il PONENTINO – N°1

In questo numero:

Pag.2-Un inserto dedicato al Ponente Genovese: il perché di una scelta editoriale

Di: Mimmo Oliva. Direttore editoriale
Antonello Rivano. Caporedazione/coordinatore nazionale

Pag.3-Tra arte e vino all’ enoteca Ricci di Pegli

di Massimo Bramante
Nell’antica enoteca, il 22 e il 29 ottobre, in esposizione le opere di Ugo Nespolo; tra una bottiglia di Barolo, un Montepulciano d’Abruzzo e un bicchiere di Blanc de blancs di Villa Sandi.

Pag.4-Pegli, intitolati al partigiano Luigi Perotti i giardini adiacenti alla scuola Mario Emanuelli

La cerimonia di intitolazione si è tenuta martedì 26 ottobre

Pag.5-Voltri, presentazione del libro “Diario Dal Lager” di Natale Giampaolo

Il giorno 3 novembre alle ore 17.00 presso il Teatro del Ponente a Voltri, con il patrocinio del Municipio VII Ponente sarà presentato il libro di Natale Giampaolo “Diario dal Lager-un operaio genovese a Mauthasen e Desdra 1944-1945” (Pentàgora edizioni)

Pag.6-Video:Carloforte. Consegna ufficiale del Cristo Processionale interamente realizzato in Liguria

Sabato 9 Settembre, a Carloforte, da parte di una delegazione del Ponente Genovese, è stato ufficialmente consegnato il Cristo Processionale interamente realizzato in Liguria con il determinante contributo dell’Arciconfraternita dei SS.Nazario e Celso di Multedo. Il Video del momento della consegna

Pag.7-Librando- rubrica di libri e autori: “La forma della felicità
romanzo di Antonello Rivano

Recensione di Anna Maria Noia
Dal 1790 ai giorni nostri. La storia, parallela, di due famiglie divise dal destino. Un naufragio e un delitto daranno vita a un cerchio che solo molti anni dopo si potrà chiudere. Una linea sottile traccia il confine tra sogno e realtà, un filo invisibile che lega due terre: Carloforte e Pegli

Pag.8-L’angolo della poesia
Pegi (Silvio Opisso)

Rubrica di Poesie e poeti

Pag.9-Il Ponente in foto.
Album fotografico del Ponente Genovese (1)

Foto del Ponente inviate dai lettori



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Un inserto dedicato al Ponente Genovese: il perché di una scelta editoriale

di Mimmo Oliva e Antonello Rivano
Per rispondere al perché un magazine online nazionale, di notizie e approfondimenti, come il nostro abbia scelto di pubblicare, al suo interno, un inserto periodico di informazione locale basterebbe ricordare le finalità stesse di Polis SA Magazine. Una informazione libera, puntata a valorizzare la cultura e l’associazionismo, con un occhio puntato sul sociale e l’attualità, senza mai mettere in secondo piano le “persone”. Tutto questo con i piedi fermi sui territori nei quali siamo presenti, con redazioni locali o semplicemente con dei collaboratori.

E’ con queste prerogative che quando Redazione Liguria ha proposto la realizzazione di un inserto periodico locale dedicato al Ponente Genovese non poteva che trovarci d’accordo e disponibili. La scelta di ricordare, nel nome e negli intenti, una storica testata per lunghi anni presente sul territorio, è stata spontanea e doverosa.

Questa è per noi una nuova sfida sulla scia di quelle scelte editoriali che ci contraddistinguono, nel nome di una divulgazione culturale e di una informazione libere da vincoli, se non quelli dettati dall’etica professionale e dal rispetto per il lettore. Come direzione editoriale e redazionale auguriamo “Buona e lunga Vita” al nuovo nato e ci impegnammo per il suo proseguo e sviluppo.
Mimmo Oliva-Direttore Editoriale


Antonello Rivano-Direttore di Redazione

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©Polis SA Magazine- Redazione Liguria



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Tra arte e vino all’ enoteca  Ricci  di  Pegli

di Massimo Bramante

Le infinite potenzialità di un buon bicchiere ( e non più ! ) di vino.  “Che c’è di più onestamente lecito e di più salutare di quel piccolo sfogo, moderato, di giovialità e di spensieratezza, in mezzo agli amici, dopo molti giorni di lavoro e di cure ?  La nostra percezione è così lucida, la parola così facile, la voce così ricca…la vita così piena a un tempo e così leggera ! “. Queste le pregnanti parole di Edmondo De Amicis, pronunciate nel corso di una dotta conferenza tenuta a Torino la sera del 15 aprile 1880 ( e che verrà in seguito pubblicata con l’aureo titolo “Gli effetti psicologici del vino”).

   Stesse avvolgenti sensazioni, stessa cordiale giovialità e spensieratezza si avvertivano entrando, la sera del 22 e 29 ottobrenell’enoteca antica di Mino Ricci,  vinaio in Genova Pegli.

            Mino Ricci è un ottantaseienne ironico e saggio, cultore tanto dell’arte quanto del vino, che ama raccogliere periodicamente attorno a sé e alla sua storica bottega sia vecchi amici che illustri sconosciuti per offrire con un sorriso festoso freschi novellini, amaroni della valpolicella, bianchi sauvignon e così via.  Il tutto sapientemente circondato, di volta in volta,  da opere di grandi artisti moderni ( ieri Marco Lodola ed Enrico Baj)  oggi Ugo Nespolo.

            Nel corso della festosa serata – anche in tempi oscuri quali quelli che oggi viviamo – i commenti su opere e quadri esposti si accompagnano alla degustazione meditata di un buon bicchiere.  Si respira – se così possiamo dire – la stessa aria che emana dall’ arcinoto Ballo al  Moulin de la Galettedi Pierre Auguste Renoir o dal meno conosciuto ma altrettanto meraviglioso Le dégeuner des canotiers :  bicchieri sparsi sui tavolini, volti sorridenti, leggerezza, spontaneità, cultura. Grande interesse, nell’enoteca del Ricci, per le illuminanti parole del critico d’arte Luciano Caprile – del Ricci amico da lungo tempo – che ragguaglia, con raffinata precisione, sulle opere del Nespolo in esposizione; tra una bottiglia di Barolo, un Montepulciano d’Abruzzo, un bicchiere di Blanc de blancs di Villa Sandi.

            A Luciano Caprile abbiamo chiesto lumi su questa originale ed affollata iniziativa in quel di Pegli e – in special modo – chiarimenti sulla figura di un grande Maestro dell’arte moderna quale Ugo Nespolo (già coautore di un ricco catalogo a corredo di una mostra dedicata al Maestro piemontese, a Villa Croce, nel 1986)  : poliedrico intellettuale (pittore, scrittore, autore di cartoni animati,  arguto regista) che voleva appunto – fin dagli anni Settanta (in sodalizio con Enrico Baj e i seguaci della sua “Patafisica”)  “ portare – sono sue  stesse parole – l’arte nella vita “.  E portare l’arte nella vita – per Nespolo significava anche aprirsi al nuovo, mai ripiegarsi su se stessi, erigere steccati, barriere fisiche e culturali, bensì immergersi coraggiosamente tanto nella semplicità del quotidiano quanto nei complessi meandri delle scienze (nel 2018 una sua personale dal titolo Numbers sarà accompagnata da un catalogo che vedrà il contributo del noto matematico Piergiorgio Odifreddi).

Riguardo all’articolata opera del maestro, Caprile ha poi  proseguito:

           
Ugo Nespolo è un artista da sempre ribelle alle consuetudini e alle convenienze e il titolo di quella ormai lontana antologica, ospitata a Villa Croce e intitolata ‘La bella insofferenza’, ne è un significativo esempio. Infatti le sue prime prove degli anni Sessanta, maturate nel clima di quell’ ‘arte povera’ promossa da Germano Celant nel capoluogo piemontese, ben presto troveranno un felice e autonomo sbocco in un universo ricco di colori e di ironia. Egli si avvarrà di certe dinamiche futuriste ( sarà Fortunato Depero uno dei suoi punti di riferimento ), di certe scomposizioni e ricomposizioni cubiste, di allusioni dadaiste, di profondi rispecchiamenti patafisici e di più recenti manipolazioni pop per  interrogare, stravolgere e reinventare ogni volta certe immagini del nostro tempo. Le sue sono verità da scoprire sotto la patina gioiosa di un messaggio che va a colpire immediatamente l’attenzione dell’osservatore prima di tendere la trappola a una successiva percezione. Sotto tale ottica vanno intese le serie di opere dedicate ai ‘numeri’, alle ‘note musicali’ e alle combinazioni di tali elementi con l’aggiunta di ulteriori dettagli o di particolari sottolineature narrative. Un particolare rilievo assumono i ‘Musei’ dove vengono indagati e reinterpretati alcuni capolavori del passato più o meno lontano. Un paio di questi esempi sono in mostra presso l’enoteca di Mino Ricci fino al 29 ottobre. Ma Nespolo non si è mai limitato alla sola pittura. Fin dagli anni Sessanta ha prodotto film d’artista che sono stati proiettati nei più importanti musei del mondo, dal Centre Pompidou di Parigi al Reina Sofia di Madrid, al Museum of Art di Philadelphia, alla Tate Modern di Londra. Questi film hanno chiamato in causa artisti del calibro di Lucio Fontana, Enrico Baj, Michelangelo Pistoletto, Alighiero Boetti e letterati come Allen Ginsberg ed Edoardo Sanguineti che hanno recitato se stessi o si sono calati in storie ricamate su di loro dallo stesso Nespolo. E le mostre in spazi prestigiosi sono andate di pari passo coinvolgendo per esempio con rassegne personali il Palazzo Reale di Milano, il Museo Nacional de Bellas di Buenos Aires e, a partire dal Duemila, il Palazzo Reale di Napoli, il Museo d’Arte Moderna di Mosca, il Museo Nazionale di Pechino, il Museo Poldi Pezzoli di Milano, il Museo Nazionale delle Belle Arti dell’Avana, la Galleria d’Arte Moderna di Torino e, per chiudere il cerchio, ancora il Palazzo Reale di Milano. Nespolo è sempre in movimento mentale e fisico nel palazzo che accoglie lo studio e l’abitazione immersi in un clima di distillato ordine che sembrerebbe vanificare il senso libero e giocoso dei suoi quadri. Invece ne sottolinea quell’intimo significato che si diceva. E a ulteriore riprova va riferita un’ulteriore attività che lo sta coinvolgendo sempre di più, quella di saggista che si esprime non solo sulle pagine culturali del ‘Foglio’  ma anche attraverso pubblicazioni di libri. Il più recente, edito da Einaudi, si intitola ‘ Per non morire d’arte ’ e va a toccare, tra gli altri. i temi scottanti del mercato. Questo è dunque Ugo Nespolo che misura il suo tempo e anche il nostro con una baldanza e una lucidità intellettuale che non tiene conto dell’anagrafe”.

Massimo Bramante

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Pegli, intitolati al partigiano Luigi Perotti i giardini adiacenti alla scuola Mario Emanuelli

foto “La voce di Genova”

Pegli, martedì 26 ottobre si è tenuta la cerimonia di intitolazione al partigiano Luigi Perotti (1926-1945) dei giardini accanto alla scuola primaria Mario Emanuelli, nell’area dell’ex ospedale Martinez.

Presenti autorità istituzionali come il consigliere comunale Vittorio Ottonello, su delega del sindaco di Genova Marco Bucci, il presidente del Municipio VII Ponente Claudio Chiarotti.

Tra gli altri il presidente del circolo Anpi “Mario e Nicolò Dagnino” di Pegli, Simone Solari e Carla Perotti, sorella del partigiano Luigi Perotti.

hanno assistito alla cerimonia di inaugurazione anche alunni della scuola dedicata a Mario Emanuelli. I ragazzi hanno partecipato cantando l’inno di mameli e recitando poesie.

Chi era Luigi Perotti

Nato a Pegli il 18 luglio 1926, Luigi Perotti lavorava all’Ansaldo di Sestri Ponente come addetto alla sala tracciato del cantiere. Il 17 aprile 1945, cercando di sfuggire alle Brigate Nere che minacciavano di fare irruzione nella sua casa di via Piandilucco, si ferì alla pancia con lo spunzone di ferro di un cancello su cui era scivolato, dopo avere scavalcato il muro che portava nei giardini dei palazzi di via Opisso. Rifugiatosi in Val Varenna insieme ad altri due partigiani, le ferite riportate durante la fuga gli provocarono febbre e forti dolori al ventre, ma per motivi di sicurezza gli fu impossibile scendere a valle per farsi curare. Solo con la Liberazione fu trasportato all’ospedale di Sampierdarena, dove morì il 3 maggio 1945.

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Voltri, presentazione del libro “Diario Dal Lager” di Natale Giampaolo

Il giorno 3 novembre alle ore 17.00 presso il Teatro del Ponente a Voltri, con il patrocinio del Municipio VII Ponente sarà presentato il libro di Natale GiampaoloDiario dal Lager-un operaio genovese a Mauthasen e Desdra 1944-1945” (Pentàgora edizioni)
Interverranno Silvia Brocato, assessore del Municipio VII Ponente, Anna Dagnino già assessore della provincia e del comune di Genova, Maurizio Mantero presidente dell’ANPI di Voltri, Corrado e Paolo Giampaolo curatori del libro e figli dell’autore.
L’evento sarà presentato dall’attore Pietro Musso che leggerà anche alcuni brani del libro.

Il libro

16 giugno 1944, prime ore del pomeriggio: le fabbriche del ponente genovese vengono circondate dalle milizie della RSI e dalle truppe tedesche. Centinaia di lavoratori (1480 per la prefettura) vengono radunati, selezionati, caricati sui treni e deportati in Germania, prima tappa Mauthausen, da dove saranno smistati in altre località tra stabilimenti e campi di lavoro.

Inizia così una delle pagine più drammatiche della storia operaia sotto l’Italia occupata, raccontata da Natale Giampaolo nel diario tenuto durante gli ultimi mesi di prigionia prima della Liberazione.

Il rastrellamento, l’arrivo a Mauthausen, le condizioni di vita dei lavoratori italiani deportati, il bombardamento di Dresda.

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Video

Carloforte. Consegna ufficiale del Cristo Processionale realizzato in Liguria

Confratelli liguri e carlofortini con il Cristo processionale di Carloforte detto “Il Tabarchino”

Sabato 9 Settembre, a Carloforte, è stato ufficialmente consegnato il Cristo Processionale interamente realizzato in Liguria con il determinante contributo dell’Arciconfraternita dei SS.Nazario e Celso di Multedo.

Nel video il momento della consegna da parte del priore dell’arciconfraternita di Multedo, Emanuele Montaldo, ai cristezzandi carlofortini. La cerimonia è avvenuta di fronte alla chiesetta della Madonna dello Schiavo che custodisce il simulacro mariano da sempre simbolo della storia tabarchina.

Nei prossimi numeri de “IL PONENTINO” tutti i dettagli del “Cristo Processionale di Carloforte”, dalla nascita del progetto alla sua realizzazione.

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Librando- rubrica di libri e autori

“La forma della felicità”
romanzo di Antonello Rivano
(ilmiolibro 2018)

Dal 1790 ai giorni nostri. La storia, parallela, di due famiglie divise dal destino. Un naufragio e un delitto daranno vita a un cerchio che solo molti anni dopo si potrà chiudere. Una linea sottile traccia il confine tra sogno e realtà, un filo invisibile che lega due terre: Carloforte e Pegli.

Un libro ironico, fresco, nostalgico e volto alla preservazione delle nostre zone – con un’attenzione alla linguistica (dialettale e non) e strizzando l’occhio all’etnografia; all’antropologia dei luoghi. Si tratta de “La forma della felicità”, autore il blogger, narratore, poeta e giornalista (direttore di redazione di “Polis Sa Magazine”) Antonello Rivano.

Un grande appassionato dello scibile umano; della geografia delle zone in cui vive; della cultura ligure (Pegli) e di quella sarda (“tabarchina”), relativa all’amatissima cittadina di Carloforte.

Un’enclave ligure in piena Sardegna. Dove si mescolano culture diverse ma poetiche e antichissime; dove si vivono influenze tra posti meravigliosamente arcani e bellezze naturali; artistiche; antropiche molto suggestive e decorose. Malinconicamente nostalgiche – sospese tra due realtà tutte da scoprire, comunicanti e affratellanti.

Copertina (prima, dorso e quarta di copertina) de “La forma della Felicità”

Il romanzo narra di viaggi ed avventure sempre… “in bilico” tra Sardegna e Liguria – topos dell’anima, che non sa decidersi, non vuol risolversi se “metter radici” nell’una piuttosto che nell’altra località. Ed è una dicotomia, un dualismo platonico davvero struggente e perciò affascinante. Due paesi interessanti anche dal punto di vista etnografico – dicevamo in precedenza – grazie (tra altre motivazioni) all’oasi sociolinguistica (nonché storica) della lingua dei “tabarchini”: una popolazione ligure che risiedeva nell’omonima cittadina africana di Tabarca.

Tra svariate vicissitudini storiche, ecco che la popolazione e il vernacolo – appunto – tabarchini si diffusero anche in Spagna; qui sorse la località di Nueva Tabarca (vicino Alicante) dove però ben presto lingua e tradizioni si annacquarono sino a scomparire quasi del tutto, e ancora in Sardegna, con Calasetta. Poi l’unicità, la peculiarità di queste zone, Isole di fatto, Carloforte in quella di San Pietro e Calasetta nella vicina Sant’ Antioco, ma anche per identità culturale – tra il ligure e il sardo (commistione di saperi) – è stata nel tempo “confermata” (diciamo così) dalle vicende liete e tristi degli abitanti (così come dei colonizzatori e degli “stranieri” che vi sono giunti). In particolare, le maestranze tabarchine, in origine, si occupavano della lavorazione del corallo, per poi integrarla con la pesca del tonno e successiva lavorazione.

Il dialetto di Carloforte deriva da quello di Pegli ma è frutto di tantissime contaminazioni, succedutesi nel corso degli anni. Come le concrezioni coralline, oseremmo affermare.

Antonello Rivano

Tornando al libro di Antonello Rivano, si tratta di un romanzo breve (2018) – che consta di circa 140 pagine (138, per la precisione), distribuito anche in rete. È un racconto di viaggi, avventure e amore. Di famiglie e di “Famiglia”. Un fil rouge di avvenimenti mozzafiato, di gelosia e sentimenti forti; pregnanti, a coinvolgere parallelamente due famiglie unite – per l’appunto – dalle emozioni amorose. Il massimo sentimento, cantato (e decantato) fin dai primordi; dalle origini della letteratura mondiale. Da Dante sublimato. È l’Amore, che “move il Sole e l’altre stelle” – per citare il Sommo (poeta).

“La forma della felicità” di Rivano sembra voler omaggiare l’eterno femminino – il “gentil sesso”: i personaggi femminili sono caratterizzati da tanta forza; da caratteri imperiosi (e impetuosi); battaglieri, capaci, intelligenti. Una saga familiare che parte da… lontano, dalla fine del ‘700.

A caratterizzare certi “punti di forza” tra generazioni e generazioni. Con le proprie ribellioni… “sociali” – anche. In un turbinio di sentimenti o di ri-sentimenti.

La scena si apre dapprima mediante un prologo… “moderno”. Uno scenario dei nostri giorni (ambientato nel 2014). Poi prosegue tornando indietro nel tempo, sino agli albori dell’800, con la vicenda di due innamorati, che progettano di fuggire assieme, anche se a partire dovrà essere prima lui– dal momento che la loro storia d’amore è osteggiata dalle rispettive famiglie – ma che nutrono dubbi e ansie, trasformantisi in irrequietezze e dolori. Un nucleo familiare degli anni intorno al 1800, poi destinato a riprodursi nella contemporaneità. Tra tanti sentimenti, soprattutto positivi.

Carloforte

Ritratto di persone e personaggi vividi e indipendenti – soprattutto, dicevamo appena più sopra – quelli muliebri (donneschi). L’affetto dunque trionfa, tra le tragedie e i lutti presenti – sparsi qua e là – nel libro. Che si mostra intenso, incalzante e denso di suspence. La trama e gli intrecci narrano di saghe (come detto sopra) familiari, tra le meraviglie di Carloforte e della Sardegna nonché inseriti nel contesto ligure di Pegli. L’opuscolo, dato alle stampe nel 2018 (dopo e/o in precedenza ad altri lavori di Rivano – tra i quali apprezzabili raccolte liriche; delle sillogi o florilegi antologici scritte anche in vernacolo tabarchino), gode in copertina del tratto grafico di Salvatore Rombi. È un artista 81enne, figurativista e paesaggista autodidatta; vive proprio in quel di Carloforte. Ha partecipato a numerose collettive o a personali nella “sua” terra di origine. Il suo tratto appare morbido e limpido, velato di nostalgiche allusioni… “amorose” verso la Sardegna e la Liguria assieme. Memorabili i suoi dipinti.

Inoltre, Rivano – classe 1961, vincitore di svariati e prestigiosi riconoscimenti per le sue apprezzabili (ed apprezzate) opere – ha affidato l’introduzione a Pier Guido Quartero, prolifico autore genovese.

L’introduzione stessa si sofferma sui capisaldi del romanzo – svelandone intenti e sentimenti, che appaiono integri (intatti); questo pur dotando Antonello Rivano di dinamicità il proprio elaborato e (consequenzialmente) i personaggi che “abitano” (per così dire) la storia. Leggendo – tutta d’un fiato – la vicenda esposta da Rivano, ci si addentra in un universo definito – da Quartero stesso, nella prefazione – “naif”. A significare “ingenuo”, ma anche “originario” (dunque “originale”). Così pare essere, almeno a un primo esame – certamente superficiale, mentre poi la materia più sorprendente e profonda emerge pian piano nel corso dell’intricata ma delicata, accorata e romantica storia – l’opera di “Anto” Rivano. Che senz’altro può regalarci altre pubblicazioni di prestigio, impratichendosi ulteriormente e maturando le sue scelte stilistiche e lessicali a favore della narrazione; del racconto. Di altre narrazioni; di ulteriori racconti similmente interessanti e “freschi” (lo affermavamo inizialmente), godibili.

Pegli

“La forma della felicità” è una rappresentazione dell’amore sviscerato per la propria terra; anzi: delle proprie terre – tra Liguria e Sardegna. Di svariate identità ritrovate e concluse a mo’ di cerchio. Un cerchio che si stringe tra tormenti e momenti felici transgenerazionali. Che esprime anche i poetici sentimenti dello scrittore verso la “sua” donna, che lo vede pellegrino; “viandante” tra Pegli e Carloforte.

E questo amore struggente connota un po’ tutti i protagonisti del romanzo. La stessa natura dei posti, con scorci – soprattutto – marini (il mare, elemento temuto o odiato; fonte di lavoro e reddito ma anche spirito indomito; selvaggio; ideale di libertà ma anche tomba di morte per chi vi si avventura incautamente) non è assolutamente sullo sfondo – nell’economia del libro. Infine, Rivano riversa nell’ottimistica, entusiastica sua opera l’attaccamento (da noi prima citato) alla famiglia e ai suoi valori (che a volte divengono leggi, norme, ordini – scritti e non). Riteniamo che Antonello (reduce da tanti successi letterari – che lo incitano ed incoraggiano a proseguire, col suo “entusiasmo”) possa ulteriormente varcare le “colonne d’Ercole” della letteratura “locale” (che poi è un riflesso della… “grande letteratura nazionale” – e non solo) per condurci – novelli Ulisse – alla ricerca della nostra casa, della patria. Di un luogo come l’Itaca (“buen retiro”) di Odisseo, in cui invecchiare quando si è stanchi e nella quale rinsaldare legami ancestrali. Quelli dei nostri avi, degli antenati: dei “patres”, dei “maiores”. Ed allora sì, che l’umanità intera comprenderà la saggezza – almeno lo speriamo. In ciò risiede… (appunto) “la forma della felicità”. Proprio come l’ideale dell’ostrica verghiano. Indimenticabili, i suoi personaggi ci conducono all’estasi dei propri Paradisi lussureggianti.

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©Polis SA Magazine- Redazione Liguria



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L’angolo della poesia

Pegi (Silvio Opisso)

Chi dixe Pegi dixe cöse belle,
chi dixe Pegi dixe o paradiso:
ghe dà o sô tutto l’anno o seu sorrisoe
o ciù döçe sorriso ghe dà e stelle.
Ghe rïe e ô baxa o mâ, o mâ o ghe canta
a canson de l’amô ch’o no abbandonn-a.
A monte o verde de pinæe o l’ammanta
e o ghe pòrta l’aròma e l’äia bonn-a.
Tæra d’antiga gente onesta e fëa,
perla de Zena, perla da rivëa!
 ***Chi dixe Pegi dixe e ville Döia,
Lomellini-Rostan e Pravexin,
sciöe, profummi, incanti de Villin:
cöse belle d’ancheu, cöse da stöia.
Glòria do Portiggeu e di Castelli!
Ò glòria di Pëgin d’allöa e de primma!
Ne parla o Castellusso ancon de quelli
tempi, ne î canta a Priapolla in rimma…
Tæra d’antiga gente onesta e fëa,
perla de Zena, perla da Rivëa!….
De tutte e cöse belle o l’à o sorriso:
chi dixe Pegi dixe o paradiso.



Pegli

Chi dice Pegli dice cose belle,
chi dice Pegli dixe il paradiso:
gli dà il sole tutto l’anno il suo sorriso
e più dolce sorriso gli danno le stelle.
Gli ride e lo bacia il mare, il mare gli canta
la canzone dell’amore che non abbandona.
A monte il verde delle pinete lo ammanta
e gli porta l’aroma e l’aria buona.
Terra d’antiga gente onesta e fiera,
perla di Genova, perla della Riviera!
***Chi dice Pegli dice le ville Doria,
Lomellini-Rostan e Pallavicini,
fiori, profumi, incanti di villini:
cose belle d’oggi, cose della storia.
Gloria del Porticciolo e dei Castelli!
Oh, gloria dei pegliesi d’allora e di prima!
Ci parla il Castelluccio ancora di quei
tempi, ce li canta la “Priapulla” in rima…
Terra d’antica gente onesta e fiera,
perla di Genova, perla della Riviera!…
Di tutte le cose belle ha il sorriso:
chi dixe Pegli dice il paradiso.

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Il Ponente in foto

Album fotografico del Ponente Genovese (1)

Voltri: La focaccia, il mare e la montagna
Valvarenna-Particolare

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"Il Ponentino-Periodico di informazione del Ponente Genovese"
è un inserto online di Polis SA Magazine, a cura di Redazione Liguria. Coordinatore regionale di Polis SA Magazine-Redazione Liguria: Antonio Marani

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