Mar. Ott 28th, 2025

“Le degenerate”: voci che non si dimenticano

Storie di ragazze, resilienza e ingiustizie nell’istituto Fernald degli anni Venti

Libri e autori. Recensioni, approfondimenti, interviste agli autori, le presentazioni e uno sguardo agli eventi del mondo letterario. Uno spazio per scoprire i libri di oggi e i classici senza tempo, in un dialogo che arricchisce il nostro sguardo sul mondo


Le Degenerate

di Sara Piccardo

Ci sono letture che non finiscono quando si chiude l’ultima pagina (o, nel mio caso, quando si ascolta l’ultima parola). Ci sono storie che continuano ad accompagnarti nei giorni successivi; tornano ciclicamente in testa mentre fai tutt’altro.

Questo è, per me, il caso di “Le degenerate” di Jennifer Albert Mann, traduzione di Giuseppe Jacobacci, edito da UovoNero. L’ho terminato da qualche settimana, ma London, Alice, Maxine e Rose mi girano ancora intorno, si intrufolano nei miei pensieri e chiedono di essere raccontate. E quindi eccomi qui a parlarvene sperando di incuriosirvi.

La storia di queste quattro ragazze – e di molte altre – è ambientata alla fine degli anni Venti, principalmente all’interno della scuola Fernald per deboli di mente del Massachusetts (così venivano definiti gli ospiti). Perché “scuola” è un termine che potrebbe ingannare. Dalla scuola, infatti, si esce, mentre dall’Istituto Fernald no. Una volta che ci finisci dentro, rimani all’interno per il resto della vita.

Per quali motivi si viene mandati alla Fernald? Ufficialmente, come abbiamo detto, la “scuola” è riservata a ragazze e ragazzi deboli di mente, definizione alquanto vaga. Ma siamo negli anni Venti e, in materia di salute mentale, ritardo cognitivo e affini, le idee erano alquanto vaghe. Nell’istituto, però, non ci sono solo ospiti affette da patologie legate al comparto mentale. Alice, per esempio, vi è stata portata dalla sua famiglia a causa del suo piede equino, considerato una “tara”. London, il vero motore della storia, vi è stata assegnata dai servizi sociali perché, immigrata di origini italiane rimasta orfana, è incinta a soli quattordici anni.

Il libro si apre proprio con l’arrivo di London nel reparto femminile della Fernald. London è una ragazza tosta, vissuta fin dai primi anni di vita tra orfanotrofi e famiglie affidatarie poco raccomandabili. Non ha niente a che vedere con la dolcezza sognante di Maxine, con l’affetto spontaneo di Rose o la riservatezza di Alice. Eppure, tra lei e le altre tre protagoniste nasce una solidarietà quasi immediata, un’alleanza segreta. Alla “scuola per deboli di mente” è poco consigliabile che le ragazze si dimostrino affetto o amicizia. Le sorveglianti, Mrs. Ragno in primis, non lo vedono di buon occhio.

Sarà proprio questa alleanza silenziosa, tenuta il più possibile nascosta agli occhi di coloro che si ritengono “sani di mente”, a portare a uno sviluppo impensabile prima dell’arrivo di London. Queste sorveglianti ritenevano di dover regolamentare ogni momento e ogni frangente della vita delle ospiti, persino le visite al gabinetto.

Come dicevo in apertura, “Le degenerate” è un libro che rimane dentro, che riesce a imprigionare il lettore in quei corridoi labirintici, in quei dormitori sovraffollati, in quella ferrea regolamentazione di ogni bisogno umano che è la vera cifra dell’istituto Fernald e di molti altri della sua epoca (e, purtroppo, non solo). Alla fine, a rimanere impresso non è tanto lo svolgersi degli eventi, ma i piccoli dettagli di una vita quotidiana imperniata sulla claustrofobia e sulla prevaricazione.

Grazie a UovoNero Edizioni per aver portato in Italia questo gioiello doloroso ma necessario.

Sara Piccardo

image_printDownload in PDF