Tra tradizioni pagane e cristiane torna nel borgo altomolisano di Agnone, la maestosità della ‘Ndocciata

Di Silvia De Cristofaro

E’ considerata una delle più caratteristiche manifestazioni natalizie legate al fuoco, quello di una tradizione antichissima che lo vede  protagonista in assoluto di ritualità pagane collegate all’evento del solstizio d’inverno che segna l’inizio della stagione fredda: la ‘Ndocciata di Agnone, cittadina dell’Alto Molise, rappresenta attraverso la sua processione di fiamme e scintille che divampano da grandi torce (le ‘ndocce, appunto, in dialetto agnonese) una rinascita interiore, l’augurio di una ripartenza che sia propizia e che insegna il valore della resistenza nel momento in cui è paragonata alla forza ed all’espansione del fuoco.

Il centro montano alto molisano in provincia di Isernia, già noto per la sua produzione millenaria di campane, porta avanti da anni una tradizione che, senza considerare questi anni bui della pandemia, attrae un gran numero di fedeli alla tradizione che si riversano per le strade della cittadina agnonese per assistere ad uno spettacolo davvero suggestivo che già in passato ha saputo attrarre l’attenzione del Vaticano (nel 1996, in piazza San Pietro, fu offerta al Santo Padre Giovanni Paolo II per i suoi cinquant’anni di sacerdozio), di Assisi (quando è stata protagonista sul sagrato della Basilica Papale di Santa Maria degli Angeli per l’evento “Molise Assisi 2011”), di Milano quando nel 2015 circa cinquecento torce hanno illuminato le strade della Darsena e del Naviglio.

Quest’anno, sempre accompagnata all’imbrunire dal suono di cento campane, la processione (che ha per protagonisti centinaia di portatori di ‘ndocce delle diverse contrade partecipanti lungo il corso del borgo) si è “esibita” già lo scorso 10 dicembre per poi ripetersi il 24, come da tradizione, in occasione della santa cristiana festa della vigilia del Natale per anticipare la sessantaduesima edizione della Natività ad Agnone. La ‘Ndocciata diventa quindi  “Patrimonio d’Italia per la Tradizione”. Tradizione che si mantiene ferrea senza cambiamenti. Il sacro fuoco che simboleggia fecondità, potenza, purificazione scintilla sulle ‘ndocce costruite a mano, alte oltre i tre metri, a forma di ventaglio o raggiera, con legno di abete bianco (albero simbolo del Natale) del bosco di Montecastelbarone ( foresta a nord di Agnone). Gli alberi vengono scelti dagli agenti della Forestale tra quelli malati, secchi od abbattuti a causa di calamità naturali: dai rami viene tolta la corteccia ed aggiunti gli steli secchi di ginestra che, ardendo, provocherà un caratteristico suono come fosse un crepitìo. Le ‘ndocce, una volta ben composte, vengono trasportate da due o più portatori vestiti da contadini con panni paesani in prevalenza di color azzurro o marrone, un cappello a forma di tronco di cono mozzo e con indosso una mantella tipica dei pastori.

Questi uomini, divisi in gruppi, provengono dalle diverse contrade di Agnone che si contendono il trofeo dello “ ‘Ndocciatore” realizzato dall’artista Ruggiero Di Lollo. Il rintocco della campana di Agnone più grande che è sul campanile della chiesa di Sant’Antonio è il segnale per la partenza del corteo (anche le donne son vestite di abiti della tradizione contadine e coperte da scialli e copricapi).

A partecipare anche i più piccoli che hanno tra le mani una più ristretta ‘ndoccia e che contribuiscono gaiamente  a riempire questo fiume di fuoco che riempie le strade del borgo. Giunti ad un punto di raccolta, le ‘ndocce vengono gettate in un focolare che prende il nome di “Falò della Fratellanza”. Le contrade si riuniscono per festeggiare assieme. Quest’anno, per la prima volta e segno appunto di fratellanza ed amicizia tra i popoli, il 3 dicembre scorso è stata realizzata una festa dei Fuochi rituali che ha riunito diverse comunità molisane: presenti la faglia di Oratino, la ‘Ndocce di Agnone, di Pietrabbondante e di Civitanova del Sannio, le farchie di Salcito e Montefalcone nel Sannio. Sia pure di origine pagana (Osci e Sanniti che risiedevano in queste zone erano fortemente legati ai riti del fuoco), la ‘Ndocciata diventa, dai primi anni dell’Ottocento, una festa cristiana dedicata al Cristo della Luce e Salvatore del mondo. Le ‘ndocce servivano ad illuminare pastori e contadini che camminavano sino al paese per recarsi alla messa natalizia del 24 dicembre. Data che è rimasta nel tempo per venerare questa bella e sentita tradizione molisana.