Per tre euro in più



I meno giovani si ricorderanno di un western all’italiana del ’65, uno di quelli che ogni tanto ripassano in TV quando non sanno cosa mandare in onda: Per qualche dollaro in più. Beh, a suo modo, quello era un capolavoro di Sergio Leone, con le musiche di Ennio Morricone, uno di quei film che hanno segnato un’epoca. Il nostro “film”, Per tre euro in più, di epico ha ben poco, ma racconta una realtà amara e paradossale che, in un certo senso, lascia altrettanto il segno.


Immaginatevi questa scena: due anziani seduti in cucina, di fronte a due piatti con qualche traccia di sugo rimasta sul fondo, poche briciole di pane sul tagliere e due bicchieri mezzi vuoti di acqua. Gli occhi fissi sulla notizia del giorno. Le pensioni minime aumentano! Tre euro al mese in più. Un annuncio che suona quasi come un regalo inatteso.

In un film, questo sarebbe il momento in cui i protagonisti festeggiano con balli improvvisati e gridolini di gioia. Ma nella realtà, il ritmo è diverso: davvero qualcuno crede che tre euro possano cambiare la vita, o perlomeno migliorarla?

Nel nostro nuovo western all’italiana, Per tre euro in più, la trama è semplice, ma ricca di suspence: i protagonisti devono affrontare il loro duello finale contro il carovita. Con il costo della vita che sale, tre euro al mese sembrano più una battuta che un aiuto concreto. Come nelle migliori commedie italiane, il contrasto tra l’annuncio e la realtà provoca un sorriso amaro: forse sarà sufficiente per un pezzo di pizza da dvidere in due, ma ci vorranno i primi quindici giorni del mese, ai nostri protagonisti, solo per decidere se si potranno permettere quel “lusso”.

E così, con la dignità di chi è stato temprato dai sacrifici, molti anziani continuano a frequentare i luoghi in cui il senso di comunità si esprime nei gesti quotidiani. Alla Caritas, ad esempio, dove una spesa diventa un atto di solidarietà, non un “lusso.” Altri si muovono lentamente per le strade, scrutando i cassonetti, con la speranza di non essere visti, nella ricerca di qualcosa che possa alleggerire le spese mensili. È una scena che si ripete nelle città, raccontando senza parole il disagio di chi, pur avendo lavorato tutta la vita, si ritrova con una pensione minima, spesso frutto di contratti precari o contributi versati in modo discontinuo.

Il paradosso è proprio questo: chi ha vissuto una vita di sacrifici e lavoro si ritrova oggi con “tre euro in più.” Sembrano pochi, e lo sono, soprattutto quando anche i beni essenziali diventano meno accessibili e la lista dei farmaci indispensabili si allunga. Molti farmaci utili per trattare patologie croniche o per migliorare la qualità della vita, infatti, non sono considerati “essenziali” dal Sistema Sanitario Nazionale. Questo significa che le cure per condizioni come l’ipertensione, alcuni antidolorifici o medicinali per problemi digestivi, pur essendo fondamentali per molte persone, sono spesso a carico dei pazienti. Così, gli anziani che già vivono con pensioni ridotte si trovano a dover scegliere tra la spesa e farmaci che potrebbero ridurre i sintomi e migliorare la loro autonomia.

Per il nostro film abbiamo immaginato un lieto fine. Un’Italia in cui i nostri anziani non si vedono più in fila davanti a una mensa per i poveri, né costretti a rovistare nei cassonetti in cerca di qualche avanzo. Un finale che non è un’utopia, ma un Paese che riconosce ai suoi cittadini la dignità di una vita serena, dove nessuno è costretto a scegliere tra pagare una bolletta, mettere un pasto caldo in tavola o acquistare le medicine indispensabili. Qui, tutti hanno accesso alle cure necessarie per vivere dignitosamente, senza privazioni essenziali o il timore della prossima spesa imprevista. In questa visione, lo Stato offre qualcosa di più concreto di pochi euro: la dignità di affrontare il domani con serenità.

Purtroppo, questa è solo una fantasia. Nella realtà, molti anziani continuano a vivere in condizioni di disagio, affrontando ogni giorno le stesse difficoltà, con la speranza di una vita dignitosa che sembra sfuggire loro.

(Immagine di copertina di @AntoRiva per Polis SA Magazine, a partire da un’immagine generata da IA)