Mer. Apr 24th, 2024

Storia di una estate italiana!

Nel mese d’agosto le strade delle nostre città somigliano sempre a surreali deserti urbani, abitudine che si rinnova ogni anno nonostante le diverse crisi economiche susseguitesi negli ultimi decenni. L’italiano medio sembra non voler rinunciare alle sue vacanze estive, seppur ridimensionate per questioni economiche, sta di fatto che almeno nella settimana centrale d’agosto si rileva il solito progressivo svuotamento dei centri urbani.

Da Nord a Sud, dal Tirreno all’Adriatico, sono centinaia i chilometri di spiaggia che vengono presi d’assalto durante la bella stagione, che siano mete esclusive o più popolari. Ripercorrendo le abitudini degli italiani nel corso del tempo si denotano comunque

rilevanti cambiamenti nella modalità di concepire la vacanza estiva.
Negli anni Sessanta e Settanta la vacanza era soprattutto il viaggio di famiglia: in piena estate interi nuclei familiari usavano spostarsi in auto verso la casa del mare per una lunga

villeggiatura che poteva arrivare a durare anche due mesi interi.
Dato il lungo periodo di permanenza le famiglie italiane si portavano appresso “di tutto”, anche l’impensabile. Talmente era consistente il “carico” dei villeggianti che il picco- lo bagagliaio delle utilitarie più diffuse dell’epoca (le varie FIAT 600, 1100, Rover Mini) non era in grado di supportarlo, e così era facile intravedere per le strade autovetture col montacarichi sull’abitacolo che trasportavano i più impensabili oggetti ingombranti, addirittura frigoriferi e parti della mobilia!

I telegiornali dell’epoca definivano questo fenomeno l’esodo dell’estate, e in effetti la portata di questo viaggio sembrava realmente un vero e proprio trasloco. Difatti il concetto di villeggiatura allora consisteva in un vero e proprio (anche se temporaneo) trasferimento alla casa del mare. Anche le famiglie degli operai, che ora potevano godere delle ferie pagate, avevano l’occasione di passare un lungo periodo di spensieratezza lontano dalle calde città che si svuotavano per l’occasione.

Negli anni Ottanta, ricordati come gli anni dell’effimero benessere, le abitudini vacanziere degli italiani subirono un lento e progressivo cambiamento. La vacanza cominciò ad avere tutto un altro sapore: gli italiani scoprirono le mete esotiche, i viaggi avventurosi, e così si diffuse il concetto del viaggio individuale, della voglia di libertà e della scoperta di nuove esperienze.

La nuova filosofia di vacanza non fu più caratterizzata dalla fotografia dell’allegra famiglia al mare, ma dal singolo individuo che va in cerca di nuove avventure. Così la vacanza estiva degli anni Ottanta diventò un viaggio breve ma intenso, una estate “indimenticabile” e “irripetibile” raccontata anche dalla cinematografia dell’epoca sulle note di Sapore di sale, la celebre canzone di Gino Paoli del 1963 che ritornava più attuale che mai assumendo nuovi significati simbolici.

Nei decenni successivi questo fenomeno subì una lenta regressione. La seconda metà degli anni Novanta e il primo decennio del Nuovo Millennio vennero caratterizzati dalla odiata parola “crisi” che inevitabilmente finì con l’influenzare le abitudini vacanziere degli italiani.

Erano gli anni di Tangentopoli, dell’introduzione dell’Euro, della grande recessione economica mondiale, di cui il nostro Paese sembra aver sofferto particolarmente.

Salvando la buona pace di chi ancora possedeva una casa al mare (nonostante l’oneroso carico fiscale che grava sulle proprietà) il concetto della villeggiatura familiare è quasi sparito del tutto, e anche le vacanze individuali diventano delle vacanze “mordi e fuggi”.

L’italiano medio, che ora non sempre può contare su un impiego di lavoro stabile, si fa i conti in tasca mentre va alla ricerca di qualche last minute realizzando se sarà in grado di potersi concedere una settimana di villeggiatura o accontentarsi di un breve weekend.

Non è raro che oggi, per molti, la villeggiatura estiva si riveli il più delle volte una irrealizzabile utopia.

Gli occhi dei cittadini italiani scorrono pigramente sugli schermi dei PC consultando i numerosissimi siti dei tour operator che affollano il web, alla ricerca di una qualche “offerta speciale” economicamente sostenibile. Mentre tanti altri si dovranno accontentano di passare le giornate in città su una panchina all’ombra di un albero nei giardini pubblici, al riparo dal sole.

In questi ultimi decenni, caratterizzati da stravolgimenti climatici su scala mondiale che ogni estate fanno registrare un aumento di temperature superiore alla norma, per la maggior parte delle persone costrette a rimanere in città l’estate rappresenta un difficile periodo di sofferenza passato a combattere con l’emergenza caldo. Trovando riparo tra le quattro mura di casa sotto l’effetto del climatizzatore, o sul terrazzo godendo della fresca brezza del crepuscolo, quando il calore pomeridiano comincia ad attenuarsi, con gli occhi persi nel ricordo di quella “indimenticabile estate” di tanti anni fa!

Francesco Bartiromo

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