Salerno, Covotta racconta la “Prima” e la “Seconda” Repubblica

Confrontandosi con il Direttore del Quotidiano del Sud Gianni Festa, il già Vice Direttore del Tg2, per oltre 2 ore, ha intrattenuto i lettori sui novant’anni di storia d’Italia che ha nel volume si era prefisso di analizzare ponendosi davanti una lunga e unita serie di eventi epocali e di avvenimenti centrali che hanno condizionato scelte politiche, ascesa di illustri protagonisti e la costituzione di un identità collettiva che nel corso degli anni ha subito diversi mutamenti

di Stefano Pignataro

L’autore, incalzato dal Direttore Festa, similmente con la struttura del suo libro, si è soffermato dapprima sul periodo che abbraccia il periodo del ventennio fascista ma non dedicandosi ad una lettura agiografica bensì raccontandone il contesto storico attraverso gli occhi dei protagonisti del Cattolicesimo responsabili anche della grande rinascita civile, morale e democratica in particolare nel periodo del dopoguerra; ecco che, dunque, dinanzi ad un folto pubblico di appassionati e di addetti ai lavori, la narrazione si concentra sul luminoso esempio di Don Sturzo e sulla sua lungimiranza politica per poi soffermarsi sull’epopea degasperiana equilibrio e perno di un “sogno” quasi utopico come una ricostruzione materiale, civile e morale che l’Italia inseguiva e perseguiva .

Da De Gasperi a Moro, da Togliatti a Berlinguer sino a giungere alla descrizione, con occhio critico non dello storico di professione ma del giornalista che, pasolinianamente, mette insieme fonti e studi di una storia e di una società per ricavarne un’analisi storica credibile seguendo una personale tesi. La tesi, o le tesi portate avanti dall’autore, è la costante mutazione di una classe politica incapace, talvolta, di essere stata degna di una tradizione e di un metodo politico basato effettivamente sulla “costruzione di equilibri “, equilibri che furono cercati e portati avanti in un contesto storico estremamente differente e a tratti più complesso di quello attuale per via di, negli anni del dopoguerra sino agli ultimi anni settanta, una strutturata e ben consolidata ideologia politica e civica.

Come anche confermato dal Direttore Gianni Festa, fondamentale, sia in quegli anni ma soprattutto nella nostra epoca contemporanea, l’apporto della stampa e del ruolo giornalistico di inchiesta colto e di esperienza che mai si deve piegare a logiche di potere e di interessi.

La presentazione del volume di Andrea Covotta è stata anche occasione di soffermarsi sul notevole apporto degli intellettuali, cattolici e laici, scrittori e registi, che hanno raccontato, ciascuno secondo un personale punto di vista critico, il cambiamento di un Paese e i profili che hanno cambiato un paese, uno fra tutti la straordinaria epopea di Enrico Mattei , simbolo della rinascita economica e di una libera iniziativa che non volendo essere esecutore di un mero progetto liquidatorio, decise di investire nel futuro del Paese i cui frutti ancora oggi si vedono.

Proprio il discorso di Mattei e sulla sua morte la cui dinamica non è mai stata del tutto chiarita, ha dato adito ad un ampio dibattito su come oggi una narrazione storica sul Dopoguerra italiano debba districarsi per una narrazione falsamente complottistica e consegnare al lettore una verità il più possibile credibile.

Stimolati da domande del pubblico estremamente interessanti che hanno avuto come filo conduttore la riscoperta della “buona politica ” , I relatori hanno dedicato le loro riflessioni anche sulla deriva comunicativa e su ciò che abbia portato ad un superficiale approccio con la politica e la storia della politica: il volume di Covotta, negli ultimi capitoli dedicati ad una lettura dei tempi attuali, si sofferma su come sia cambiata la fruizione stessa di un idea, di un concetto e di ciò che rappresenta una sua personale visione o un metodo di lavoro.