“L’abbaglio”: Le camicie rosse e il peso dell’ideale
Riflessi di Cinema
Il Cinema che riflette cultura e società
Riflessi di Cinema esplora i film italiani che hanno lasciato il segno, oltrepassando la prima visione. Un viaggio tra opere di qualità, con risvolti sociali e culturali, premiate e apprezzate dalla critica. Ogni pellicola è un riflesso della nostra società, da riscoprire con uno sguardo attento e curioso
L’abbaglio
Il film L’abbaglio (2025), diretto da Roberto, offre uno sguardo originale sulla spedizione dei Mille, concentrandosi non tanto sulle battaglie epiche quanto sulle persone comuni che ne furono protagoniste. Al centro della narrazione troviamo il tenente colonnello siciliano Vincenzo Orsini, un ex ufficiale borbonico divenuto garibaldino, interpretato da Toni Servillo, figura che incarna l’ideale morale di un’Italia onesta e unita, pronta ad affrontare difficoltà e sfide.
Accanto a lui, Domenico Tricò e Rosario Spitale, rispettivamente interpretati da Salvatore Ficarra e Valentino Picone, rappresentano l’umanità imperfetta della spedizione: uomini pieni di paure, calcoli personali e ingegno improvvisato. La loro diserzione a Marsala e le vicende successive, tra conventi, furti, bambini desiderosi di arruolarsi e piccoli atti di eroismo, rivelano la complessità sociale e culturale dell’Italia meridionale dell’Ottocento. Il film mostra un mondo in cui l’ideale patriottico convive con le difficoltà quotidiane, la diffidenza verso l’autorità e la tensione tra interesse personale e bene collettivo.
Il racconto mette in luce anche aspetti culturali significativi: Orsini rifiuta l’aiuto dei mafiosi e di alcuni notabili locali, sottolineando la difficoltà di costruire una nazione civile in contesti sociali complessi. Le città di Corleone e Sambuca diventano microcosmi di resistenza civile, in cui coraggio, astuzia e imperfezione umana si intrecciano, dimostrando che l’eroismo storico non è mai lineare. La suora Assuntina aggiunge sfumature morali ambigue, incarnando la complicità e l’inganno come strumenti di sopravvivenza in un contesto sociale difficile.
Le interpretazioni degli attori arricchiscono ulteriormente l’esperienza culturale del film. Servillo offre un ritratto intenso e riflessivo di Orsini, mentre Ficarra e Picone conferiscono umanità e ironia ai due disertori, permettendo allo spettatore di immedesimarsi nelle tensioni tra ideale e realtà quotidiana. La figura di Giuseppe Garibaldi, interpretata da Tommaso Ragno, emerge come simbolo carismatico e collettivo dell’epopea risorgimentale, pur senza oscurare le vicende più intime e personali dei protagonisti.
Il finale, ambientato vent’anni dopo, mostra Tricò e Spitale impegnati in imbrogli e piccole astuzie, mentre Orsini li osserva, riflettendo sull’imparzialità e la fragilità della partecipazione popolare all’unità d’Italia. La pellicola invita così a una riflessione profonda: l’impresa di Garibaldi, pur epica, non è riuscita a coinvolgere tutti in una lotta moralmente coerente, mostrando il contrasto tra mito e realtà, eroismo e imperfezione umana.
In sintesi, L’abbaglio si presenta come un racconto storico, culturale e sociale: un’opera che intreccia vicende individuali e grandi ideali, memoria storica e riflessione morale, offrendo allo spettatore un quadro vivo, ironico e commovente della costruzione dell’Italia unita.
Redazione Arte e Spettacolo