconta che Sant’Ambrogio, impegnato in un pellegrinaggio lontano dalla sua città, chiese alla popolazione di posticipare di quattro giorni la fine del Carnevale, per dargli  tempo  di rientrare  e dare inizio ai riti liturgici della Quaresima. La realtà è, ovviamente, diversa e decisamente meno suggestiva; originariamente tutti i riti, non solo quello ambrosiano, prevedevano l’inizio della Quaresima di domenica, fino a quando  il Rito romano ha anticipato l’inizio della Quaresima al mercoledì così da ottenere quaranta  giorni esatti di digiuno, con esclusione delle domeniche.

Non sono quindi i milanesi ad aver allungato il Carnevale, sono gli altri ad averlo accorciato.

Maschere del carnevale ambrosiano
-Maschere del carnevale ambrosiano

Il  Rito ambrosiano è osservato non solo nel capoluogo, ma  anche nella maggior parte dei comuni che fanno parte dell’Arcidiocesi di Milano (che copre le province di Milano, Monza, Lecco, Varese e in parte Como) e in alcune zone che un tempo ne facevano parte (per esempio nel bergamasco). Dunque, anche in queste cittadine,  il Carnevale finisce il sabato successivo al tradizionale Martedì grasso. Sono per esempio famosi il Carnevalone (chiamato così appunto perché dura quattro giorni in più) di Lecco, di Melzo,  di Vimercate,  di Varese e  di Desio.

La maschera milanese per eccellenza (portata alla ribalta nel Seicento dal commediografo milanese Carlo Maria Maggi) è il “Meneghin”, diminutivo di Domenico, affiancato dall’immancabile Cecca. Perfetta incarnazione del laborioso spirito milanese

-Stampa popolare toscana del 1820-

Un’immagine, abbastanza frequente nel variegato imaginario carnevalesco, è quella del ‘mondo alla rovescia’. Spesso si tratta di immagini di rovesciamento fisico, con uomini ritti sul proprio capo, pesci volanti- Altre volte, le rappresentazioni fanno riferimento ad un ribaltamento delle relazioni fra uomini e bestie: le lepri catturano il cacciatore, i buoi diventano macellai, i pesci mangiano il pescatore. In altri casi, ad invertirsi sono le relazioni tra uomo e uomo: l’allievo punisce il maestro, il servo dà ordini al proprio padrone, il marito che si occupa delle faccende domestiche mentre la moglie fuma ed impugna il fucile. Si tratta di un tema antico, che compare anche nella Bibbia (i primi saranno gli ultimi e gli ultimi i primi).

 mondo alla rovescia
-Piastrella napoletana decorata con motivi riferibili al mondo alla rovescia-

Durante il Carnevale nell’Europa moderna, si svolgevano numerose feste in cui vi era una ricorrente inversione sociale delle relazioni. Gli uomini vestivano da donne e le donne da uomini;  si potevano intonare ritornelli osceni in presenza di signore rispettabili, e si poteva prendere in giro l’autorità costituita. In Inghilterra, durante le feste , in ogni abitazione veniva scelto il “Lord della confusione”: un servo che per un breve periodo faceva la parte del padrone

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Inoltre, il 28 dicembre andava in scena la “festa dei folli”: i sacerdoti indossavano gli abiti sacri al rovescio, leggevano i messali al contrario e maledicevano i fedeli. Se quelle appena citate erano feste goliardiche, nello charivari veniva invece umiliato pubblicamente un individuo, colpevole di aver commesso atti che offendevano le norme della comunità. Frequentemente, i membri di una cultura percepivano  altre culture come il rovesciamento della propria. Durante l’Età moderna ognuno diceva la sua in materia di ‘mondo alla rovescia’: i cattolici accusavano Lutero, Lutero puntava il dito contro i contadini ribelli e i francesi contro i calvinisti.

Indubbiamente le ingiustizie e le privazioni patite dalla povera gente esigevano  personaggi sui quali rinversare l’odio (come le streghe, i turchi e gli ebrei).

O, forse, la naturale conservazione dell’ordine (ingiusto ed iniquo) determinava la necessità di creare personaggi su cui trasferire il rancore e la fame accumulata negli anni?

In fondo il Carnevale, con le sue irregolarità a base di cibo, sesso e violenza, è pur sempre un’ occasione per esprimere ostilità e allentare le tensioni, o magari per controllarle…

DI MARIA ROSARIA ANNA ONORATO

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