Ven. Apr 19th, 2024

La Compagnia dell’Arte riparte con l’epopea de “Mosè-Il Principe d’Egitto”

Una trasposizione che nel dettaglio ha dato continuità al capolavoro della Dremworks, fedele agli elementi ma anche di rottura con la tradizione

Affrontare il progetto di una trasposizione teatrale di un classico della Dremworks Animation è impresa ardimentosa. Risulta ancora più ardimentosa la prveparazione se il classico in questione da affrontare è il Principe D’Egitto (The Prince of Egypt), il capolavoro uscito nelle sale cinematografiche nel dicembre 1998 (uno dei pochi film d’animazione la cui uscita fu in contemporanea con tutte le sale cinematografiche mondiali).

di Stefano Pignataro

Una trasposizione che nel dettaglio ha dato continuità al capolavoro della Dremworks fedele agli elementi ms anche di rottura con la tradizione:

Premiato con l’Oscar alla migliore colonna sonora per When you believe composta da Stephen Schwartz  che conquistò anche la nomination per la migliore colonna sonora, Musical o Commedia assieme ad Hans Zimmer,  l’importanza e l’impatto del film oltre ai numerosi premi ed alla critica che fu prodiga di elogi e di positive considerazioni ( in particolare furono decisamente apprezzati la colonna sonora e la costruzione profonda del personaggio stesso di Mosè, la sua intensità, la profondità dei dialoghi ed il percorso ben scritto e realizzato che porta ad una sua profonda maturazione ed ad un repertino e drastico mutamento di personalità e di esistenza) consiste nell’ardire dei produttori Panney Filkemann Cox e Sandra Rabins con la regia di Brenda Champman, Steve Hickner e Stimon Wells di consegnare ad un pubblico di bambini ed adulti un soggetto sacro, interamente tratto dal Libro dell’Esodo e non un episodio dei meno conosciuti, bensì una delle storie fondative della cristianità.

Trarre un film di animazione sulla straordinaria storia di Mosè, il bimbo in fasce scampato alle persecuzioni del Faraone, adottato dalla Famiglia dello stesso dopo che che il Nilo lo aveva accolto e destinato a diventane lui stesso il Sovrano se soltanto il Signore e la Sua Parola non avessero turbato il suo animo facendogli incontrare brutalmente il suo passato, era un progetto rischioso e per nulla semplice (il film si presentò come il più costoso della storia dell’animazione, con i suoi settanta milioni di dollari per la produzione che ne fruttarono oltre duecento di incassi). 

Ma se “Il Principe D’Egitto” fu il successo che tutti ricordiamo entrato nel nostro immaginario collettivo grazie alle immagini di forte impatto visivo e psicologico  grazie ai contrasti luce-ombra e un uso sapiente ed estetico di immagini sacre che contrastano violentemente con la staticità possente e scultoree dell’arte divinatoria egizia, altrettanto arduo è proporre la riproduzione del classico in forma teatrale.

Ludovica Ferraro (Zippora)

Nel corso degli anni, la storia di Mosè, adattata, interpretata  e rimodernata anche grazie a diversi soggetti è stata proposta non poche volte sulle tavole di un proscenio teatrale. A provare a dare una personale lettura e proposta al pubblico del capolavoro d’animazione vincitore, tra gli altri premi, del Young Artist Award come “Miglior film d’animazione per tutta la famiglia” è stata una proposta tutta salernitana, realizzata dalla Compagnia dell’Arte, Compagnia nata nel 2012 su idea di due giovani amanti del teatro (Mauro Collina e Valentina Tortora) che in quasi dieci anni di attività, ha portato in scena moltissimi titoli delle fiabe, favole e racconti più celebri, dai classici antichi a moderni. Partendo dal Teatro Delle Arti, che oltre che Teatro è fucina di iniziative e di laboratori che abbraccia tutte le forme d’arte grazie alla lungimiranza dei Direttori artistici Claudio e Gianluca Tortora e sotto la presidenza di Pina Testa che dirige anche la scuola di Ballo protagonista di tutti gli spettacoli e le coreografie degli spettacoli, la Compagnia dell’Arte è una compagnia unica nel suo genere; calcando i palcoscenici di tutta Italia, propone al pubblico costantemente riletture personali ed originali dei titoli da loro affrontati e messi in scena coadiuvati dalla passione e bravura professionale degli attori coinvolti , tutti giovanissimi. Anima e mente della Compagnia, con alle spalle anni di formazione molti dei quali trascorsi all’Accademia del Teatro Bellini di Napoli avendo come insegnanti con insegnanti di Paolo Giuranna, Tonino Accolla, Livio Galassi, Michal Znaniecki; e successivamente presso l’Accademia del Teatro delle Arti con gli insegnamenti di Annabella Cerliani, Elisabetta De Vito, Pierfrancesco Poggi e il Maestro Antonello Ronga, regista della Compagnai dell’Arte e firma autorevole del Musical con alle spalle decine e decine di spettacoli di successo che hanno spaziato dall’animazione al teatro seguendo un unico filone: la libertà di esprimersi e di dare un tocco personale allo spettacolo, al testo ed al copione. Un tocco d’artista che Ronga ha messo anche nella sua personale lettura del “Principe D’Egitto” mutando anche ll titolo aggiungendone il nome del protagonista proprio per volersi sin da subito soffermare il suo occho critico sul personaggio e dopo al contesto storico e sociale in cui si muove ed in cui comincia la sua epopea.

Gianni D’Amato (Ramses) e Marco De Simone (Mosè)

Una trasposizione che nel dettaglio ha dato continuità al capolavoro della Dremworks fedele agli elementi ms anche di rottura con la tradizione:esistenziale), ciò che intriga della regia di Antonello Ronga è la sua scelta dialoghi, il suo intervento sull’economia della trama e sull’allestimento scenico.

Antonello Ronca

Mantenendosi fedele ai dialoghi originali e dirigendo i suoi attori e cantanti ( tra cui Barbara Brancaccio, Francesca Canale, Gabriele Casale, Ludovica Ferraro, Fortuna Capasso, Cristina Mazzaccaro, Giovanni D’Amato, Marco De Simone, Francesco Maria Sommaripa,  Massimiliano Palumbo, Mauro Collina) ad una recitazione fedele a quella degli interpreti italiani del doppiaggio tra cui Roberto Pedicini,Luca Biagini,  Stefano De Sando, Maurizio Mattioli, Oreste Vizzini, Gabriella Borri, Antonella Rendina, Melina Martello, Neri Marcorè, Francesco Vairano e Ofra Haza) ma con alcune modifiche irrilevanti per un film ma necessarie e piacevoli per un adattamento teatrale come alcune nei frequenti dialoghi, a tratti anche infuocati, tra Mosè e suo fratello Ramses, futuro Faraone che rappresenterà l’ostacolo maggiore per la liberazione del popolo ebreo prigioniero in Egitto. La regia di Ronga concentra la trama aggiungendo e sfrangiando anche alcuni personaggi: non compare il Faraone Seti, che vive e rivive nei racconti dei fratelli mentre il punto focale di svolta della vicenda come i punti nevralgici della presenza Sacra nel testo avvengono con un punto di forte originalità. Passaggio metafisico del passaggio nel Mare attraverso il Salmo 23 “Il Signore è il mio Pastore” che viene ripetuto in simbiosi con le azioni del protagonista sempre più combattuto nella sua condizione di Guida per il suo popolo e discepolo del Signore, di “comandare le azioni” e di subirle e interpretare ciò che il disegno divino ha scelto per lui.

Una trasposizione che nel dettaglio ha dato continuità al capolavoro della Dremworks fedele agli elementi ms anche di rottura con la tradizione: la scelta di dare la voce di un bambino al roveto ardente che simboleggia Dio se da un lato può essere considerata come un scelta di “leggerezza” contro una potenziale senso di inquietudine (nella versione cinematografica è lo stesso Roberto Pedicini che presta la sua voce possente e limpida al roveto) dall’altro  si può intendere come una sorta di innocenza stessa della presenza divina , voce di bambino che chiede la salvezza per tutti i bambini barbaramente uccisi dalla politica sanguinaria del Faraone Seti I.

Come nel finale del film, fatta eccezione della mancanza di chiusura del Mar Rosso al termine ma con l’apertura delle acque effettuate con una fine trovata di metateatro, è la celebre canzone “Vedrai Miracoli- When you believe” ) che fa da padrona per la sua melodia e sacralità, una canzone che spinge a credere nei miracoli soltanto quando la Preghiera è sincera ed autentica e non strumentale, esattamente come è accaduto al Popolo di Mosè che, nonostante le sette piaghe che hanno colpito anche innocenti tra cui il figlio del Faraone, non hanno mai perso la Fede. Un allestimento, quello di Antonello Ronga e di tutto il Cast,, molto complesso da realizzare (oltre trenta elementi sul palco tra attori, cantanti e ballerini e figuranti) ma che come altri spettacoli firmati Compagnia dell’Arte, ha saputo confermarne il talento e la professionalità nel “miracolo” di uno spettacolo tornato sulla carnalità di un palcoscenico.

regia di Antonello Ronga Compagnia dell’Arte Teatro Delle Arti Professional Ballet di Pina Testa #ceraunavolta5 – fotografie a cura dello Studio Creativo Ilaria Rossi e Gianpiero Scafuri

Stefano Pignataro

 

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