Giorgio Vanni: “Le mie sigle per due generazioni”

Di Stefano Pignataro

Assistere ad un concerto di Giorgio Vanni (ospite per la decima edizione del FantaExpo) non è soltanto emozionante e travolgente per la sua bravura, la sua energia e per la suggestione del rivivere i momenti dei cartoni animati e tutte le sue sigle che sono stati pezzi portanti dell’infanzia di due generazioni, ma anche perchè Vanni, da raffinato cantante, è capace di riprendere i suoi successi e trasformarli, adattarli e soprattutto raccontarli.

Vanni, la generazione degli anni ’90, che è cresciuta con le tue sigle dai Pokèmon a Dragon Ball, presenta molte differenze con quella attuale. Come cambia la fruizione dell’animazione e del cartone animato?

La fruizione cambia perché cambia la mentalità delle persone (in questo caso i ragazzi più giovani), cambia in base al cambiamento della tecnologia, della società, del sociale, di tutta una serie di elementi. Il cartone animato, però, entra sempre nella sfera dell’emozione, dell’emotività, della soddisfazione della fantasia e dell’evasione da una realtà che purtroppo oggi è sempre più brutta e superficiale. Il cartone animato ha sempre avuto questa funzione ed è amato e studiato soprattutto dai giovanissimi, in particolar modo i Manga. Il Mondo del fumetto e le sue mostre, inoltre, è un Mondo in continua crescita ed espansione.

-Un mondo che è una continua ispirazione anche per te e la tua musica

Certo. Io sono il primo che guarda pochissimo i film impegnati, preferisco i film di fantascienza ed i cartoni animati perché ho bisogno di evadere dalla realtà, di entrare in un’altra realtà, una realtà che mi fa stare un po’ meglio.

L’Avvento del digitale se da un lato si rivela una straordinaria opportunità di crescita, dall’altro non pensa che rischi di schiacciare l’immaginazione che permette ai giovani di correre sulle ali della fantasia anche attraverso i giocattoli dei loro eroi preferiti?

Potrebbe succedere anche se il digitale resta una straordinaria innovazione. Io però credo che la musica sia un perfetto amalgama tra tutto e poi io vedo sempre il bicchiere mezzo pieno. A mio figlio di 18 anni (l’altra ha 31 anni e fa la regista) dico sempre di essere curioso, di non essere perfetto, di lasciarsi andare ed alle esperienze sane e positive della vita, qualsiasi cosa ti possa incuriosire. Inoltre noto con enorme piacere che tantissimi ragazzini mi seguono non soltanto grazie alle sigle ma anche per altre canzoni o ai video che realizzo con gli youtuber. Ecco che la musica resta un compagno importantissimo, qualunque genere sia.

-La ricchissima arte del fumetto si può collocare con tutte le altre arti, dalla Letteratura al cinema?

Certamente. L’arte è arte. Quello che io ho piacere di scoprire ogni giorno è che nei fumetti o nei cartoni animati, al di là dei superpoteri, esistono dei concetti e dei valori che io ritrovo sempre di più; in “My Hero Academia”, ad esempio, abbiamo questo messaggio: vuoi riuscire a fare qualcosa? Ti devi impegnare, a volte anche mettendo in conto la sofferenza, una sofferenza della fatica e dell’impegno che è un mezzo importante per arrivare a  realizzare i tuoi sogni.

Tratta da La Città del 18 Settembre 2022