Dom. Ott 13th, 2024

“Palazzina LAF”: la storia non raccontata

Come Michele Riondino porta alla luce il dramma operaio


Riflessi di Cinema

Il Cinema che riflette cultura e società

Rubrica a cura di A.Rivano

Riflessi di Cinema esplora i film italiani degli ultimi anni che hanno lasciato il segno, oltrepassando la prima visione. Un viaggio tra opere di qualità, con risvolti sociali e culturali, premiate e apprezzate dalla critica. Ogni pellicola è un riflesso della nostra società, da riscoprire con uno sguardo attento e curioso


“Palazzina LAF”: La storia non raccontata

“Palazzina LAF,” il primo film diretto e interpretato da Michele Riondino, è una vibrante e necessaria denuncia di uno dei più gravi episodi di abuso lavorativo nella storia recente italiana. Ambientato a Taranto nel 1997, il film segue Caterino Lamanna, un operaio che, spinto dal desiderio di migliorare la propria condizione e con la speranza di trasferirsi in città con la fidanzata, viene tragicamente coinvolto in un complotto di mobbing aziendale.

Il titolo del film si riferisce alla Palazzina LAF, un reparto dell’ex Ilva di Taranto, dove 79 operatori altamente qualificati – tra cui ingegneri, geometri e informatici – furono confinati come punizione per essersi opposti alla clausola contrattuale che li avrebbe demansionati a operai. Questo episodio, che Michele Riondino porta alla luce con grande impatto, rappresenta un caso emblematico di come i sistemi produttivi possono abusare della loro forza per schiacciare i lavoratori, ignorando le protezioni legali e le condizioni di sicurezza.

Il film offre una rappresentazione grottesca e a tratti onirica della realtà della Palazzina LAF, un inferno di sfruttamento e degrado che, sebbene difficilmente immaginabile nella sua crudeltà, è reso con una forza evocativa che ricorda il “La classe operaia va in paradiso” di Elio Petri. Riondino, nel ruolo di Caterino, fornisce una performance intensa e profonda, esplorando la complessità di un uomo manipolato e sfruttato, ma privo degli strumenti culturali per comprendere appieno le ingiustizie che subisce.

Il cast di supporto, tra cui Elio Germano, Greta Scarano e Paolo Pierbon, contribuisce in maniera significativa a creare un quadro vivido e inquietante della realtà lavorativa dell’epoca. Le musiche di Teho Teardo e la canzone finale di Diodato, “La mia terra,” completano l’esperienza, aggiungendo un ulteriore strato di intensità emotiva.

“Palazzina LAF” è molto più di un film su una fabbrica; è una riflessione dolorosa e urgente sulla condizione operaia in Italia. Esplora i maltrattamenti e le discriminazioni sul posto di lavoro, e critica un sistema produttivo che continua a trattare le persone come numeri e oggetti. Questo ritratto della realtà lavorativa italiana, in particolare del caso dell’Ilva di Taranto, sottolinea l’indifferenza verso le conseguenze devastanti della mancanza di sicurezza in fabbrica e il suo impatto mortifero su un intero territorio.

Il film di Riondino è stato accolto con grande successo e riconoscimenti, vincendo tre David di Donatello nel 2024: miglior attore protagonista a Michele Riondino, miglior attore non protagonista a Elio Germano e miglior canzone originale a Diodato. Entrambi i premiati, insieme a Diodato, hanno dedicato i loro riconoscimenti alla loro città natale, Taranto. Il film ha anche ricevuto numerosi altri premi e candidature, tra cui i Nastri d’Argento e i Ciak d’Oro, consolidando la sua importanza e rilevanza nel panorama cinematografico italiano.

“Palazzina LAF” è un film che, sebbene difficile da guardare, è essenziale per comprendere e riflettere sui problemi sociali e lavorativi persistenti in Italia. Michele Riondino e il suo team hanno creato un’opera di grande valore civile, che sfida lo spettatore a confrontarsi con le dure realtà del nostro tempo. La pellicola non solo denuncia le ingiustizie del passato, ma invita anche a una riflessione profonda sulle condizioni attuali del lavoro e sulla responsabilità della società verso i suoi lavoratori.

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