Julian Assange, la perscuzione di un uomo e la libertà di informazione

In molti paesi Julian Assange rappresenta un simbolo, un punto di riferimento del5la libertà di stampa; eppure, in Italia permane una certa diffidenza e sono pochi gli organi di informazione che ne parlano

di Sante Biello

La giornalista Stefania Maurizi ha incontrato Assange, segue molto da vicino il caso e ha pubblicato un importantissimo libro edito da Chiarelettere dal titolo Il potere segreto: Perché vogliono distruggere Julian Assange e WikiLeaks. In un recente tweet la Maurizi ha dichiarato:” Credo che quelli che continuano a stare zitti sul caso Julian Assange e WikiLeaks si ritroveranno dalla parte sbagliata della Storia e la Storia non sarà tenera con loro: un giornalista distrutto per aver rivelato crimini di guerra e loro zitti. Il silenzio è abominevole”.

Cerchiamo di ricostruire brevemente la storia di Assange, sebbene molto complessa. Il fondatore di WikiLeaks attualmente è rinchiuso a Belmarsh, un carcere londinese di massima sicurezza, da circa tre anni. Qualche settimana fa, il programma televisivo Presadiretta, condotto da Riccardo Iacona, ha ricostruito magistralmente la storia di Assange. I problemi per il giornalista australiano, infatti, iniziano quando pubblica nel 2010 un video chiamato “Collateral murder”, facilmente reperibile su internet. Il video mostra due elicotteri apache degli Stati Uniti che sorvolano una piazza di Bagdad nel 2007.

Ad un certo punto i piloti avvertono il comando a terra che ci sono degli uomini armati. In realtà nessuno degli uomini individuati porta un’arma. I piloti chiedono quindi al comando a terra di intervenire e il comando dà l’ok. L’attacco dei due elicotteri contro i civili irakeni disarmati provoca 18 morti tra cui due giornalisti della Reuters. Il video fa il giro del mondo e in poche ore viene visualizzato da oltre sei milioni di persone ed è la prima testimonianza video dei crimini di guerra operati dagli Stati Uniti in Iraq. Per la prima volta un giornalista fa conoscere al mondo intero la verità su ciò che accadeva in Iraq, in Afganistan, ai prigionieri iracheni finiti a Guantanamo illegalmente e tanto altro. Chelsea Manning, ex militare statunitense, fornisce a WikiLeaks, oltre a Collater Murder, migliaia di documenti classificati: i diari della guerra in Afganistan, i diari della guerra in Iraq e CableGate; documenti che rivelano uccisioni di civili, torture e sequestri. Assange verifica le fonti, chiama a raccolta le più importanti testate giornalistiche al mondo (in Italia L’espresso) e pubblica questi file su WikiLeaks. Per lui è l’inizio di un calvario e una feroce persecuzione.

(foto nuevatribuna.es)

Prima le accuse di stupro dalla Svezia nei confronti di una donna donna, con tanto di mandato di cattura internazionale; non si parla di rapporto non consensuale. Secondo l’accusa, Assange non avrebbe usato il preservativo; questo, per la legge svedese è stupro, seppur meno grave.  La Svezia chiede l’estradizione e nel 2012 la Corte Suprema britannica la concede. Assange si rifugia nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra chiedendo asilo politico, sotto la protezione dell’ex presidente Rafael Correa. Per sette anni Assange vive in pochi metri quadrati, ma sarà comunque spiato dall’UC Global e tutto il materiale finiva in mano ai servizi di sicurezza americani. Nel 2019 il nuovo presidente dell’Equador Lenín Moreno gli revoca l’asilo politico e a questo punto la polizia inglese lo trascina fuori dall’ambasciata e lo porta nel carcere londinese.

Oggi le condizioni psicofisiche di Assange sono molto precarie come ha dichiarato a Presadiretta Nils Melzer, Relatore Speciale dell’ONU Contro la Tortura, che lo ha incontrato nel 2019 nel carcere di Belmarsh. Melzer ha aggiunto che la cosa che preoccupa di più Assange è l’estradizione negli Stati Uniti tant’è che gli avrebbe detto: “Se mi dovessero estradare non vorrei arrivarci vivo”. Il 27 ottobre si attende che la giustizia inglese decida di estradarlo negli Stati Uniti dove lo vogliono processare come se fosse una spia e con una pena che può arrivare fino a 175 anni. La vicenda di Assange rappresenta qualcosa di molto più importante, per ognuno di noi; non è solo la vicenda di un uomo perseguitato perché ha detto la verità, ma la sua incarcerazione mina un fondamento della democrazia: la libertà di informazione.

Gino Strada (foto ilfattoquotidiano.it)

Gino Strada, il fondatore di Emergency, che conosceva fin troppo bene l’Afganistan e i vari teatri di guerra, alla domanda di Riccardo Iacona a proposito del prezzo altissimo che sta pagando Assange ha dichiarato: “C’è molta poca informazione nel mondo, il potere non tollera verità sulla guerra, perché l’unica verità sulla guerra sono le vittime”.