Mar. Ott 28th, 2025

Diario di una vittima della droga -31-

…E non pensate che mi sono arresa: riprenderò la mia lotta appena posso, perché se salvo un solo ragazzo io ho già vinto…
(Camilla Roberto)

Diario di una vittima della droga   

Diario di Camilla Roberto, madre di Antonio Metad Eid Sayed, un ragazzo vittima della droga nel 2010.

a cura di Nicoletta Lamberti


La mia lotta contro la droga è iniziata nel 2010, mentre tornavo dalla comunità con il mio Antonio e un nostro amico, dopo un colloquio. Ricordo esattamente il momento in cui dissi: ‘Ho deciso di lottare contro la droga’. Antonio si girò, eravamo in macchina, e mi dedicò un sorriso che non dimenticherò mai. Disse al nostro amico: ‘Hai sentito? E chi la ferma? Ha già deciso tutto!’. Da quel momento lotto, e il mio diario nasce per parlare a chi non vuole ascoltare la verità!”
Camilla Roberto

Antonio con la madre Camilla

25/07/22
Dal diario di una vittima della droga: io
Sono esattamente dove stavo quella sera di agosto del 2010, ignara che – mio figlio, che era venuto a salutarmi prima di uscire – fosse l’ultima volta che lo faceva! È andato incontro alla morte e io ancora non so se qualcuno o qualcosa lo ha ucciso. Mio figlio e io con lui, vittime della droga per sempre.
E io vedo quelle facce ipocrite che pronunciano frasi di “conforto” che in realtà non sono che critiche e offese! Chest’ nu’ sta bon ‘ ca’ cap kill o’ figl se drogav e se è morto… è colpa sua!
Come no, certo che si drogava, lo so, e quindi? Il problema è la droga? È mio figlio che ho perso, e allora? Vi dovete vergognare, e poi andate in chiesa a fare cosa? Le sfilate di moda… di certo non altro… perché la vostra anima è sporca e siete tutti figli del demonio e potete crepare tutti!
E non credete a me… no, la vita è lunga e tutto può cambiare e potrebbe capitare anche a voi di perdere un figlio ucciso dalla droga, e quindi?
Punto.
Poi domani continuo…
Chest’è!


31/07/22
Dal diario di una vittima della droga: io
Tra il dire e il fare… c’è di mezzo il mare! Come superare la morte di un figlio? Non si può superare, ma devi imparare a convivere con il dolore della sua assenza. Arriva come un uragano “il dolore” e distrugge tutto!
E affiorano i ricordi tutti insieme, anche se nella mia testa il film dei tuoi ultimi 30 giorni continua a girare senza pause.
Correva l’anno 2010: eri in comunità e ci dovevi restare ancora, ma il 3 agosto sei uscito andando incontro alla morte. E io ancora mi chiedo se qualcuno o qualcosa ti ha ucciso. Saprò solo alla mia morte la verità… per ora sono solo mie versioni.
Dio mio! Questa droga maledetta che cosa mi ha fatto e ancora mi ferisce ogni giorno. Sono consapevole di tutto e questa sofferenza non mi ha indebolita; anzi, al contrario, sono una tigre ferita, ma viva e pericolosa.
Non accetto tutta questa ipocrisia e falsità e se non vi maledico, è solo perché sono cristiana e so che il giudice supremo è solo Dio.
Vorrei andare via… lontano, e invece sono qua, Antonio… e tu, dal cielo, aiutami!
Chest’è!


15/09/22
Dal diario di una vittima della droga: io
Sono giorni, questi, che vivo con difficoltà, perché non posso superare la sofferenza che ho conosciuto il 22 agosto, quando mio figlio è andato in coma per “overdose” fino al 22 settembre, giorno in cui, nell’anno 2010, mi ha lasciata per sempre. Non scrivo perché sono in cerca di conforto, nessuno può farlo, ma perché spero che attraverso la mia testimonianza possa aiutare qualcuno a non cadere nella dipendenza.
A differenza di molte mamme, io non solo non ho mai nascosto la causa del decesso di mio figlio, ma neppure ho mai pensato che questo denigrasse la figura del mio ragazzo, perché chi si deve vergognare sono quelli che lucrano sulla vita dei nostri figli.
Poi ci sono quelli che con disprezzo parlano di chi perde la vita con la droga e, a mio avviso, dovrebbero riflettere, e anche molto, perché non esistono figli di serie B o serie C: per una mamma tutti sono di serie A, e niente fa soffrire come vedere la droga distruggere un figlio.
I ragazzi devono capire che trappola è quella maledetta, che ruba loro la vita… non dà, ma toglie tutto a voi e alle vostre famiglie.
Volevo scrivere tante cose che mi girano nella testa, cose che sono frutto di una sofferenza maturata dal 22 agosto 2010, ma sto così male che praticamente non riesco a farlo…
Chest’è!
E non pensate che mi sono arresa: riprenderò la mia lotta appena posso, perché se salvo un solo ragazzo io ho già vinto.
Chest’è!

Trasposizione e adattamento per Polis SA Magazine a cura di Nicoletta Lamberti

Pagine del diario di Camilla Roberto già pubblicate su Polis SA Magazine

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