La Madonna Addolorata di Spiano tra fede e culti antichi

Come ogni anno, anche in questi tempi di pandemia, nella ridente  frazione sanseverinese di Spiano (dal nome della famiglia “Expedia”) nel periodo pasquale fervono i preparativi per celebrare la Madonna Addolorata.

Di Anna Maria Noia

Un culto antichissimo, sia a Spiano che in località Lombardi S. Severino vanta ben ventidue frazioni,  casali e antichi  quartieri di lignaggio. A Lombardi, però, Maria Addolorata si festeggia a settembre (il 15, difatti, ricorre il nome dell’Addolorata); a Spiano – oasi linguistica dell’ antico  sanseverinese,   il clou di tutte le ritualità cade  il venerdì prima della Domenica delle Palme. È il giorno del cosiddetto “Fistone” o “Grande festa”, in cui mistero, fede e tradizione pagana si uniscono e si fondono tra loro con grande suggestione.

Per il 2021, nonostante le limitazioni imposte dalla “presenza” (tra noi) del temibile Covid-19, l’appuntamento con Maria Addolorata è sempre sentito e partecipato. É stato stilato, a cura della parrocchia di S. Croce e S. Clemente , un ricco programma di iniziative e di eventi religiosi,  di alta valenza storico-culturale.  In onore del venerdì 26 marzo ,a Lombardi si prepareranno   le “classiche” e inimitabili polpette di baccalà (specialità tipica della zona).

È d’uopo ricordare che tra alcune frazioni di Mercato S. Severino, spesso, è insorta nei tempi passati una rivalità abbastanza accesa. Ad   esempio – è accaduto per Pandola ed Acigliano. Anche tra Spiano e lafrazione di   Lombardi non correva – sempre nel passato più ancestrale – buon sangue.

Una leggenda, che si perde nella notte dei tempi, vuole che la statua della Vergine dei Dolori di Spiano sia la stessa di Lombardi. Un piccolo giallo, nel quale – è risaputo – la statua, prestata tra loro dagli abitanti delle due zone, pare non volesse poi più muoversi, parliamo della processione ovviamente, nel “ritornare” verso la località di origine.  

-Madonna Addolorata di Spiano, la cui statua fu incoronata in Vaticano nel 1999 da Papa Giovanni Paolo II-

I riti pasquali – così intensi in tutta Italia e, anche, nel mondo – sono sempre (stati) molto complessi e pieni di significati simbolici; così anche a S. Severino e nella Valle Irno o nella Valle del Sarno. Ricordiamo, ad esempio, i cosiddetti “Misteri” della cittadina di Bracigliano (vicinissima a S. Severino) e la processione dei “Paputi” (o incappucciati) in quel di Sarno. . Ci sarebbe moltissimo da dire su questi eventi allegorici, ma preferiamo – in questo contesto – concentrarci e sul “Fistone”, in atto (per questa edizione “targata” 2021) venerdì 26 marzo: rigorosamente il venerdì delle Palme.

Dicevamo, anche in quest’anno di attesa, ma anche speranza ha visto i preparativi dei fedeli di Spiano che sono legatissimi a tale culto. Sono molto devoti alla Vergine dei Dolori, ancora adesso (da tempi remoti) ) intonano una nenia molto soave e complessa – piena di fede e di pathos. A più voci, tra cui struggenti suppliche e litanie cantate dagli uomini – per una volta scevri da una maschera di forza “razionale”, composta, sicura di sé e “maschile”;  al passaggio della solenne processione, invece, gli uomini sembrano divenire più “dolci” e teneri. Ed è bello che sia così.

Ma torniamo a noi. Il programma stabilito dalla parrocchia di S. Croce e S. Clemente è partito già da venerdì 19 marzo.  In tal data é iniziato  il solenne “Settenario”, dedicato a Maria. Il 19 marzo si è vissuto – in serata – lo “svelamento” del “trono” della Vergine, a cura della ditta “Alberto Murino” di Pellezzano . E poi, ecco la recita del S. Rosario – quello dei Dolori. Con la riflessione sul “Primo Dolore” vissuto dalla Madre di Cristo, nell’ambito della celebrazione eucaristica. Il primo dolore riguarda la profezia del vecchio Simeone alla Madonna, durante la presentazione di Gesù al tempio; quando  l’anziano Simeone affermò che una spada avrebbe trapassato l’animo di Maria. Stessi appuntamenti anche per sabato 20 marzo, con il Rosario (ore 18.15) e la conseguente Messa (alle 19) in cui c’è la meditazione sul “Secondo Dolore” di Maria (che sarebbe la fuga in Egitto, per salvare Gesù Cristo stesso). E così via, per tutto il Settenario.

Domenica 21 marzo, in più, alle 11.30 avviene la celebrazione liturgica nella V di Quaresima. ìlGiovedí  25 marzo, si conclude il settenario con Maria che accompagna Gesù al sepolcro. Una piccola nota: il cosiddetto “sepolcro”, cioè quell’apparato che si allestisce con tanto di piante di grano (simbolo di nascita e di rinascita) il Giovedì Santo, dopo la liturgia “In Coena Domini” e dopo il memoriale della Lavanda dei Piedi con l’istituzione dell’Eucarestia, in realtà si dovrebbe denominare “Altare della Reposizione”. Infatti Cristo non è ancora morto, lo sará il Venerdì Santo. Ciò viene “puntualizzato” (diciamo così) sempre dai sacerdoti di S. Severino. Ma è il  culto é  ancora più antico;  per alcuni studiosi di discipline antropologiche l’altare della reposizione risale all’epoca della  colonizzazione greca. Si tratta dei “Giardini di Adone”. Adone era una divinità semita  , poi mutuata dagli Egizi e dai Greci, legata alla rinascita e alla fioritura della vegetazione. Adone è anche Adonai – uno dei tanti nomi di Dio (Jahwè, Eloim,  o  Adonai). Ricordiamo che Jahwè era  rispettosamente impronunciabile, per gli Ebrei. Chiamare così Dio equivaleva, per i popoli aramaici, morire. Adone era definito, presso gli Etruschi, Atunnis o Atunis. Probabilmente anche la stagione “autunno” potrebbe trarre il suo etimo  da Adone/Adonai/Atunnis.

Ma andiamo avanti. Torniamo al “Fistone” di Spiano. Eccoci proprio al 26 di marzo. Nella chiesa di Spiano sono previste Messe alle 5.30; alle 7; alle 8.30; alle 10. Alle ore 11.30, ecco la celebrazione più importante: vi si terrà il solenne Pontificale da parte dell’arcivescovo della Diocesi di Salerno-Campagna-Acerno: mons. Andrea Bellandi. La chiesa sarà poi riaperta alle 15 (Ora della Divina Misericordia di Gesù). Ancora, ecco altre Messe: alle 16, alle 17.30, alle 19 e infine alle 20.30. Quando si concluderà la giornata di festività mariana. Ci sarà l’intervento del vicario foraneo don Michele De Martino (il parroco è don Gianluca Iacovazzo). Al termine, dopo aver intonato il canto della “Buona notte” a Maria, il simulacro sarà velato agli occhi dei fedeli – in vista della Settimana Santa e ai suoi suggestivi riti.

Tutto questo, in ottemperanza alle recenti normative anti contagio da Covid-19. .  Nessun residente potrà mancare a questa occasione; le donne del paese (della frazione Spiano) prepareranno (in famiglia, almeno) le classiche polpette di baccalà – vanto e orgoglio degli Spianesi. Un popolo di lavoratori del legno, che realizzavano (ed esportavano) scale (donde la denominazione di “scalari”) o ceste e sporte, sportelle (per cui “sportellari”). A proposito delle succulente polpette (tra i tantissimi e variabili ingredienti, ecco il baccalà  sminuzzato  ed accuratamente appallottolato; il formaggio pecorino; il pane; il prezzemolo; il pepe; altre erbe e/o spezie e molto altro ancora) ci si potrà chiedere per quale motivo in una località montana quale Spiano si usi mangiare del pesce.

Ebbene, ciò è spiegabile in quanto da sempre i cittadini della frazione coltivano rapporti con la “divina” costiera amalfitana. Si dice tramite il cosiddetto “valico di Chiunzi”. E proprio dalla costiera arriva – anche a S. Severino – il pesce fresco e saporito,; che tanto piace a turisti e visitatori. Ma non solo: da Amalfi e dintorni gli Spianesi mutuano anche i cognomi. È il caso di Acconcia che – con Vassallo, Iannone e (in misura minore) Salvati – caratterizza gli abitanti della frazione. Acconcia deriva dal cognome amalfitano (tipico) Acconciagioco. Potrebbe essere un diminutivo di un capostipite relativo a un maestro di bando o di fiera (a S. Severino ve ne erano tantissimi, soprattutto in epoca medievale) o a un organizzatore di tenzoni cavalleresche. Oppure, ancora, il termine avrebbe indicato un baro o un imbroglione.

Terminiamo qui la nostra panoramica, la nostra carrellata tra retaggi di fede (pianto antico e rituale) in auge – dall’antichità – in Spiano di Mercato S. Severino. Verso la nostra Signora, la protettrice dell’umanità. Che, con la sua sofferenza – assieme al Cristo – ha redento gli esseri umani. È giusto, quindi, onorarla e celebrarne il dolore.