Mar. Ott 28th, 2025

Spritz, “storie” e vuoti

La società dell’aperitivo tra like, bollicine e conversazioni che non si fanno


“L’informazione è la chiave per capire il presente, ma può diventare solo rumore se non ci fermiamo a pensare.” A.R


Una volta ci si incontrava per parlare, ridere, discutere di cose che contavano davvero: libri letti, film visti, idee che stimolavano la mente. Oggi no. Oggi ci si incontra durante un aperitivo, come se la necessità primaria fosse consumare, immortalare, condividere. Il dialogo? Opzionale. Spesso si riduce a uno sguardo fugace tra un sorso di spritz e un click sul cellulare, giusto per aggiornare le “storie” e mostrare al mondo che si è in luogo e momento giusti.

Nei locali, si ripete sempre lo stesso copione: tartine geometriche, bollicine scintillanti, tavoli pieni di bicchieri fotografati da ogni angolazione possibile. Si sorride, si chiacchiera di nulla, si annuisce mentre si scorre il telefono. Qualcuno prova a dire qualcosa di interessante: politica, arte, un libro appena letto. Ma spesso viene ignorato o coperto dal brusio, perché l’importante è apparire, non ascoltare.

La società dell’aperitivo ha imposto un nuovo codice sociale: non esisti se non sei nel locale giusto, al tramonto giusto, con il bicchiere giusto. Parlare di politica, cultura, letteratura pura – quell’utopia di conversazione che sembrava naturale – è ormai un esercizio filosofico clandestino. La conversazione reale viene sostituita da like, commenti e “storie” digitali: il contenuto conta meno della forma.

E così, tra tartine geometriche e bollicine perfette, si costruisce una socialità artificiale. Essere insieme diventa apparire insieme. Incontri rituali diventano performance consumistiche; discussioni intelligenti, un’eco lontana; il piacere del vero scambio umano, un ideale quasi mistico. Le relazioni si sfiorano senza mai toccarsi: amici che parlano di eventi, amori che si corteggiano con emoji e sguardi di sfuggita. Tutto è istantaneo, tutto è visibile, tutto è superficiale.

Ironico, no? Una società che corre, fotografa, consuma… e raramente si ferma a parlare. Forse il vero aperitivo sarebbe quello senza cellulare, senza filtri, senza obblighi estetici: dove cultura, politica, curiosità e persino la noia hanno finalmente diritto di parola. Un luogo dove ascoltare è più importante che essere ascoltati, dove discutere non è un atto eroico, ma normale.

Perché alla fine, in questa società, il vero ingrediente dell’aperitivo non è lo spritz… ma il silenzio condiviso tra una “storia” e l’altra.

Antonello Rivano

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