Dom. Ott 13th, 2024

Educare al futuro: l’economia in classe

Investire nella conoscenza economica per una società consapevole


di Massimo Bramante

Da poco hanno riaperto le scuole di ogni ordine e grado, e i media, come ogni anno, non hanno mancato di fornire allarmanti segnalazioni sui costi per le famiglie di libri e quaderni, sulla carenza di docenti e sulla chiusura irrazionale di edifici scolastici.

Varrebbe forse la pena anche di spendere qualche parola sull’impostazione “istituzionale” delle singole materie nei programmi di studio ministeriali.

Interrogativi possibili: è logico che nei licei scientifici e classici l’economia e la finanza siano spesso trascurate? E nelle scuole elementari, è davvero trascurata l’importanza del denaro che genitori accorti inseriscono ogni mattina nelle tasche dei loro figli?

I dati ISTAT sulla scuola italiana parlano chiaro: il tasso di occupazione dei diplomati è del 70%, rispetto a poco più del 50% di chi non ha conseguito il diploma. Quello dei laureati sale all’82%. Studiare è dunque un “investimento”, ma cosa significa concretamente “investimento”? Lo sanno i nostri ragazzi? Studiare significa far pendere l’ago della bilancia tra i costi odierni e i benefici futuri, ma i ragazzi che ascoltano un insegnante ne sono consapevoli?

Un rapporto su “Il valore della sostenibilità ambientale ed economica per i giovanissimi in Italia” ha mostrato che ragazzi tra i 13 e i 18 anni sono molto attenti al tema dei cambiamenti climatici e dell’impatto delle attività umane. Inoltre, sono abbastanza attenti a gestire il proprio denaro e affermano di voler risparmiare oggi per un progetto futuro di vita. Ma conoscono realmente i fondamenti economici del concetto di “sostenibilità”? Capiscono la differenza tra investimenti finanziari rischiosi e quelli più sicuri?

Come lo Stato introdusse l’istruzione obbligatoria nell’Ottocento per preparare i cittadini alla firma consapevole di contratti, così oggi sarebbe opportuno che la scuola fornisse un bagaglio minimo di conoscenze economiche e finanziarie fin dalle elementari. A sostenerlo è una nota economista, che in un articolo recentemente apparso ha argomentato l’importanza di “portare l’economia a scuola dalle elementari”.

C’è chi ha chiamato tutto ciò “alfabetizzazione finanziaria”, e Richard Thaler, Nobel per l’Economia 2017, ha osservato che “non è che le persone siano stupide, ma i problemi sono complessi”. Questo è un passaggio fondamentale: l’educazione economico-finanziaria è importante, poiché i problemi della nostra società tecnologica e globalizzata sono sempre più complessi. Conoscenze economiche sono indispensabili in tutte le età della vita: “Sono uno scudo per attutire i colpi della crisi”, afferma la prof.ssa Anna Maria Lusardi.

L’economia non può mai essere “staccata” dalla realtà, ma deve essere immersa nel quotidiano. In Anna Karenina di Tolstoj, uno dei protagonisti inizia a studiare economia per migliorare il lavoro agricolo, ma trova solo leggi astratte. L’economia è teoria, ma anche pratica, come dimostrano le scienze umane e naturali.

L’uso quotidiano del denaro veicola messaggi sociali più ampi, percepiti dai bambini. Le opinioni ed emozioni che i bambini si formano sul mondo economico costituiscono un osservatorio privilegiato sugli attuali processi di socializzazione, come scrive la psicologa Barbara Ongari. L’economia può quindi migliorare le relazioni tra generazioni e all’interno delle famiglie, come indagato da studiosi come Stefano Zamagni e Luigino Bruni.

Nata come scienza del governo della casa e della vita quotidiana (Oikonomikos di Senofonte), l’economia si è trasformata in scienza del governo delle nazioni, spesso perdendo contatto con i bisogni reali delle persone. Oggi è importante tornare a un’economia declinata al plurale, che guardi non solo alla ricchezza individuale, ma alle relazioni e alla co-esistenza, come suggeriva Platone. Questo tipo di economia potrebbe, e forse dovrebbe, essere oggetto di studio nelle scuole italiane, indipendentemente dall’età di chi siede dietro o davanti a un banco.

Massimo Bramante

Massimo Bramante– Laureato con pieni voti et laude in Economia e Commercio (indirizzo economico-sociale) presso Università Studi di Genova. Ha lavorato presso Istituto di credito e svolto Corsi di formazione nazionali su Economia e Sociologia del lavoro. E’ stato giornalista pubblicista nel settore economico-finanziario. Ha collaborato in qualità di “cultore della materia” e membro di commissione d’esame presso le cattedre di Economia Internazionale ed Economia dell’integrazione europea presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università Studi di Genova. E’ stato relatore ed ha coordinato seminari ed incontri di studio su temi di “Etica finanziaria” e “Nuove economie”.

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