Il giovane cantautore sanseverinese Armando D’Ambrosio a Rai Due con Fiorello

Di Anna Maria Noia

Dalla piccola e tranquilla realtà di Mercato San Severino (quieta nel senso della qualità della vita, ma non mancano – di certo – tanti fermenti culturali) all’attenzione nazionale: è la storia di Armando D’Ambrosio, cantautore “rock ‘n roll” e/o blues della cittadina in provincia di Salerno. che è riuscito ad approdare – dopo anni di provini musicali e numerose esperienze in campo musicale, a livello locale e non solo – alla nuovissima trasmissione tv di Rosario Fiorello: “Viva Rai Due”. Per la precisione, nel programma “E viva il Video box”. In onda, appunto, dopo il broadcast dello show man siciliano. Appena 30enne è Armando, ma da tempo ha avuto sempre le idee chiare. Un ragazzo diligente, studioso, solare, allegro e amante della filosofia. Che ha studiato con passione, rivelando acume e dimestichezza con queste materie letterarie. Il Nostro si è sempre dato da fare, partendo dal basso; dal nulla. Rimboccandosi le maniche e accettando ogni più piccolo “lavoretto”, al fine di esprimere le sue passioni: la musica – da autodidatta – e la filosofia. Figlio di un dipendente dell’università di Salerno, Armando ha cominciato a strimpellare la chitarra da piccolo. Fin dai 13 anni, quando la ricevette in dono. Da allora, grazie a una gavetta lunga e impegnativa, ha sempre cercato di rendere veri i tanti sogni nel cassetto. Da ragazzo di periferia che – però – non ha mai mollato. Né in campo artistico e/o dello show.biz, né dal punto di vista di una sua concreta realizzazione professionale. Dopo aver effettuato sacrifici per studiare e – avendo, poi, conseguito la laurea – per darsi da fare. Con tante, variegate esperienze – anche alle dipendenze di una nota catena di fast food, presso il centro commerciale “Le cotoniere” di Salerno.

Tanti sogni, dicevamo, da tirar fuori ed esperire – come dovrebbe accadere a tutti i ragazzi della sua età. Solo che lui ha avuto (e tutt’ora ha) una marcia in più: l’unione e la coesione della sua famiglia. Con papà Marcello, con la frizzante mamma Franca, con i nonni e i fratelli Gildo e Rosa. Il ruolo della famiglia, per un giovane con tante speranze ed ambizioni – come succede ad Armando – è fondamentale per spiccare il volo e per divenire un adulto consapevole e libero. Dalla sua, Armando ha anche la “potenza” e la certezza della fede in Dio. Imparata tra le mura domestiche. Nonostante la sua giovane età, nonché i tanti tatuaggi impressi tra la pelle e il cuore, Armando è rimasto il ragazzo della porta accanto. Semplice, serio e riflessivo, ilare e positivo. All’inizio suona con la band “Omnia Tria”. Si divide tra gli studi liceali – poi universitari – e tanti concerti rock, blues e pop. Dal teatro di ateneo (campus di Fisciano, vicino San Severino) a serate in occasione di feste e/o appuntamenti culturali. Poi tantissimi stage, provini. Poi occasioni di crescita lavorativa. Sempre senza dimenticare la musica e il sound. Man mano, verso mete e traguardi ancora più ambiziosi od impegnativi.

Egli ha privilegiato le sonorità di Eduardo Bennato; di Piero Pelù; di Zucchero; di altri artisti molto noti nel panorama italiano e mondiale. Finalmente, per la gioia dei suoi fan (sanseverinesi o non), è stato notato dal regista ed autore Rai Pietro Pellizzieri. Che – entusiasta dell’esibizione di D’Ambrosio, effettuata tramite un apposito casting on line – gli ha proposto di registrare una puntata all’interno del “contenitore” di Rai Due. Lo show è stato registrato venerdì 13 gennaio scorso (con buona pace dei superstiziosi!), ma andrà in onda il 31 gennaio. Gli orari sono quelli del programma di Fiorello: dalle 8 alle 8.30 del mattino. Una mezz’ora cruciale, per Armando, che ormai è divenuto un virtuoso della chitarra. Apprezzando il rock, il blues, il soul dei suoi maestri: Bennato, Pelù, Sugar Fornaciari. Nonché il mitico Vasco Rossi, alias il Blasco. La massima trasgressione per i giovani (o meno giovani) degli anni ’80. E c’è anche il Nobel per la Letteratura Bob Dylan. Estroso e valente personaggio. Anima rock. Torniamo a noi. Dunque, Armando D’Ambrosio è uno dei talenti più eclettici e straordinari – nel significato etimologico – di Mercato San Severino e dell’intero comprensorio salernitano. Perfino il primo cittadino sanseverinese Antonio Somma, sul suo profilo Facebook, ha espresso parole di elogio e di sincera ammirazione – nei confronti del giovane, che ha già inciso diverse raccolte di hit. Alternando la passione per l’arte sonora alle lotte del quotidiano. Per affermarsi sia come artista che come onesto e realizzato professionista. Infatti, come già affermato in precedenza, il 30enne non ha lesinato sforzi e sacrifici per inverare le sue legittime aspirazioni. All’attivo, quindi, un curriculum (un cursus honorum) di tutto rispetto – come si può evincere dal suo profilo social: dopo aver frequentato il liceo classico “De Sanctis”, eccolo varcare la “carriera” accademica – laureandosi – prima attraverso il corso di studi triennale, in seguito mediante la magistrale – in Filosofia.

Brillante studente, ha indi effettuato esperienze in qualità di docente di Storia e Filosofia al liceo scientifico “Rescigno” di Roccapiemonte. Infine, dopo tanti impieghi a 360 gradi ed in tutti i campi possibili, è di recente entrato a far parte anch’egli (come il genitore) dell’università di Salerno. Insomma, il classico bravo ragazzo da cui non ti aspetteresti trasgressione. E, invece, lui ama la trasgressione: quella “intelligente”, però. Ama la… “rottura”. Il suo motto: “Stay rock” (“rimanete rock”) è il canto e l’emblema di un eterno adolescente che ha voglia di ribaltare il mondo; il sistema precostituito degli (e dagli) adulti. Allo scopo di “spettinare” – novello Damiano de “I Maneskin”, ne “Zitti e buoni” (anche se le sonorità sono alquanto differenti) – il contesto socioculturale nel quale agisce ed opera. Sul palco e nella vita. Ritornando alla sua partecipazione al programma, che (ricordiamo) sarà visibile probabilmente a partire dal 31 gennaio – dalle 8 alle 8.30, D’Ambrosio rivela di aver vissuto momenti difficili; forse di sconforto. Forse di frustrazione, o peggio di prostrazione. Come ognuno di noi, ha ceduto alle sfide della vita. Però, adesso, il geniale rocker sanseverinese è tornato ancora più agguerrito e “affamato” di prima, deciso ad affrontare le sfide di ogni giorno con la consueta grinta. Mordendo la vita. E così si è ritrovato a via Asiago in Roma, sede Rai, per elevare la propria voce in favore di tutti i giovani d’oggi. Non soltanto di Mercato San Severino e/o del Sud. Le nuove generazioni stanno affrontando un periodo molto delicato, un’epoca di transizione e di svalutazione culturale. È per questo, allora – dichiara il rocker – che egli, dopo la pandemia e in seguito a sofferte rinunce, ha deciso di “far qualcosa” per mostrare al mondo intero le potenzialità proprie (e personali) e quelle dei ragazzi di oggi. Sballottati nell’ambito della “società liquida”. Quella descritta dal sociologo – scomparso di recente – Zygmunt Baumann. Perciò, Armando D’Ambrosio intende valorizzare le esigenze dei ragazzi come lui. Quelli “di provincia” – legati a una visione, forse, “ristretta” delle loro competenze e conoscenze – ma anche gli adolescenti “cittadini”. Che – invece – vivono il vuoto dei grandi spazi metropolitani. Avvolti nell’indifferenza e nell’agonia del bisogno.

“Sono dissacrante per questo – esprime il Nostro – e il mio rock gioca la rivoluzione. Io mi ostinerò sempre a esibire canzoni dissonanti, contro i giochi di potere dei media. Del loro baraccone, apparentemente rutilante”. Nell’occasione, l’artista di San Severino omaggerà uno dei suoi idoli più irriverenti – come lui, del resto: il “padre” del pop-blues “nostrano” (canzonettista?) Eduardo Bennato. E – si spera – proseguirà la sua sfolgorante carriera televisiva. Il suo show sarà – infine – veicolato sul portale Rai Play, una delle ultime piattaforme digitali – tra tv generalista e di nicchia – create dal servizio pubblico. Dal garage sotto casa alla Rai, allora. Per questo personaggio unico, più che raro. Che si autodefinisce – scherzosamente – “verbo dissacrante del rock ‘n roll”. Ma anche “filosofo, artista e dipendente pubblico”. Contro le convenzioni decise o studiate a tavolino, nella “stanza dei bottoni” – tanto per parafrasare una nota hit de “I Litfiba”; conturbante band degli anni ’80-’90. Il suo percorso, davvero in salita, vede anche il lancio di alcuni singoli od album. Come è emerso in un’intervista da lui rilasciata, pochi anni fa, alla sottoscritta. E pubblicata sul quotidiano cartaceo “La città di Salerno”. Qui il Nostro ha inteso promuovere uno dei suoi elaborati più significativi e scanzonati: “Padre, figlio e spirito rock” – del 2016. Non un assurto blasfemo, bensì – appunto, come detto sopra – uno dei suoi album più caratteristici. Tra gli altri suoi lavori, arrangiati e incisi; masterizzati, ricordiamo “Itaca” (2015) e “Io non ci sto”. Progetti per il futuro?

Questo provocatore – anzi: “provoc-autore” (autodefinizione di Vasco Rossi) – intende portare avanti svariati progetti. Per adesso, sta lavorando a “Sangue blues”. Un album realizzato con un’etichetta indipendente: la “Hydra music”. In seguito, si vedrà. La vita, di certo, non è facile. La carriera da musicista è dura; tutta in erta e con pericoli. Però questo ragazzo anticonformista e ribelle, “spudorato”, continua a divertirsi “giocando” con il rock. Da San Severino, con furore. Rivelandosi una delle proposte più interessanti ed “intelligenti” del panorama interregionale e nazionale, per quanto concerne questi generi musicali. Addirittura, ha ricevuto i complimenti dal figlio della star John Lee Hooker – per le sue idee (sempre musicali) su You Tube. In bocca al lupo, caro Armando: va’ e fatti onore!