Presentato, nel borgo altomolisano di Castel del Giudice, il manifesto Bando Borghi del PNRR
Ottenuto un finanziamento dal Ministero della Cultura di venti milioni di euro per la rigenerazione del territorio e lo sviluppo sostenibile.
Le intenzioni per cui è stato programmato dal Ministero della Cultura un piano nazionale per la rigenerazione e per la valorizzazione dei borghi sono quelle di offrire alle aree interne, quelle più a rischio di spopolamento, una possibilità di crescita che non è soltanto finalizzata a far ingrandire l’economia ma anche a celebrare cultura e tradizioni di luoghi che contengono e conservano il nostro patrimonio storico. Il borgo altomolisano di Castel del Giudice, nella provincia di Isernia, ha acquisito un finanziamento di venti milioni di euro per lo sviluppo sostenibile del suo territorio che da tempo basa la sua forza su un’agricoltura sostenibile fondata sulla produzione e la commercializzazione di prodotti genuini della terra. Proprio il sindaco del borgo, ai confini dell’Abruzzo e che fa parte dell’associazione Città del Bio e di Borghi autentici d’Italia, Lino Gentile, durante la presentazione del manifesto di programmazione riguardante proprio il Bando Borghi, ha tenuto a puntualizzare quanto sia stata fondamentale la conoscenza della cultura contadina che sempre è stata tramandata dagli abitanti del luogo come se fosse una ricchezza fondamentale per la sopravvivenza di questi luoghi.
L’intera comunità è stata dunque chiamata a realizzare un programma comune in cui vengono tracciate le prime linee che rappresenteranno l’innovazione che s’intende realizzare su queste aree interne dell’Appennino. Venti milioni di euro che serviranno a rinvigorire questi territori montani esaltando le loro particolarità. Nel caso di Castel del Giudice, le potenzialità che presenta il borgo sono la coltivazione dei meleti, che circondano la zona più a sud per quaranta ettari di coltivazione di antiche colture, in cui vengono prodotte mele biologiche (la limoncella, la gelata, la zitella e quindi marmellate e succhi di frutta biologici e la produzione di prelibatezze d’eccellenza come il tartufo ed i funghi che vengono raccolti nella zona che è circondata da una ricca e variegata vegetazione di boschi alternati a pascoli immersi in un verde incontaminato.
La biodiversità di questi luoghi consente per di più la produzione di un miele d’eccellenza che deriva dal frutto di un’attenta lavorazione che avviene nell’Apiario di Comunità realizzato grazie ad una rete di apicoltori riunito con lo stesso obiettivo: quello di commercializzare un prodotto della natura che si presenta salubre, nutriente, genuino. Castel del Giudice sembra pronto al cambiamento: l’idea , in tal senso, è quella di formare “esperti” della rigenerazione territoriale che realizzino progetti anche per un turismo diverso, di quelli che si definiscono “alternativi” , che contrastino il “solito”.
Il Borgo Tufi (www.borgotufi.it) è già una risposta: definito come nuova dimensione dell’ospitalità perché immerso nella natura, è frutto di un accurato recupero architettonico di case restaurate dell’antico borgo rivestiti in pietra locale ed offre al turista un bel paradiso terrestre: tranquillità e panorami mozzafiato sui fitti boschi e su una natura ancora incontaminata e pura.
Nella zona si coltivano patate viola,, uva, orzo. Ed il visitatore potrà visitare botteghe artigiane, wine bar, il Giardino delle mele antiche e l’Apiario di Comunità. Tutti progetti generati dall’impegno di imprenditori, agricoltori, commercianti del luogo in collaborazione con l’amministrazione comunale che in questa maniera evita lo spopolamento che colpisce essenzialmente le zone interne del nostro Paese: si sono contati infatti in questi ultimi tempi più posti di lavoro grazie alle idee che stanno emergendo per la rigenerazione urbana e per la sostenibilità ambientale.
Nel borgo di Castel del Giudice, anche in occasione degli eventi che si organizzano periodicamente come il Buskers festival, serate dedicate all’osservazione astronomica, mostre di fotografia, escursioni sui sentieri dei boschi, visite al birrificio agricolo autoctono Malto Lento, passeggiate forest bathing sulle sponde dei fiumi circostanti, è possibile gustare i prodotti tipici dell’antica cucina dell’alto Molise sempre tramandata: come la “pechra a ru cuttur” a base di carne di pecora che veniva cucinata dai pastori durante la transumanza, il capretto cacio ed uova, il “mugljcrat”ossia l’agnello impanato con i funghi galletti, il “pan’cuott e patane”, la lasagna con i funghi, la polenta, la zuppa di ortiche, la cicerchiata simile agli struffoli napoletani. Il manifesto del progetto del Bando Borghi del PNRR è stato presentato all’interno della “Maggiolata”, festa che celebra riti propiziatori per annunciare la primavera ed il risveglio della natura: in quest’occasione, ragazzi e ragazze indossano abiti del folklore portando rami di faggio in mano.