Sab. Ott 5th, 2024

Lipa: l’inferno di ghiaccio

Albe, tramonti e notti con inutili stelle, nel susseguirsi di desideri alimentati da una forza interiore che supera quella fisica, messa a dura prova, vengono vissute, distanza dopo distanza, verso l’orizzonte balcanico

Da anni è in atto una tragedia umana che pare non finire mai.

Di Pina Esposito

Mentre siamo presi dai problemi italici, seguendo le vicende della formazione di un nuovo governo, a  pochi sembra interessare la dolorosissima questione dei respingimenti che avvengono a Trieste.

Da anni ormai, da quando l’Ue nel 2016 chiuse le porte ai profughi in cerca di asilo, stringendo accordi con la Turchia e con i paesi orientali dell’ex Jugoslavia, è in atto una tragedia umana che pare non finire mai.

L’accordo prevedeva che chi era in fuga dovesse trovare accoglienza laddove fosse approdato e che chi agognava ad un approdo diverso, in un Paese dell’Europa occidentale, dovesse essere respinto, ottenendo un  rifiuto netto.

La questione  spinosa, dolorosa e ad oggi irrisolta,riguarda gente afghana, pachistana, siriana e gruppi di africani.

Lipia: l'inferno di ghìacco
-La rotta balcanica-

Costoro sono in fuga da guerre e carestie; inseguono il sogno di un avvenire diverso. Meno cruento,meno doloroso del destino di morte e di fame da cui fuggono via.

La rotta, definita bosniaca, vede la fiumana umana partire dalla Grecia. Si possono solo immaginare, e vengono i brividi a farlo pericoli e i sacrifici del loro lungo cammino. Percorsi duri, con addosso, per ognuno una croce.

Albe e tramonti e notti con inutili stelle, nel susseguirsi di desideri alimentati da una forza interiore che supera quella fisica, messa a dura prova, vengono vissute distanza, dopo distanza, verso l’orizzonte balcanico.

 Dovrebbe essere questo il trampolino di lancio verso l’Europa occidentale, che spende soldi per loro, ma poi chiude i battenti, sbattendo in faccia a loro, la porta dei confini che vengono, dunque resi  inviolabili, inaccessibili, vietati.

E allora l’UE, ché pure finanzia i Paesi accoglienti per allestire dei campi di accoglienza, ci dovrebbe spiegare le sue contraddizioni  che sono così evidenti e così in palese contrasto con i diritti fondamentali,proclamati ed osannati in molte carte costituzionali e dichiarati esplicitamente,da lunghi decenni, nelle carte dei diritti universali.

Accade così che a Lipa, che dista ad appena trecento chilometri da Trieste, siano ammassati nel gelo migliaia di persone, senza speranza, ostinati e chiusi nei recinti dei loro sogni perduti.

-Rifugiati a Lipia (Foto Open Migration)-

La Bosnia non fa parte della UE, ma si prende i soldi dalla UE. Questi soldi, milioni di euro, a che servono se i ripari sono affondati nel ghiaccio, se i profughi vivono allo stremo e se, quando tentano una fuga, qui ritornano in attesa del niente?

Chi è arrivato a Trieste si è illuso di varcare confini  per giorni migliori, puntando alla stella del sogno che li ha sorretti.

Ma non è la stella cometa che guida alla capanna;è la stella illusoria che tradisce ed offusca la logica e la dignità umana.

Dopo gli incendi dei campi di Lipa,avvenuti nello scorso Dicembre, la situazione si è fatta durissima.

Questo spiega le fughe continue; l’ultima fuga,una delle tante,si è conclusa appena pochissimi giorni fa, sull’autostrada A1,nei pressi di Caserta,quando la polizia stradale,controllando un tir con targa macedone, ha scoperto nascosti fra le ruote, quattro minori ed un ventunenne di origine afgana.

Hanno rischiato di morire assiderati. Non sono stati i primi e, ahimè, non saranno gli ultimi, anche se non vorremmo mai più sentire notizie del genere.

Il pericolo, anche come  quello estremo di mettere fine ai propri giorni, come si vede, si sconta e si scontra con desideri di vita con tratti minimamente umani.

Il senso di impotenza non zittisce l’indignazione, ma di come gira questo mondo, veramente siamo stanchi.

E, intanto i notiziari nostrani, fra donne uccise, genitori trucidati, bimbi che muoiono con gesti estremi per sfide ottuseci parlano di giovani che ,da noi per vincere la noia, se le suonano di santa ragione.

Meno male che ci distrae qualche faccia di politico, quando ci racconta dell’esito delle consultazioni in corso. Più che ridere, anche in questo caso ci viene da piangere!

Ma poi pensiamo al pianto vero, a quello silenzioso dei destini disgraziati.

E ci vergogniamo.

Pina Esposito

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