11 settembre: il peso dei giorni che cambiano tutto

Ognuno di noi ricorda dove si trovava e cosa sstava facendo in quei momenti. L’11 settembre è una di quelle date che non si dimenticano, non solo per le immagini drammatiche che hanno attraversato il mondo, ma per il senso di fragilità e vulnerabilità che ha lasciato nelle nostre menti. Una data in cui il mondo ha visto crollare torri e, con esse, illusioni di sicurezza e invulnerabilità.

Oggi, a ventiquattro anni da quel giorno, il ricordo non è solo un atto di memoria, ma un invito a riflettere sulle nostre priorità, sulla nostra umanità, sulla capacità di reagire e di costruire qualcosa di nuovo dalle macerie. Ogni anno, le commemorazioni ci ricordano la necessità di non dimenticare le vite spezzate, ma anche di non lasciare che la paura plasmi il nostro futuro.

L’11 settembre ci insegna che anche la vita ordinaria può cambiare in un istante. Nei momenti drammatici che stiamo attraversando oggi – tra guerre, genocidi, crisi geopolitiche e tensioni sociali – quell’eco ci parla ancora. Ci ricorda che il dolore e la paura sono universali, ma anche che la solidarietà, la resilienza e la capacità di reagire sono strumenti concreti per affrontare il futuro.

Il dolore è collettivo, ma lo è anche la responsabilità. Responsabilità di educare alla pace, alla comprensione reciproca, alla difesa della vita e della dignità di tutti, alla costruzione di ponti invece che di muri.

Le immagini, le storie, le testimonianze ci parlano ancora oggi: ci ricordano che ogni vita ha un peso, ogni scelta una conseguenza. Ricordare l’11 settembre non è solo guardare indietro: è guardare il presente con coraggio, riconoscere le tragedie che accadono nel mondo e decidere, ciascuno a modo proprio, di opporsi all’odio, alla violenza e all’indifferenza.

Antonello Rivano