Un’avventura di teatro lunga mezzo secolo
Mentre l’occidente si trasformava sotto i colpi della rivoluzione del “sessantotto”, Don Ignazio Garau si faceva interprete di un messaggio cristiano innovatore.
Non è mai semplice selezionare argomenti, articoli, tematiche, personaggi che possano in qualche modo essere rappresentativi addirittura di un triennio complesso, variegato e soprattutto vivido come quello del 2015/2017. La faccenda diventa ancor più complicato se di mezzo vi finisce l’arte o le arti tout-court. Ma come è possibile scartare o dare maggior risalto a un’intervista rispetto a un’altra, a una riflessione letteraria men che a una chiacchierata con un musicista? Una domanda a cui tuttora non riuscirei a dare una risposta concreta e credibile. Ho provato comunque a farlo, con grande prudenza e un pizzico di amarezza, tenendo conto proprio delle evoluzioni (o involuzioni) sociologiche e culturali degli ultimi tre anni. Un lungo periodo di profonde trasformazioni ma anche di ritorni di fiamma (il ritorno in auge del cantautorato italiano), nuove proposte, consolidarsi di “mostri sacri” quali Ennio Morricone, divenuto ormai vero e proprio patrimonio nazionale da custodire gelosamente. Ma anche anni intensi di cinema, arti visive (l’intervista all’artista francese Jean Jullien), progetti dentro e fuori Polis SA (l’interessante Short-Pulp e i workshop), così come non è mancata la voglia di essere parte integrante di quelle narrazioni, vivendo da vicino eventi internazionali come il Giffoni Film Festival, fiore all’occhiello per l’intera Campania. E ovviamente non poteva mancare la componente che contraddistingue la ricerca alla base di Polis SA Magazine: il Territorio. Con la nostra solita curiosità abbiamo provato a scavare a mani nude alla ricerca di quel “materiale umano” messo a disposizione dai nostri territori, scoprendo un quantitativo di talento da destare stupore. Dalle interviste ai musicisti salernitani «salpati» per terre d’Albione, agli attori della nostra terra, passando per i poeti e, immancabilmente, i sognatori. Quelli che, nell’era del digitale, hanno ancora la voglia di mettersi in gioco con un negozio di dischi (Disclan a Salerno è tra gli store più amati di Italia); quelli che non si lasciano tirare giù negli abissi della noia e del torpore, convinti che le loro parole, la loro musica possa ancora significare qualcosa per qualcuno; quelli a cui sentiamo la necessità di dedicare le nostre parole e auguri migliori perché se ancora riusciamo a emozionarci all’uscita di un cinema o alla fine di una presentazione, se ancora avvertiamo spiragli di speranza alla fine di un dibattito o di una performance è anche merito di chi, nell’Arte, vede un terreno fertile da coltivare quotidianamente e dove ogni minimo sforzo o granello di energia viene ripagato con un anelito di vitalità. I paragrafi che leggerete di seguito mi piacerebbe li leggeste come una lunga e ininterrotta dedica a una potenza esplosiva e a tutte quelle scoperte che riescono ancora a farci brillare gli occhi. Sono tre anni di sacrifici, sudore, nuovi volti e conoscenze. Tre anni di gioia, tre anni d’Arte.
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