“Napolis” la città cantata da quarantadue poeti nel libro a cura del Prof. Vicenzo Salerno
Di Stefano Pignataro
La vasta, complessa e variegata ispirazione che la città di Napoli ha prodotto in secoli di Letteratura classica, moderna, contemporanea sino ai nostri giorni viene sapientemente e meticolosamente raccolta in un volume pubblicato da “Marlin” Editore” dal titolo “Napolis. Quarantadue poeti cantano la città di Partenope” a cura del Prof. Vincenzo Salerno, professore di Letterature comparate presso l’Università di Salerno. Il volume, dedicato alle Prof.sse Maria Teresa Giaveri e Rosa Maria grillo, presentato lo scorso 17 Giugno nel primo giorno del Festival Salerno Letteratura presso il Convitto Nazionale di Salerno alla presenza dell’autore e dei giornalisti Giovanna Di Giorgio ed Enzo Ragone, si presenta alla critica letteraria come un’antologia comprendente composizioni e contributi di 42 poeti italiani che hanno fatto di Napoli la propria ispirazione, ognuno dalla propria visione personale e stilistica; vi sono composizioni che omaggiano il dialetto, ormai effettiva lingua riconosciuta dall’Unesco, composizioni di forme classiche di poesie come sonetti e prosa sino a forme innovative secondo lo stile poetico proprio di certi poeti che leggono la città secondo una loro prospettiva differente, dal “ventre tufaceo dei decumani fino all’urbe periferica d’acciaio e di cemento alle descrizione di Napoli con i “Taccuini di viaggio” o i racconti di chi ha vissuto, vive e vivrà la città.

Diversi e molteplici gli autori che hanno contribuito alla realizzazione del volume curato da Vincenzo Salerno e compreso nella collana “La Ginestra” diretta dai professori italianisti Rosa Giulio ed Alberto Granese: Franco Arminio, Carlo Avvisati, Mariano Bàino, Ambrogio Borsani, Franco Buffoni, Floriana Coppola, Maurizio Cucchi, Roberto Deidier, Gennaro Della Volpe (Raiz), Giambattista Basile – Roberto De Simone, Bruno Di Pietro, Stelvio Di Spigno, Gabriele Frasca, Mario Fresa, Carmen Gallo, Bruno Galluccio, Mimmo Grasso, Costanzo Ioni, Emilio Isgrò, Peppe Lanzetta, Valerio Magrelli, Andrea Manzi, Rino Mele, Tommaso Ottonieri, Melania Panico, Claudio Pennino, Silvio Perrella, Angelo Petrella, Antonio Pietropaoli, Gilda Policastro, Marilena Renda, Eleonora Rimolo, Elisa Ruotolo, Federico Sanguineti, Giulia Scuro, Giorgio Sica, Enza Silvestrini, Gianni Solla, Luigia Sorrentino, Mattia Tarantino, Ferdinando Tricarico, Luigi Trucillo. Un lavoro meticoloso, quello del curatore che ha fatto della “confusione degli stili” di pasoliniana memoria” un metodo di, come egli stesso indica nella sua introduzione “superamento concettuale della traccia binaria linguistica e letteraria sul doppio transito lingua-dialetto verso un consapelvole trilinguismo”; in ogni sua forma, la poesia napoletana riesce ad affermare la sua essenza e la sia forza essendo, citando Eduardo, ” teatro sempre aperto” perche’ “città imprevendibile” secondo Michele Prisco, una città che, sempre secondo Prisco, e’ unica nel sorreggere una sua identità di capitale cosmopolita ma conservando perennemente la sua tradizione etnico popolare.
Una città che, anche secondo questa peculiarità notata dal Prisco, non poteva non piacere ad un Pasolini che proprio negli anni Settanta, denunciava apertamente la perdita di identità della città propria di una stratificazione consumistica e post fascista e che a Napoli decise di ambientare la sua rilettura personale del Decameron.Tra le numerose letture che il volume intende offrire, vi e’ anche quella della condivisione, nel volume, di testi editi e scritti composti per il volume stesso e l’eterno dilemma del confronto tra la Napoli verseggiata e quella reale; secondo il curatore, dopo attento studio, arriva alla conclusione che anche se la vera essenza di Napoli può essere più violenta anche se più storica, e’ possibile osservare Napoli da un punto di vista fotografico; secondo l’autore, nella fotografia, anche un oggetto insignificante o sinistro può aver fascino.
Un concetto sviluppato da Domenico Rea, caro al curatore, nel testo critico “Le due Napoli” in cui lo scrittore nocerino esemplifica il concetto ribadendo di essere “per la visione ottimistica delle cose per il solo fatto di essere napoletani”, vero omaggio alla bellezza multiforme di una città “museo obbligatorio” come ebbe e dire Achille Bonito Oliva in un concetto ricordato da Enzo Ragone nel corso della presentazione. Un volume-antologia che esalta la ricchezza di Napoli e che, come sottolineato dal curatore, oltre al turismo olografico riesce a far soffermare il lettore, sul “turismo classico veicolato tra le sue bellezza, dalle Chiese alla sua storia.