Autonomia differenziata, pure NO!
Di Mimmo Oliva
Dopo qualche trentennio di sottotraccia, l’autonomia differenziata riprende corpo a partire dagli anni
novanta. Si cominciò a smantellare il mondo del lavoro, poi la sanità, poi la scuola e adesso tutto il resto.
Nulla di nuovo se consideriamo che tra il 1954 e il 1969 furono “inventate” le gabbie salariali, un sistema di calcolo dei salari che metteva in relazione le retribuzioni con determinati parametri, ad esempio, il costo
della vita in un determinato luogo. Ci fu bisogno di anni di lotte per eliminare quella che possiamo
tranquillamente considerare come una della più grandi distorsioni sociali della nostra Repubblica.
Adesso, in maniera decisa e trasversale, viene fuori concretamente l’autonomia differenziata, e ci
viene proposta (se non imposta) in un momento storico di grande depauperamento e svuotamento del
Sud, sotto l’aspetto del capitale sociale sia economico.
Se consideriamo solo queste due condizioni non ci resta pensare che costruire un’analisi e una
contrapposizione all’attuazione dell’autonomia differenziata è complicata.
La domanda quindi è: questo SUD è in grado di bloccare i processi in atto?
Hanno tentato di darne risposta a Nocera Inferiore, in quello che possiamo considerare un primo step, il dott. Antonio Mirabella, Mimmo Oliva, il dott. Gianni Iuliano, Sonia Angrisani, il Prof. Massimo Villone,
Lorenzo Guarnaccia.
Dopo la discussione è risultato chiaro il NO all’autonomia differenziata avviando una mobilitazione
nazionale contro il disegno di legge che potrebbe inevitabilmente portare alla disgregazione dell’Unità
d’Italia