Gio. Dic 5th, 2024

Elena Amore: il mio territorio sordo

Elena Amore, giovane di Cava de’ Tirreni, per passione e per lavoro fa teatro, ma un tipo di teatro in cui gli stereotipi crollano e gli attori non sono così come li si immagina, anche se nutre un gran rispetto per i suoi maestri. Di formazione ampia, ha viaggiato molto e ora il suo progetto è il Teatro sportivo, un mix esplosivo di teatro espressivo in cui è coinvolta la mente e il corpo, e lo sport con le sue logiche e le sue regole. Le chiedo di presentarsi e mi dice gli ultimi due versi di una poesia di Aldo Palazzeschi: “Chi sono? Il saltimbanco dell’anima mia”. Le piace essere in un modo e in un altro, essere un’attrice ma anche autrice. Poliedrica e intraprendente così come il suo teatro.

Com’è nata l’idea del Teatro sportivo?

«La mia idea, declinabile in un corso/workshop e simili, coniuga le caratteristiche tipiche dello sport a quelle tipiche del teatro. Il risultato è un percorso attoriale che può portare anche a una performance teatrale. La bellezza sta nel fare gli esercizi, le attività. Pongo molta attenzione a tutto ciò che succede in fase di preparazione, quando in sala, si dà forma alla propria follia e ci si esprime. Ogni “partita” è sempre diversa e porta sempre alla scoperta di nuovi scenari. Per me l’importante è modificare l’approccio con cui spesso ci si avvicina al teatro, presentando un’alternativa».

La “partita”, di cui parla Elena, dura circa due ore durante le quali si prova ad accendere l’atmosfera magica dell’arte teatrale, provando a ricreare bellezza. I partecipanti si dividono in: “giocatori sul campo” che esercitano i ruoli principalmente attoriali e i tifosi che hanno il ruolo di spettatori attivi, costantemente attenti a ciò che accade e a fare da specchio a chi si sta esprimendo.

Teatro come forma di espressione: quali sono i vantaggi?

«Come dice un mio grande maestro, l’attore “è sia artista che opera”. Io aggiungo che l’attore non può godere della vista completa della sua creazione. Mi spiego, l’attore non potrà mai avere lo stesso sguardo e impatto degli spettatori. Personalmente il teatro mi permette di entrare in contatto con la nostra natura bestiale e divina, è proprio un punto d’incontro tra profondi abissi e guizzi celesti, usando sia il linguaggio del corpo che della mente. Mi sono appassionata così tanto al teatro-danza, teatro-fisico, teatro di ricerca, mimo corporeo, perché, riconosco che c’è tanto da scoprire nell’Universo là fuori, almeno quanto ce n’è qui dentro!».

“Fare cose” in questo territorio è sempre un’impresa: qual è la tua esperienza?

«È proprio “un’impresa” e al teatro il carattere “imprenditoriale” è sempre mancato. La 279

mia esperienza lavorativa in generale e teatrale, è triste e dolorosa come quasi tutte quelle dei miei colleghi. Ho fatto tantissimi spettacoli ma sempre pagati pochissimo e malissimo e negli anni la situazione è solo peggiorata. Difficoltà ad avere aiuti, a trovare spazi, collaboratori validi, a sentirmi riconosciuto un qualche tipo di ruolo nella società. Si reputa il teatro semplicemente una forma di “intrattenimento” e si fa una confusione tremenda tra arte, teatro, cinema, televisione, pubblicità, fenomeni da baraccone e noumeni da circo. Parlare di dignità e valore del teatro, questa è forse un’impresa ancora più grande».

Giovane e al sud Italia. Restare o andare via? E perché?

«Mi pongo questa domanda almeno tre o quattro volte l’anno. A me personalmente piace viaggiare per interesse e piacere, non per fuga. Le bellezze e la storia dell’Italia mi hanno sedotta in tempi non sospetti e sono una cultrice di filologia per cui imparare un’altra lingua così bene da saperci giocare così come faccio con l’Italiano mi costerebbe anni di studio. Se proprio questo Sud continuerà a mostrarsi sordo e cieco, allora confido nella possibilità di creare una rete e dei ponti, tra il nostro territorio e quelli lontani e di portare nel mondo ciò che ha avrà avuto comunque qui la sua gestazione».

Al termine della chiacchierata le chiedo dove posso seguire il suo Teatro sportivo. Mi spiega che da lunedì 13 marzo sarà nel campus dell’Università degli Studi di Salerno dalle ore 18.30 e proseguirà mercoledì dalle ore 16.30 Il corso è organizzato con il supporto dell’Associazione Musicateneo. Per maggiori informazioni, vi rimando all’evento Facebook.

Anita Santalucia

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