Incontro con i giornalisti all’ospedale di San Severino (SA). Tra criticità e proposte, il futuro del presidio “Gaetano Fucito”

In data 31 gennaio 2023, presso l’ospedale “Gaetano Fucito” – in Mercato San Severino – i referenti della sigla sindacale Fp Cgil Salerno hanno indetto una conferenza stampa, per illustrare prospettive e criticità del nosocomio sanseverinese.

Di Anna Maria Noia

L’incontro con la stampa, al quale – riferiscono i responsabili – sono stati invitati anche i sindaci di San Severino; Fisciano e altre zone limitrofe, è stato convocato in particolare da Gerardo Sessa – Rsu Fp Cgil; dal segretario aziendale Gerardo Liguori; dal segretario generale Funzione pubblica Cgil Salerno, Antonio Capezzuto. Tutto ciò allo scopo di far luce – in positivo e in negativo – sulle condizioni del “Fucito”, presidio fondamentale per la sanità di tutta la Valle dell’Irno. Sul suo rilancio, ma anche sulle cose che non vanno. Anche in vista del futuro atto aziendale, che sarà stipulato prossimamente. Molti i dipendenti presenti al convegno, tra cui Luigi Memoli – direttore di presidio – e il dottor Basilio Fimiani. Nonché altri responsabili, facenti capo al personale paramedico. Il confronto è avvenuto portando a galla problemi spesso atavici, per ciò che concerne l’ospedale di Mercato San Severino: la carenza di medici, lo sblocco del turn over e la riqualificazione dei reparti del nosocomio – sopra ogni cosa. Perché – come afferma Liguori – “il destino dell’ospedale ci è a cuore, anche al di là del nostro ruolo di sindacalisti”. Nel corso della conferenza, sono stati snocciolati anche dati – concreti – che, nel bene o nel male, hanno interessato e/o interessano i dipendenti della struttura sanitaria. Stigmatizzata soprattutto, come dicevamo, la cronica mancanza di medici. Per tal motivo, le sigle sindacali richiedono – tra altro – che gli specializzandi e i giovani specializzati possano essere utilizzati nei vari reparti in cui vi è necessità di queste figure professionali. Perlomeno più giovani, quando invece – “denunciano” Sessa, Liguori e Capezzuto – l’età media dei dottori in servizio al “Fucito” è di circa 60 anni.

Ma il problema non risiede nell’età, più o meno avanzata, dei professionisti. La questione verte sulla vera e propria mancanza di medici – sia in quanto alcuni concorsi indetti a tal scopo sono andati “deserti”, sia per il raggiungimento dei limiti di età da parte delle professionalità; ancora, probabilmente, per le maggiori possibilità in termini di carriera e/o di maggiori corrispettivi economici rilevate dai medici in altre strutture, piuttosto che nella frazione sanseverinese di Curteri. Almeno questo sarebbe – a nostro avviso – emerso dall’incontro. Ed ecco altri dati, numeri, indizi fuoriusciti durante la conferenza: si stima, approssimativamente, che la carenza di personale medico “tocchi” o interessi circa una sessantina di dottori – al “Fucito”. Dal 15 al 17% di personale qualificato. Sessanta operatori “medicali” (diciamo così) in meno – per varie discipline, che potrebbero “fare la differenza” nel salvare la vita ai pazienti. Un bacino d’utenza molto vasto ed esteso, comprendente anche coloro che afferiscono al vicinissimo campus universitario di Fisciano/Salerno. In passato, si è calcolato, che i potenziali pazienti da curare a San Severino potrebbero giungere a 50mila. Dunque, un presidio di tutto rispetto. Un ospedale prestigioso, mortificato da alcune negatività che dovrebbero esser risolte a breve. Sempre in vista della stipula di un futuro atto aziendale.

Sul tappeto, è emerso dall’incontro – oltre alla mancanza di dottori – le questioni relative al Pronto Soccorso e, importantissimo, la necessità (proposta dai sindacalisti) di istituire un Obi temporaneo: un reparto di Osservazione breve intensiva – questo il significato dell’acronimo – per dare maggiori servizi ai pazienti. Per curarli meglio. All’Obi dovrebbero essere assegnati medici e infermieri “dedicati”. Cioè appositamente per questo reparto. In realtà, ancora oggi, l’ospedale gode di una fama che travalica l’hinterland sanseverinese; della Valle Irno; del Salernitano. Per le competenze mediche e l’efficienza di molti padiglioni. Per gli interventi chirurgici di alto livello e con tecniche ultramoderne. E perché l’azienda fornisce strumentazioni tecnologiche recentissime, innovative: gli ecografi e gli altri apparati/apparecchi all’avanguardia in diversi padiglioni. Quindi è l’aspetto relativo alle “risorse umane”, quello di cui i sindacalisti denunciano la carenza. Magari, sembrerebbe critica anche l’organizzazione interna – potendo, invece, favorire l’impiego di maggior personale sbloccando il turn over. Come prevedrebbero le normative vigenti, recependo alcune direttive europee di questi anni. Sotto la lente, poi, i miglioramenti strutturali delle palazzine che ospitano i locali e le sale operatorie. E vi è grande necessità, ancora, di ulteriori interventi tecnico-strutturali. Sintetizzando, occorre “rivalutare” le figure dei dottori in servizio (“A Medicina sono presenti solo cinque medici più il primario” – esprimono Sessa, Capezzuto, Liguori – ma tra un anno andranno in quiescenza due dipendenti, ed anche ad Urologia resteranno ben presto solo un paio di medici”) ma anche segnalare a chi di dovere le criticità. Presenti, ad esempio, presso il laboratorio di Analisi come in Radiologia. Altro punto all’ordine del giorno, è la proposta dei tre rappresentanti di categoria, inerisce il potenziamento degli ambulatori di Angiologia, Allergologia (vi sarebbe solo un medico, quale referente) e di Ginecologia. Quest’ultimo, già da anni sotto i riflettori “della cronaca” – con varie iniziative o manifestazioni a salvaguardia, sovente “snobbate” da alcuni amministratori. Stiamo parlando, anche, del corteo di cittadini e lavoratori del presidio – promosso sette anni fa, dalle associazioni orbitanti attorno all’ospedale – che hanno coinvolto molti cittadini. Oppure dell’impegno del medico internista Vincenzo Sica, sempre nell’ultimo decennio, che ha combattuto tante battaglie per la valorizzazione di Ginecologia e degli altri padiglioni a rischio chiusura.

“Per tutte queste emergenze – dicono i fautori del convegno, membri della Cgil – noi chiediamo all’azienda del Ruggi di intervenire”. “Vogliamo essere ascoltati, intendiamo attivare un tavolo di lavoro e di trattative. Abbiamo proposte – sottolineano – occorre solo confrontarci e dialogare”. In vista, appunto, del documento futuro – a cura dell’Azienda sanitaria salernitana. I tre esponenti della Funzione pubblica stigmatizzano il “silenzio” dei primi cittadini, che dovrebbero essere preposti – sono concetti dei sindacalisti – a sollecitare l’opinione pubblica e gli interlocutori politici od istituzionali. Su tutti questi “problemi”: sulla stabilizzazione del personale Covid; sulla riorganizzazione del Pronto Soccorso per la lunga degenza – oltre che per la breve; sulla corretta gestione del flusso degli utenti. “Non devono esserci pazienti di serie A, contrapposti a utenti di serie B” – avvertono, esemplificando. Proprio allo scopo di ovviare a situazioni di criticità, i tre rappresentanti di categoria suggeriscono alcuni emendamenti risolutivi per iniziare a dialogare con i vertici dell’azienda. Facendo notare, tra molto altro, l’utilità di assumere in organico più di duecentoventi medici – tra specializzandi e specializzati – facenti parte delle Usca e/o Uca instaurate durante il periodo del Covid. Non foss’altro che per impedire la “fuga dei cervelli” di tali intelligenze “giovani”, costrette a recarsi al Nord o all’estero. Magari per ambire a una migliore retribuzione. Infine, si è invocato un intervento anche da parte del governatore della Regione Campania Vincenzo De Luca.

Ricordiamo – a nostra chiosa – l’impegno di Capezzuto, Liguori e Sessa durante questi ultimi anni. Come ricordiamo il supporto del comitato spontaneo “Pro Fucito”, sorto da una decina d’anni. Un’assemblea che ha visto attuarsi molte battaglie a favore di questa struttura, sia grazie al responsabile (dipendente del nosocomio) Giuseppe Saggese che – attualmente – al privato cittadino Luciano Caruso. E non dimentichiamo, neanche, le lotte effettuate dal cardiologo sanseverinese Carmine Landi. Sempre rivolte all’ospedale “Fucito” e al miglioramento dell’accoglienza degli utenti. Tra gli ideali portati avanti da Landi, citiamo l’allocazione della sede del 118 in San Severino. Progetto ancora in itinere, ma la sede sarebbe stata individuata in via Francesco Falco – nelle aule dell’ex Comune e/o negli uffici del Giudice di Pace. E un ulteriore ringraziamento va all’abnegazione di Luca “Enzino” Picarella – già referente dell’associazione “Alfonso Gatto” (Curteri) – che ha dedicato tante energie, nella sua azione a favore del nosocomio stesso.