“Nel nostro cielo un rombo di tuono”: un film che è una lezione di vita

Alla fine sono riuscito a convincere tutta la famiglia ad andare a vedere il film documentario sulla storia di Gigi Riva

E’ stata una grande emozione dal primo all’ultimo minuto: un montaggio incredibile tra filmati d’epoca e fedeli ricostruzioni che ripercorrono la non semplice vita del nostro idolo, di cui gli appassionati di sport del Cagliari, e non solo, si sono follemente innamorati, e ora ancora di più.

Il Davide che ha sconfitto Golia. Il re dei sardi che ha portato alla rivincita della terra considerata sino ad allora terra di pastori e banditi, sulle grandi potenze calcistiche settentrionali. Ed il regista esegue un capolavoro mixando la cavalcata trionfale del bomber e dei suoi compagni di squadra, che dalla serie B arriva allo scudetto del 1969-1970, dopo averlo accarezzato l’anno prima e perso l’anno dopo, per il secondo infortunio di Riva.

Con video meravigliosi sulla natura , folclore e traduzione della Sardegna. Il docufilm e’ da 10 e lode.

Ho sempre sentito raccontare tutte queste cose da mio padre, che all’epoca scriveva articoli per il giornale, ed anche questo e’ stato per me una forte emozione.

Si vive l’emozione della giornata in cui dicevi incontrare Gigi Riva & c .Vengono raccontate le gesta sportive di una squadra e di un bomber finalizzatore immarcabile di testa, di rovesciata, di rigore, di potenza. Ma soprattutto quello che succedeva in Sardegna quando il Cagliari doveva giocare in casa allo stadio Amsicora.

I viaggi da tutte le parti , la gente sui muri e sugli alberi, lo stadio già pieno molto prima della partita , ed il tifo incredibile, sportivo e corretto dei sardi verso i propri beniamini. Così che in tanti si innamorarono del Cagliari e di Gigi Riva: Sandro Ciotti il giornalista indimenticabile della rai, Gianni Brera, la Carrà, Walter Chiari e tanti altri.

Oltre ai successi del Cagliari, anche quelli in Nazionale dove rimane ancora il cannoniere più prolifico con 35 gol in 42 presenze, ed anche li un ruolo sempre più da protagonista, sino a diventare il leader più indiscusso e più amato. Mai una parola ed un gesto fuori dalla righe.

Un “hombre vertical”, schietto, leale; poche parole e sorrisi, poche chiacchere e molta sostanza. Un grande professionista che non ha mai tolto la gamba da attaccante anche quando si è trovato di fronte difensori rozzi ed arcigni, che per ben 2 volte gli hanno procurato infortuno seri alle gambe, creando problemi al Cagliari ed alla nazionale più che a lui: li considerava incidenti per il suo bel mestiere che aveva scelto di fare.

Si percepisce la sua sofferenza interiore di aver perso il padre a 9 anni e la madre a 16, di aver vissuto in collegio e la mancanza della sua famiglia.

Così quando il geniale Arrica fa irruzione negli spogliatoi dell’olimpico durante la partita della nazionale giovanile, lo soffia alla concorrenza .

Cosi il ragazzino tutto muscoli, tenebroso e talentuoso arriva in Sardegna e la terra dei giganti lo adotta. E’ amore a prima vista. La squadra lo accoglie in quelli che diventeranno i suoi amici inseparabili di una vita .

L’abilità di allenatori come Silvestri prima, e la genialità ed umanità di Scopigno poi, altro non fanno che far esplodere le sue qualità di cannoniere implacabile con media gol altissima.

Così si rivedono tutte le gesta spesso raccontate e non viste, dalla promozione storica in serie A allo scudetto, la vincita degli europei nel 1968, la storica partita con la Germania in Messico del 1970 dove 6 nazionali erano del Cagliari e dove il bomber numero 11 mette sempre il sigillo.

La finale con Pele’. Storia del calcio e della Sardegna che si integrano perfettamente.

Questo mix il regista lo fa egregiamente inserendo immagini e video di tenores, di mammutohnes, di testimonianze di suoi stretti e riservati amici, e di tifosi di tutte le parti della Sardegna.

E’ un turbinio di emozioni tra lacrime e risate per i racconti di quei pensionati che ne rievocano le gesta . Gli incontri con la gente normale, con i pastori , con i latitanti. Si Narra che Mesina vedesse le partite all’Amsicora vestito da frate o da donna, e che gli scrivesse delle lettere. Lui sempre schietto, di poche parole amava questa gente perché vi si identificava, si sentiva amato.

Chi non aveva un quadro di quel Cagliari e di Gigi Riva? Chi non si attaccava alla radiolina in tutta la Sardegna per sentire i risultati?

Fino all’apoteosi della partita Juve Cagliari che decideva il campionato e l’arbitro Lo Bello , escluso dalla selezione per il mondiale, dimostrava che poteva scegliere lui l’esito della partita, regalando un rigore alla Juve che tira Anastasi…e Albertosi lo para. Ma l’arbitro fa ripetere assurdamente il rigore che viene segnato. Partono una marea di insulti dei giocatori ed in particolare di Gigi Riva che insegue l’arbitro per il campo. Ma lui, Lo Bello, invita il Cagliari a giocare e a dare la palla in campo a Riva, finchè Gigi “capisce” e anche lui beneficia di un rigore che viene segnato: è 2 a 2. Alla fine si chiariscono e Riva si avvicina dall’arbitro . “E se lo avessi sbagliato?” …risposta “Te lo avrei fatto ritirare”.

Rombo di Tuono

Incredibile, sembra un film ma fu la realtà di personaggi carismatici fuori dalle righe. E così si arriva alla Partita Cagliari Bari del 12 Aprile 1970 quando approfittando della vittoria della Lazio sulla Juve, il Cagliari vince il suo primo e unico scudetto. Non era uno dei tanti, un semplice scudetto. Era la vittoria dei deboli, il riscatto di una regione dimenticata. Il motivo di orgoglio di gente che la settimana pativa la fame. Il giorno felice di tanti emigrati che la domenica raggiungevano i beniamini nelle varie parti di italia: in nave, in treno, in macchina sempre con le bandiere del cagliari e dei 4 mori. Con il vino, con il porchetto. Perché doveva essere una festa in ogni caso .

Altri tempi distanti anni luce dai climi attuali e da quello che si vive negli stadi. Storie incredibili. Il nostro quartiere a Carloforte era addobbato di rossoblù .

Nove giorni dopo sono nato io e si aggiunse un altro fiocco blu. Mi raccontarono di quel periodo .Nello stesso anno Mogol e Battisti scrivevano …. Emozioni .E’ stato ancora di più emozionante scoprire che Gigi amasse de Andre’, un altro dei miei idoli. Tante musiche di De Andre’ sono inserite nel film a rendere ancora più emozionante il tutto. E l’incontro all’Amiata, agriturismo di De Andre’, dove tra alcool e fumo di sigaretta e lunghi silenzi, si stimano, dicono qualche parola e si scambiano regali. Bellissima ricostruzione con i due figli dei protagonisti .

Ancora più belli, a suggellare questo film documentario, sono i racconti dei sardi, le immagini ed i panorami accompagnati dalle musiche di De Andre, i balli sardi e la indimenticabile NON POTO REPOSARE cantata da Andrea Parodi. Il cuore batte forte, le lacrime scorrono sin quando Piero Marras con la sua “Quando Gigi Riva Tornerà “ fa da colonna sonora alla Ferrari celestina che gira la Sardegna e passa a trovare tutti i testimoni nei vari luoghi come faceva “Rombo di tuono”.

Penso che in tanti si rivedono e si riconoscono. La sala del cinema era gremita, in religioso silenzio. Occhi lucidi e orecchie tese a cogliere immagini ed emozioni. I tanti ricordi dei compagni di squadra (Albertosi, Greatti, Cera, Domenghini, Gori, Niccolai, Reginato ) dei nazionali che sono stati sotto la dirigenza di Riva, e bandiere del Cagliari come Gianfranco Zola, Gianfranco Matteoli, Barella, Baggio e Buffon.

Poi scoprire tra gli attori Orlando, un simpaticissimo tifoso , suocero di mio cugino. E così si fa il pieno e si entra dentro il cuore e la testa del nostro campione, se ne rivivono le gesta , i valori, la sua straordinaria serietà professionale e umana.

Commovente il ricordo di Nenè, che incontrai da specializzando nel suo peggior periodo, quando vagava negli ospedali in cerca di aiuto, lo chiamai Nene’….mi ringraziò perché lo riconobbi, lo portai al bar a fare colazione. Era grato ma triste, mi sorrise. Gli dissi che io sapevo chi era perché me lo racconto’ mio padre ed avevo la foto. Faceva tenerezza.

Rombo di Tuono

Fino alla trasposizione dei giocatori sui volti dei Giganti di Monte Prama , perché sono stati dei giganti ed hanno scritto un evento unico e indimenticabile di cui andare fieri.Per arrivare infine alle battute di due pensionati ultranovantenni. “Gigi Riva era fortissimo. Ma moi è becciu!””…..”e ma nosatrusu puru semu becciusu!”

E cosi torna sempre lui sullo schermo con la sua immancabile sigaretta, in una nuvola di fumo, che ti guarda. Entri nel suo cuore, nella sua testa. Il campione è di fronte a te, il re e’ nudo. Vorresti abbracciarlo, farti sentire vicino. Lui sta li sornione e si gode la sua sigaretta, i racconti. Combatte la sua battaglia, i suoi fantasmi , lontano da tutti . E Tutti lo vorremo tra noi, ma lui ancora una volta sceglie di stare in disparte lontano dai riflettori.

Ed il mito diventa sempre più leggenda .Quanti goal avrebbe ancora segnato con il Cagliari e in nazionale se tre infortuni incredibili non lo avessero perseguitato? E quanti altri scudetti il Cagliari? Rimane quello, e il mito a soli 32 anni, si ritira e diventa leggenda. Con gli anni sempre più eroe di una terra che lo ha adottato , amato e lo ama sempre di più.

Rombo di Tuono

Vorrei che non finisse mai questo film, Ve lo consiglio vivamente. Dovrebbero vederlo i giocatori del Cagliari e prendere appunti. Dovrebbero vederlo gli sportivi. E’ un bellissimo capolavoro ma anche un insegnamento per tanti. Per chi crede nel lavoro, nella serietà, nella giustizia e nelle persone per bene, oneste e con rigore morale. In chi nella vita decide di impegnarsi a fondo nelle cose che fa senza aver paura di mettere la gamba. Avere anche il coraggio di dire di no e di credere nelle proprie scelte, non ascoltando chi usa soldi e soprusi Sempre coerente anche quando scese del pullman che festeggiava i mondiali del 2006, semplicemente perché erano saliti sul carro dei vincitori persone che questi valori non sapevano nemmeno cosa siano.

In poche parole: “Rombo di tuono ….giggirriva”, il sardo più forte di tutti. Il desiderio sarebbe di incontrarlo e abbracciarlo forte e scambiare due parole senza foto .Testimonianze di un’epoca che molti ricorderanno.

Dott.Marco Conte
Specialista in ortopedia, traumatologia, traumatologia dello sport