Il prof. Gerardo Gaetaniello ricordato da tre suoi ex allievi del liceo classico salernitano “De Sanctis”

Di Anna Maria Noia

Quando la cultura paga, come dovrebbe – sia materialmente che quale esempio da rivolgere ai giovani – ecco che un docente è amato e rispettato da tutti. Non temuto: reputato autorevole e non “autoritario”. D’altronde anche Gesù Cristo, il maestro; il rabbi era così ritenuto. Dall’alto della sua Sapienza Divina e dei suoi molteplici insegnamenti d’Amore.

E proprio dall’amore per il proprio insegnante – colui, cioè, che lascia un “segno” nelle menti assorbenti (concetto montessoriano e/o dell’Attivismo Pedagogico) degli studenti – scaturisce la storia che stiamo per raccontarvi. In questo agosto 2022, ai primi del mese, un gruppo di ex allievi dello storico liceo (ultimo triennio) “Francesco De Sanctis” – Salerno – decide di onorare la memoria di un grande ed equilibrato professore; meritevole di menzione e di stima (anche postume): stiamo parlando di Gerardo Gaetaniello. Nato proprio a Salerno, il 17 maggio del 1927, era un docente molto apprezzato nella sua scuola. Molto umano e comprensivo, seppur giusto e severo quando era necessario. Egli morì il 14 luglio del 1988 – in quel di Cotronei (provincia di Crotone, in Calabria). I suoi allievi, ormai adulti, sono stimati professionisti operanti nella società odierna. Al Sud ma non solo: ad esempio, il professor Antonio Acconcia vive a Vicenza da anni. E così anche tanti suoi ex compagni dell’adolescenza, “disseminati” tra le aspre ma belle terre del Meridione e il resto d’Italia – se così ci è consentito di affermare.

Insomma, il “seme” (dal greco “Semeion”: segno) del professor Gaetaniello è ancora fulgido e fecondo in questo mondo così contraddittorio e bislacco. Un esempio di laboriosità, dunque, ma anche di riconoscenza da parte dei suoi alunni – come andiamo a spiegare. In una nota per i cronisti, Antonio Acconcia ed altri suoi colleghi liceali tengono ancor vivo il ricordo del loro mentore facendosi latori di un’iniziativa particolare – nei confronti dell’insegnante deceduto. In primis, essi ricordano la sua esistenza. Gaetaniello era titolare della cattedra di Lettere Classiche, al già citato “De Sanctis” di Salerno. Erano i primi tempi in cui era sorto questo prestigioso liceo, da una costola del più famoso e/o prestigioso “Torquato Tasso” – sempre a Salerno. il Nostro Gaetaniello, traduttore raffinato e… “moderno” di poeti greci e latini, si era laureato all’Università degli Studi di Napoli, nel 1957. La sua tesi in Storia era incentrata su oltre cinquecento versi di autori greci. Un laureato geniale, quindi. Soprattutto riflettendo sui tempi di allora, quando le possibilità di studiare erano molto poche e “riservate” o a ricchi, nobili rampolli oppure a persone davvero preparate ed avvezze a sacrifici. Molto responsabili, non come oggi – allorquando gli atenei sembrano piuttosto (ma non dappertutto e non per tutti gli altri studenti) spesso “parcheggi” per persone facoltose. In attesa di… “maturare”. Così appare ad una prima, superficiale – di certo – occhiata. Naturalmente ciò non vale per i tantissimi ragazzi che – invece – concludono il percorso di studi universitari nel migliore dei modi – oppure onorevolmente, almeno.

Tornando a noi, si parlava di Gerardo Gaetaniello. Di cui gli affezionati studenti tracciano un ritratto affettuoso, mediante anche un divertente aneddoto: alla seduta di laurea di tale insegnante, la commissione – presieduta dal prof Ernesto Pontieri, che poi diverrà rettore della stessa università partenopea – restò a bocca aperta di fronte all’erudizione e alla preparazione di Gaetaniello. Nessuno ebbe “il coraggio” di effettuargli alcuna domanda – per lo sbalordimento. Il commento che ebbe a farne, una volta, lo stesso prof salernitano è di questo tenore: “Si vede che non sono solamente io, un asino!”. Il professore, ricordiamo, insegnava presso il “De Sanctis”. Italiano e Latino, le sue discipline. Al corso F – per essere esatti. Precisamente, era il corso che comprendeva anche alunni provenienti… “dalla provincia” (e/o da fuori, persino): molti affluivano da Mercato San Severino (Salerno); altri da Montoro (Irpinia, vicino San Severino – ma in provincia di Avellino); alcuni altri – ancora – giungevano da Piazza di Pandola (sempre nel Montorese) o da zone limitrofe. Erano tempi, quelli, di grandi sacrifici e forse pure di disagi, nel volere o potere studiare. Vogliamo solo menzionare il fatto che l’istituto salernitano, una volta, ospitava solo gli ultimi tre anni del liceo classico: la prima, seconda e terza liceo (classico). Fino a pochi anni fa, il biennio del Classico era denominato: quarta e quinta ginnasiale (o Ginnasio). A San Severino, questi primi due anni ginnasiali venivano incorporati e frequentati – negli anni ’50 e ’60 – presso la sede dell’attuale scuola secondaria di primo grado (già scuola media inferiore) “San Tommaso” (non più “San Tommaso d’Aquino”, come fino a tre o quattro anni fa).

I ragazzi dell’anno scolastico 1962/1963, per venire a noi, spiegano nella nota/comunicato stampa che ben trentaquattro anni dopo la morte del loro insegnante, nonché dopo quasi sessanta dal diploma superiore, tre esponenti di tale “classe di ferro” (per così dire) si sono recati al cimitero di Cotronei (Kr) per rendere omaggio alla testimonianza di istruzione operata dal mentore salernitano. Un viaggio (entusiastico ed entusiasmante) distante ben 350 chilometri, da Mercato San Severino alla Calabria. Alla volta del paesino – non più di 5000/6000 anime – dove giace il defunto prof. Scopo della “spedizione” – se così ci è consentito dire – è stata la sistemazione della tomba del Nostro; l’apposizione sulla lapide di una sua immagine od effigie; l’accensione di un’apposita lampada votiva. A cura – idealmente – della sua scolaresca. Circa trenta alunni in una classe del “mitico” corso F. Rappresentati, degnamente, appunto dai tre professionisti citati, che hanno deciso di recarsi a Cotronei.

Essi sono, per la cronaca: il già menzionato docente Antonio Acconcia assieme al medico Emilio Siano e al dirigente pubblico Pasquale De Simone. Compagni di scuola, ma nel vero significato di “condividere il pane” lealmente. È questo l’etimo del termine “compagno”: condividere il proprio cibo. Anche – se non soprattutto – intangibilmente. Rifacendosi agli antichi valori, quelli “tipici” dell’epoca in cui ha operato Gerardo Gaetaniello. Infatti, i tre amici – nel ricordare l’esempio di vita e d’insegnamento del prof – hanno riportato sulla tomba del defunto una citazione tratta dalle “Odi” di Orazio: “Non omnis moriar”. “Non morirò del tutto”. Ad indicare il dono di sé, nella professione (donde “professore”, colui che professa la propria dottrina) come nella vita. Questo al sacello di questo professore. Oltre alle altre “attenzioni” sopra riportate, alle quali si aggiunge inoltre la collocazione di fiori nel vaso. “Il professor Gaetaniello – ricordano gli studenti – ha lasciato, a suo tempo, un grande vuoto nella cultura salernitana. Nonostante fosse un uomo di natura schiva, modesta. Si appartava”. Rimembriamo la data del 14 luglio 1988, dies natalis al Cielo di quest’uomo. Abbandonato “da tutto e da tutti” – scrivono ancora gli ex allievi – il suo trasferimento in Calabria ha attraversato “varie vicissitudini; andando incontro a dolorose e gravi vicende personali”. Sono parole (molto delicate) degli alunni. Pare che attualmente non vi siano parenti di quest’uomo probo e dalle alte qualità morali e intellettive; una sorella è morta prima di lui, poi ci sono stati degli avvenimenti su cui i latori della nota mantengono il riserbo.

Noi studenti – dichiarano infine, sempre nel comunicato – abbiamo ritenuto doveroso il tenere accesa la sua memoria di insigne uomo e letterato, con la nostra visita al cimitero”. “La chiusura di questo breve ricordo – proseguono i tre – è affidata di nuovo alla frase “Non omnis moriar”; che si riferisce all’immortalità donata dalla poesia ma anche all’intelletto di persone che si sono distinte, sebbene in contesti diversi, per il loro operato. La loro memoria permarrà anche dopo la loro morte”. In ultima analisi, si pone l’accento sulla tenacia – da parte del dottor Emilio Siano (di Piazza di Pandola, ex sindaco di Montoro Inferiore, negli anni ’80 e ’90) – di voler perseguire l’obiettivo di onorare la memoria di Gaetaniello, commemorandone la fulgida figura per i posteri. Una persona che ha sofferto molto, nella vita; sopportando tanti travagli umani e personali. Ma insegnante appassionato, preciso, puntuale. Antonio Acconcia lo ha avuto come insegnante solo per un anno scolastico. Siano ed altri, invece, hanno completato il triennio superiore con lui.