Gio. Apr 18th, 2024

I rifiuti non esistono: Il metodo che rivoluziona l’ambiente

Il professor Giovanni De Feo è un ingegnere, docente di Ecologia Industriale presso l’Università di Salerno. Creatore del metodo “Greenopoli” che, oltre a essere diventato un libro, è un’idea – come precisa lui – che punta proprio sulla condivisione, sulla sostenibilità, sul dialogo attraverso cui parlare di argomenti seri quali riciclo, ambiente. Nel metodo “Greenopoli” i rifiuti non esistono, ma tutto è parte di un ciclo. Non a caso il simbolo di “Greenopoli” è un cerchio.

Iniziamo il racconto della smiling green revolution, rivoluzione verde raccontataci dal professor De Feo.

Che cos’è il metodo “Greenopoli”: come e da cosa nasce?

«L’idea Greenopoli nasce nel 2006 da un’insoddisfazione profonda per l’andamento della società. L’idea era di fare qualcosa da poter portare avanti e condividere concentrandomi sui bambini, contribuire al loro sviluppo individuale. In quel periodo stavo leggendo Tolstoj, il quale ha dedicato la parte finale della sua vita proprio allo sviluppo individuale, quindi ho pensato a un approccio ludico. Per me gioco d’infanzia significava il Monopoli, che è un gioco che ha un’unica regola terribile: vince chi fa fallire tutti gli altri. Questa cosa mi fece raggelare, pensando che non è possibile che ancora oggi cerchiamo di educare i nostri figli in base al principio edonistico del consumo, del vince il più forte. Perciò la prima cosa che mi balenò in mente fu quella della condivisione, ma in campo ambientale, quindi sostenibilità. Improvvisamente mi venne in mente Greenopoli. Dopo tanto tempo ho trovato il tempo per dedicarmi al progetto e metterlo su carta, oggi c’è infatti, oltre a un sito internet (www.greenopoli.it), anche un libro “Il metodo Greenopoli”, e tra poco uscirà il secondo “Le avventure di Greenopolino”. Ho inoltre pensato a una serie di quaderni, di cui tra poco uscirà il primo, dove ci sono le cose che ho sperimentato in questi quattro mesi, che è stato una sorta di vero e proprio tour, iniziato a fine novembre».

Per quanto riguarda gli adulti invece, come approcciarsi con una mente già formata? E quanto pesa la scarsa e cattiva informazione?

«Su questo argomento ho iniziato a coniare dei termini nuovi e uno di questi è “inquinamento mediatico” inteso come l’introduzione di elementi falsi, sbagliati. Fa più danni una cattiva informazione che l’inquinamento vero, anzi, tutti e due producono dei danni. Ora lo si può fare in cattiva o in buona fede, ma anche la buona fede fa dei danni. Facciamo un esempio su un argomento che abbiamo tutti a cuore: la realizzazione di discariche sul territorio. Voi vivreste mai in una casa senza toilette? Ecco allora perché vivere in un territorio senza la naturale dotazione di impianti? Quindi come dovrebbe funzionare il processo che porta alla realizzazione di una discarica? Per prima cosa iniziare due o tre anni prima che sorga la necessità di realizzarla, informare tutti sul perché servono, cosa sono e com’è fatta una discarica ad arte, che altro non è che un impianto industriale. Quindi si gira per i comuni, per le scuole, dopo di che bisogna spiegare come avverrà la procedura di localizzazione e quali saranno gli strumenti, le opportunità e le tempistiche, in modo da dare ai cittadini e alle organizzazioni la possibilità di dire la loro in maniera organizzata. Nessuno vorrebbe una discarica nel proprio paese. Ma una discarica è necessaria e quindi bisogna individuare il posto migliore, valutando diverse alternative, e insieme, con una procedura tecnico amministrativa condivisa. Tutto questo percorso però richiede tempo, informazione e confronti. Sull’adulto bisogna lavorare molto di più sulla commozione. Il più grande ostacolo che incontriamo è pensare che il cambiamento non sia possibile, pensarlo come una chimera. Quando invece è la cosa più normale. Come nel ritornello della canzone di Marta sui tubi “Quando comincerai a vedere il mondo con occhi diversi il mondo comincerà a cambiare”. Il mio obiettivo è proprio questo. Spiegare e far comprendere in maniera semplice, come quando pongo loro davanti un rotolo di carta igienica chiedendogli quanto pesa. Tutti rispondono 100 – 200 grammi. Invece no. Pesa idealmente 2000 chili. Quel rotolo non è sempre stato tale, prima era un albero. Bisogna guardare le cose non per come ci sembrano, ma per quello che erano e per quello che diventeranno. Un rotolo di carta igienica da 500 strappi pesa più o meno 190 grammi. Nel suo ciclo di vita ha consumato 1500 litri d’acqua, il che significa 3 litri a strappo. Si dice che l’ambiente non l’abbiamo ricevuto in dono da nostri avi ma in prestito dai nostri figli. Ecco perché bisogna andare nelle scuole e far vedere il mondo con occhi diversi. Io ci credo, credo nel cambiamento, in questo modo di fare. Il segreto è farsi piccoli, tornare bambini, recuperare temi importanti, senza però farne discussioni da caffè letterario. Proprio il mio libro è dedicato a Francesco, mio figlio, il mio vero maestro, la mia guida per le cose pratiche».

In Stati abituati al riciclo, lo smaltimento dei rifiuti è visto come un’opportunità di ricchezza, come volano per l’economia. Quale potrebbe essere il ricavo economico e ambientale che potrebbe derivare da una corretta gestione del ciclo dei rifiuti, partendo proprio dai comuni?

«Io parto da dati di fatto oggettivi. Lo scorso anno il consorzio COMIECO, che si occupa del riciclo di imballaggi a base cellulosica, mi ha commissionato uno studio per verificar le potenzialità di recupero di carta e cartone, e quindi la valenza economica anche in termini lavorativi. Io, come si può notare, preferisco parlare di materiali e non di rifiuti, perché i rifiuti sono la più grande invenzione sbagliata del genere umano. Molti non sanno, a esempio, che tutte le caffettiere italiane sono tutte fatte con lattine riciclate, perché non abbiamo materie prime per produrle. Ecco perché abbiamo il dovere e l’obbligo morale di pensare che non ci siano rifiuti, ma materiali semplicemente alla loro fine del ciclo di vita, pronti al riutilizzo. Dallo studio condotto per la COMIECO su comuni eco-campioni, cioè particolarmente virtuosi nella raccolta della carta e con un’alta per- centuale di raccolta differenziata, tra le province di Salerno, Avellino, Benevento e Napoli, in cui ogni abitante arrivava mediamente a raccogliere, in un anno, dai 30 ai 50 kg di carta e cartone, è venuto fuori che si potevano creare mediamente 4 posti di lavoro a circa 15mila euro l’anno per dei giovani. Altro mio obiettivo è coinvolgere i giovani. Proprio l’anno scorso lanciai su Facebook una proposta di start up propostami da un ragazzo, che ha raccolto una serie di consensi e che adesso è diventata una realtà, una società di giovani che si chiama Riciclab srl, che si occupa proprio di consulenze ai comuni, valutazione del ciclo di vita, composta da Carmela Malvano, ingegnere civile ambientale, Nicola Giuseppe Giordano, ingegnere chimico, e Pasquale Parente, laureato in Scienze politiche. Il mondo dei materiali quindi è una miniera urbana. I comuni, in base all’accordo quadro Anci-Conai (associazione nazionale comuni italiani e consorzio nazionale imballaggi) per ogni kg di materiali della raccolta differenziata, in base al grado di purezza, ricevono (o dovrebbero ricevere) dei soldi che andrebbero utilizzati per ridurre la tassa sui cittadini. Qui vicino c’è un comune come quello di Baronissi, che utilizza un sistema che io ho chiamato quello del centro commerciale alla rovescia, che con il meccanismo degli eco buoni (a esempio ogni 4 litri di olio esausto viene dato un litro di olio extravergine d’oliva) riesce a far risparmiare ai cittadini circa 70 euro all’anno a famiglia sulla tassa per i rifiuti. Gli eco buoni inoltre possono essere spesi in esercizi commerciali locali. Quindi è un discorso di economia locale. Questa idea è venuta a un geometra Valerio Ladalardo del comune di Baronissi. Quindi i rifiuti sono tutt’altro che tali, sono opportunità di la- voro, di civilizzazione, e quindi vanno trattati come tali».

Si parla tanto di bonifica dei territori dai rifiuti interrati, come rifiuti speciali e industriali. Anche questo tipo di materiali può essere fonte di guadagno?

«Per i siti contaminati è importante porsi prima di tutto l’obiettivo della bonifica, rendere innocuo il potenziale inquinante di quella zona. Io ho fatto una serie di attività con molti ragazzi del territorio sui siti di scarico abbandonati. Uno dei grossi problemi di tutto il mondo, nessuno Stato escluso, è che per motivi più disparati si abbandonano rifiuti. Bisogna certo distinguere dai siti che contengono materiali di raccolta differenziata da quelli inquinati. Un’attività che è partita ora è la bonifica delle vecchie discariche. Fino agli anni ‘80 le discariche erano immondezzai a cielo aperto. Si parla oggi di discariche “tombate”. Certo trattandosi di rifiuti solidi urbani il potenziale inquinante dovrebbe essere esaurito, ma nessuno può darci la garanzia che lì dentro non ci sia altro».

Queste sono tutte opportunità di lavoro per i nostri giovani che stanno andando tutti all’estero.

«A esempio anche il tema dei temi, la Terra dei Fuochi. Lì i rifiuti ci sono, anche se è stato dimostrato, prendendo in prestito le parole del prof. Fagnano che da tempo si occupa del tema, che tra tutti i terreni agricoli oggetto di indagine alla fine solo uno è stato bloccato. Tutti gli altri non erano inquinati. Secondo recenti studi, se prima si vendevano cento prodotti delle nostre zone, adesso sempre cento se ne vendono, ma a un prezzo an- che di un decimo inferiore rispetto a prima. Bisogna fare attenzione, per noi è tutto Terra dei Fuochi, ma non è così. Il territorio della Terra dei Fuochi è un territorio straordinario. È importante intervenire, ma oltre alla bonifica bisogna fare attività a sostegno dell’economia. Dobbiamo fare in modo che le risorse vengano investite nella bonifica, ma allo stesso tempo investire risorse nel campo educativo. Gestire il presente e costruire il futuro. Con il metodo Greenopoli stiamo salendo una collina e siamo quasi arrivati in cima».

Lei ha parlato delle varie città in cui è già stato, quali invece le prossime tappe?

«Abbiamo iniziato un vero e proprio un tour: Taurasi (Avellino), Baronissi (Salerno) e poi altre date in varie città. Il 22 aprile ci sarà invece un evento all’Università degli Studi di Salerno per la giornata mondiale della Terra, per il quale ci siamo gemellati con Menfi in Sicilia. Un progetto molto importante».

Alessandra Vitiello

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