il PONENTINO – N°1
N°1 del 27/10/2021. Periodico online di informazione di Pegli e del Ponente, allegato a Polis SA Magazine. A cura di PSAM-Redazione Liguria e Circolo Culturale Norberto Sopranzi Pegli
Tra arte e vino all’ enoteca Ricci di Pegli
di Massimo Bramante
Le infinite potenzialità di un buon bicchiere ( e non più ! ) di vino. “Che c’è di più onestamente lecito e di più salutare di quel piccolo sfogo, moderato, di giovialità e di spensieratezza, in mezzo agli amici, dopo molti giorni di lavoro e di cure ? La nostra percezione è così lucida, la parola così facile, la voce così ricca…la vita così piena a un tempo e così leggera ! “. Queste le pregnanti parole di Edmondo De Amicis, pronunciate nel corso di una dotta conferenza tenuta a Torino la sera del 15 aprile 1880 ( e che verrà in seguito pubblicata con l’aureo titolo “Gli effetti psicologici del vino”).
Stesse avvolgenti sensazioni, stessa cordiale giovialità e spensieratezza si avvertivano entrando, la sera del 22 e 29 ottobre, nell’enoteca antica di Mino Ricci, vinaio in Genova Pegli.
Mino Ricci è un ottantaseienne ironico e saggio, cultore tanto dell’arte quanto del vino, che ama raccogliere periodicamente attorno a sé e alla sua storica bottega sia vecchi amici che illustri sconosciuti per offrire con un sorriso festoso freschi novellini, amaroni della valpolicella, bianchi sauvignon e così via. Il tutto sapientemente circondato, di volta in volta, da opere di grandi artisti moderni ( ieri Marco Lodola ed Enrico Baj) oggi Ugo Nespolo.
Nel corso della festosa serata – anche in tempi oscuri quali quelli che oggi viviamo – i commenti su opere e quadri esposti si accompagnano alla degustazione meditata di un buon bicchiere. Si respira – se così possiamo dire – la stessa aria che emana dall’ arcinoto Ballo al Moulin de la Galettedi Pierre Auguste Renoir o dal meno conosciuto ma altrettanto meraviglioso Le dégeuner des canotiers : bicchieri sparsi sui tavolini, volti sorridenti, leggerezza, spontaneità, cultura. Grande interesse, nell’enoteca del Ricci, per le illuminanti parole del critico d’arte Luciano Caprile – del Ricci amico da lungo tempo – che ragguaglia, con raffinata precisione, sulle opere del Nespolo in esposizione; tra una bottiglia di Barolo, un Montepulciano d’Abruzzo, un bicchiere di Blanc de blancs di Villa Sandi.
A Luciano Caprile abbiamo chiesto lumi su questa originale ed affollata iniziativa in quel di Pegli e – in special modo – chiarimenti sulla figura di un grande Maestro dell’arte moderna quale Ugo Nespolo (già coautore di un ricco catalogo a corredo di una mostra dedicata al Maestro piemontese, a Villa Croce, nel 1986) : poliedrico intellettuale (pittore, scrittore, autore di cartoni animati, arguto regista) che voleva appunto – fin dagli anni Settanta (in sodalizio con Enrico Baj e i seguaci della sua “Patafisica”) “ portare – sono sue stesse parole – l’arte nella vita “. E portare l’arte nella vita – per Nespolo significava anche aprirsi al nuovo, mai ripiegarsi su se stessi, erigere steccati, barriere fisiche e culturali, bensì immergersi coraggiosamente tanto nella semplicità del quotidiano quanto nei complessi meandri delle scienze (nel 2018 una sua personale dal titolo Numbers sarà accompagnata da un catalogo che vedrà il contributo del noto matematico Piergiorgio Odifreddi).
Riguardo all’articolata opera del maestro, Caprile ha poi proseguito:
“Ugo Nespolo è un artista da sempre ribelle alle consuetudini e alle convenienze e il titolo di quella ormai lontana antologica, ospitata a Villa Croce e intitolata ‘La bella insofferenza’, ne è un significativo esempio. Infatti le sue prime prove degli anni Sessanta, maturate nel clima di quell’ ‘arte povera’ promossa da Germano Celant nel capoluogo piemontese, ben presto troveranno un felice e autonomo sbocco in un universo ricco di colori e di ironia. Egli si avvarrà di certe dinamiche futuriste ( sarà Fortunato Depero uno dei suoi punti di riferimento ), di certe scomposizioni e ricomposizioni cubiste, di allusioni dadaiste, di profondi rispecchiamenti patafisici e di più recenti manipolazioni pop per interrogare, stravolgere e reinventare ogni volta certe immagini del nostro tempo. Le sue sono verità da scoprire sotto la patina gioiosa di un messaggio che va a colpire immediatamente l’attenzione dell’osservatore prima di tendere la trappola a una successiva percezione. Sotto tale ottica vanno intese le serie di opere dedicate ai ‘numeri’, alle ‘note musicali’ e alle combinazioni di tali elementi con l’aggiunta di ulteriori dettagli o di particolari sottolineature narrative. Un particolare rilievo assumono i ‘Musei’ dove vengono indagati e reinterpretati alcuni capolavori del passato più o meno lontano. Un paio di questi esempi sono in mostra presso l’enoteca di Mino Ricci fino al 29 ottobre. Ma Nespolo non si è mai limitato alla sola pittura. Fin dagli anni Sessanta ha prodotto film d’artista che sono stati proiettati nei più importanti musei del mondo, dal Centre Pompidou di Parigi al Reina Sofia di Madrid, al Museum of Art di Philadelphia, alla Tate Modern di Londra. Questi film hanno chiamato in causa artisti del calibro di Lucio Fontana, Enrico Baj, Michelangelo Pistoletto, Alighiero Boetti e letterati come Allen Ginsberg ed Edoardo Sanguineti che hanno recitato se stessi o si sono calati in storie ricamate su di loro dallo stesso Nespolo. E le mostre in spazi prestigiosi sono andate di pari passo coinvolgendo per esempio con rassegne personali il Palazzo Reale di Milano, il Museo Nacional de Bellas di Buenos Aires e, a partire dal Duemila, il Palazzo Reale di Napoli, il Museo d’Arte Moderna di Mosca, il Museo Nazionale di Pechino, il Museo Poldi Pezzoli di Milano, il Museo Nazionale delle Belle Arti dell’Avana, la Galleria d’Arte Moderna di Torino e, per chiudere il cerchio, ancora il Palazzo Reale di Milano. Nespolo è sempre in movimento mentale e fisico nel palazzo che accoglie lo studio e l’abitazione immersi in un clima di distillato ordine che sembrerebbe vanificare il senso libero e giocoso dei suoi quadri. Invece ne sottolinea quell’intimo significato che si diceva. E a ulteriore riprova va riferita un’ulteriore attività che lo sta coinvolgendo sempre di più, quella di saggista che si esprime non solo sulle pagine culturali del ‘Foglio’ ma anche attraverso pubblicazioni di libri. Il più recente, edito da Einaudi, si intitola ‘ Per non morire d’arte ’ e va a toccare, tra gli altri. i temi scottanti del mercato. Questo è dunque Ugo Nespolo che misura il suo tempo e anche il nostro con una baldanza e una lucidità intellettuale che non tiene conto dell’anagrafe”.
Massimo Bramante
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