“Itaca”: nel nuovo libro di Antonello Rivano si viaggia tra i paesaggi dell’anima

“Chiamatemi Poeta perché sono nato
per cantare alla luna e alle stelle,
anche nelle notti più buie.”

(Dalla poesia “Chiamatemi Poeta”)

“ITACA – Viaggio tra i paesaggi dell’anima. Poesie sull’amore e altre cose”, pubblicato da Polis SA Edizioni (2022), nella collana Passi, è  una raccolta di poesie di Antonello Rivano, scrittore, poeta, giornalista, cultore della tabarchinità e della lingua tabarchina.

L’autore

Antonello Rivano è Direttore di Redazione di Polis SA Magazine, web producer e Redattore Capo di “ il PONENTINO“, storica testata del Ponente Genovese fondata a Pegli nel 1987, ora in versione online. Collabora con la testata online di informazione “Ajo Nòas-informazione sarda”, ha partecipato al progetto “Raixe-Spazi digitali per la cultura tabarchina”. E’ web social manager di piattaforme dedicate alla promozione, divulgazione e tutela del patrimonio storico culturale tabarchino. Nel 2018 ha pubblicato il suo primo romanzo “La Forma della felicità“. Le sue poesie, sia in italiano che in lingua tabarchina (che ha come base la parlata genovese), hanno ottenuto importanti piazzamenti e riconoscimenti in premi nazionali ed internazionali di narrativa e poesia. Fa parte dell’ “Associazione Culturale Saphyrina di Carloforte” e del “Circolo Cultuare Norberto Sopranzi di Genova Pegli” che è fra i promotori della richiesta presso L‘UNESCO del riconoscimento dell’ Epopea Tabarchina come bene immateriale dall’umanità. Con la LUC (libera università di Carloforte) ha partecipato alla pubblicazione di “Carloforte-Luogo dell’anima. Racconti da un’Isola” dove è presente il suo racconto “Pietro“. Il suo saggio “C’era una volta il tabarchino” è presente nella raccolta “Azione” a cura di Mimmo Oliva (Polis SA Edizioni, 2020). Fa parte del Team di Polis SA Edizoni .

Antonello Rivano

Il libro

La prefazione del libro è a cura di Lorenza Garbarino, scrittrice e poetessa, che lo definisce in questo modo: “Un viaggio nella sua vita privata che ci racconta di un uomo capace di cadere e raccogliere i frutti della sua caduta, di rialzarsi; che ci sussurra la sua esistenza ricostruita a poco a poco, nella consapevolezza del valore del bagaglio che sono le esperienze di una vita, del carico di merci preziose preparato con cura: siamo di fronte ad un uomo che si dichiara desideroso di “essere fiero del suo tramonto” nell’ora in cui ha imparato a “vedere l’infinito in un petalo di rose”.

Rivano, riguardo al metodo usato per compilare la raccolta, cosi scrive nell’introduzione,: <<Ecco, alla fine ho scelto un metodo “democratico” mettendole in ordine alfabetico, le vecchie che si confondono con le nuove, quelle dei primi tempi con quelle più recenti: quelle che sono nate in momenti bui con quelle dei momenti più belli, l’amarezza e a volte il pessimismo che si mischia con la speranza e l’amore, in fondo un po’ come nella vita di tutti noi. Tutte in ordine alfabetico tranne le prime tre, che danno vita nel loro insieme al titolo e sottotitolo di questo volume:  “Itaca”, “Tra i paesaggi dell’anima” e Sull’amore e altre cose>>

Sempre nell’introduzione il poeta definisce la sua raccolta “Itaca” : “Come già dice il titolo questo è un po’ un viaggio all’interno della mia anima, uno svelarmi nelle pieghe più profonde del mio sentire di ieri e di oggi, regalandomi a chi sarà in grado di leggere non solo i miei versi ma soprattutto le mie emozioni, alla scoperta di quell’ITACA che è in ognuno di noi.”

Ripercorre nelle pagine della raccolta la sua vita, le sue esperienze, intervallate da gioie e dolori ma anche i suoi sogni <<Sull’ amore, e altre cose, vorrei dirvi, raccontarvi il mio mondo, svelarvi i miei sogni. Narrarvi fiabe, incantarvi con la mia fantasia, portarvi lontano in paesi incantati.[…]>> (dalla poesia “Sull’amore e altre cose”)

E nella poesia “Itaca” che apre la raccolta afferma: <<Ho scalato il tempo per giungere sin qui, attraversato mari in tempesta e riesistito la canto delle sirene. Sono stato, allo stesso tempo, Ulisse e Itaca, viaggiatore che cerca se stesso. E sono infine giunto al mio Io, l’isola che è la mia anima[…] punto e partenza di ogni mio ritorno […] e mi sono fermato ad osservare le orme lasciate lungo il sentiero […]>>

Copertina fronte/retro di ITACA

L’incontro con l’autore

Abbiamo incontrato Antonello Rivano e con lui abbiamo parlato del suo nuovo libro e non solo.

N.LLa raccolta di poesie di inizia con una frase di Massimo Troisi: “La poesia non è di chi la scrive, è di chi gli serve!”

A.RHo trovato illuminante la frase di Massimo Troisi tratta da ‘Il postino“, film che verte su Pablo Neruda ed il suo rapporto intellettuale con un anonimo postino del Sud Italia. In effetti è cosi, a parte il fatto che nulla è più soggettivo della poesia. La poesia più di ogni altra forma d’arte è interpretabile da chi la legge, a volte in maniera totalmente diversa da chi l’ha concepita. Una volta pensata e scritta non è più tua ma di chi la userà per ricavarne emozioni o trasmetterle ad altri, che a loro volta, a seconda della predisposizione del loro stato d’animo proveranno sensazioni diverse. Non credo che il mio libro possa cambiare la vita delle persone che lo leggeranno ma spero possa servire a tanti.

N.L- Ha raccolto nel libro pensieri di vita, pensieri d’amore, pensieri intimisti e intimi, ma anche riflessioni sociali, di memoria storica (Auschwitz), ed anche, impressioni ed emozioni su fatti di attualità, dal terremoto in Abruzzo al crollo del Ponte Morandi  (“Genova che si prende per mano e, muta, si rialza ancora”), ed in ultimo, la pandemia da COVID – 19.

A.R– Il sottotitolo ‘Poesie sull’amore e altre cose’ mira proprio a sottolineare il fatto che chi avrà tra  le mani ‘Itaca’ ci troverà sì poesie d’amore, ma anche componimenti che sono riflessioni sulla pandemia, il razzismo, le guerre, la violenza sulle donne. Il compito della poesia è secondo me anche quello di parlare delle cose di oggi con un linguaggio che possa essere universale e in grado di toccare corde che difficilmente si possono raggiungere con altre forme di comunicazione . Poi in effetti molte delle poesie di “Itaca” fanno leva sui ricordi, e cosa è la vita se non un continuo fabbricare ricordi?

Se ci pensiamo bene ogni cosa che viviamo si trasforma immediatamente in un ricordo. Come dice Fëdor Dostoevskij in “I fratelli Karamazov“: << non c’è nulla di più elevato, di più forte, di più sano e di più utile nella vita che un bel ricordo, se un uomo riesce a raccogliere molti di questi ricordi per portarli con sé nella vita, egli è salvo per sempre>> quindi dobbiamo diventare costruttori di bei ricordi, per noi e per gli altri.

N.L- Dai suoi scritti traspare inequivocabilmente la sua passione per il mare, nonché il suo appassionato e incrollabile amore per Carloforte, Calasetta e Pegli, omaggiando anche amici come Nicola Capriata, scrittore e giornalista.

A.R“L’amore di cui parlo non è solo  verso una donna,  ma anche per le mie terre. Uso il purale perché considero casa sia la Sardegna, ossia Carloforte, dove sono nato, e Calasetta,  dove ha origine la famiglia di mia madre, ma anche la Liguria con Genova, Pegli in particolare, dove vivo parte dell’anno. La Liguria, il Ponente genovese, rappresentano le radici storico culturali della gente tabarchina, alla quale sono orgoglioso di appartenere. E di Radici  e memoria storica parlo anche in Itaca, perché un popolo senza  questi pilastri non ha speranze per il futuro. Dedicare una poesia alla memoria di Nicolo Capriata, scomparso lo scorso anno, era il minimo che potessi fare. Il professor Capriata mi ha insegnato, attraverso il suo esempio, a fare le cose con umiltà senza mai pretendere di mettersi in cattedra, a me e ad altri ha trasmesso la consapevolezza dell’importanza della cultura, della memoria storica e delle tradizioni, nella vita di tutti i giorni.

[…[Ma io esisto solo ora, senza ieri né domani,
sono un attimo, un istante…un alito di infinito.
Itaca è sia Universo che parte di esso, contenitore e contenuto.
Itaca è punto di partenza e meta di ogni nuova rotta.
Poi tutto finisce, trascorre, passa, lasciando il posto
ad un nuovo istante di vita, e a un altro ancora.”

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