Caporetto Dejàvu. Quando perseverare è diabolico
Tutti gli osservatori hanno lanciato l’allarme all’esecutivo, alle Istituzioni, alla Magistratura: “le organizzazioni criminali stanno preparando un attacco epico alla finanza mondiale”. Caporetto docet.
La Storia ci dice che tempo prima della battaglia di Caporetto i segnali che le truppe nemiche stessero preparando qualcosa di imponente ai danni delle sorti belliche italiane, si potessero intuire prima che i tedeschi sferrassero il più triste colpo di maglio della storia militare italiana. La disorganizzazione, la mancanza di comunicazione, il sottovalutare il pericolo – ad ogni costo cosa produsse?
Il resoconto della tremenda sconfitta è sotto gli occhi dei familiari delle vittime e degli esiti delle nostre sorti di guerra.
Nessuno assunse la responsabilità di fare qualcosa, le ore precedenti alla debacle furono trascorse a suon di scarica barile. Un’affannosa ricerca di addossare colpe a terzi!
L’assenza di autocritica, la mancanza di valutazione delle esperienze negative, dalla quali trarre spunto per il miglioramento, tipico vizio italico rispunta prepotente in questo nuova era, connotata da pandemia inarrestabile.
Tutti gli osservatori, anche quelli meno avveduti hanno lanciato l’allarme all’esecutivo, alle Istituzioni, alla Magistratura: “le organizzazioni criminali stanno preparando un attacco epico alla finanza mondiale”.
Le notizie che trapelano in questo contesto economico di sostegno all’ economia hanno un comune denominatore: una marea di danaro da dover collocare.
I segnali, ahimè, sono preoccupanti: l’Universo imprenditoriale in difficoltà e avvilito dall’emergenza, gestito nel peggior modo possibile, con assenza assoluta di coordinamento e, di contro, le organizzazioni criminali che, mai come in questo periodo, piene di denaro contante.
Appare evidente che, se le due compagini non si sono ancora incontrate, lo faranno presto: c’è da giurarci! E nel frattempo quali soluzioni si prospettano? Il livello centrale ha evidenza del Problema?
Concordo che i contorni di questa vicenda non sembrano di facile definizione, ma la logica deduttiva ci può aiutare a prevedere, con buona approssimazione, l’operatività del contesto: l’economia non tira, si prevedono svariati punti di PIL in meno rispetto all’annualità precedente (tra i paesi del G7, a mio parere, siamo quello più in difficoltà).
A questo punto appare semplice immaginare che ci sarà la fila di imprenditori pronti a vendere le loro aziende dietro allettanti offerte di montagne di denaro in contante? Di quelli che resisteranno, quanti falliranno nel tentativo di fare impresa? E di quelli che resteranno dopo questa ulteriore scrematura, quanti saranno preda di usurai più o meno organizzati? Inutile nasconderlo, siamo al confronto col la più grande operazione di riciclaggio di denaro sporco della storia. I presupposti ci sono tutti: una difficoltà economica che non ha precedenti nel passato, i vincoli europei, fatti in sedi dove la criminalità organizzata si conosce poco, e una certa predisposizione all’attendismo della classe politica.
E a ben guardare i segnali ci sono tutti. Il danno maggiore dell’emergenza COVID, oltre quello sanitario, è stato sicuramente caratterizzato dalla ignominiosa vicenda delle scarcerazioni dei detenuti eccellenti e non, che hanno evidenziato l’incongruità dell’azione di Governo ed un’assenza totale di coesione tra Istituzioni, affannate – ancora una volta – a scaricar barile ed a cercare alibi.
Le mafie, di contro, hanno testimoniato, ancora una volta, il loro granitico senso di appartenenza. La loro capacità camaleontica è diventata una punta di diamante del crimine “4.0” e, dunque, perché non tentare di impadronirsi di uno degli stati che governano economia e sicurezza mondiale?
Oddio: a dire il vero, in questo momento di tali argomenti mi sembra che neanche si discuta tanto, mentre, invece, credo che sia il caso di pensare che a mali estremi …. servono estremi rimedi. Se c’è una guerra col COVID, non si può pensare di abbassare la guardia con la criminalità organizzata che di questa emergenza sta facendo da “cavallo di Troia” per insinuarsi ancor più di prima nella struttura economica e finanziaria dell’universo Mondo, nel quale l’Italia brilla per ignavia.
Abbiamo bisogno di una legislazione speciale che miri a tutelare la vita democratica del nostro Paese. Il Comando Regionale della Guardia di Finanza del Veneto, in questi giorni, ha riferito che è sorto, in periodo COVID, un numero di aziende pari al totale del precedente anno e che il 30% degli amministratori ha precedenti penali. Di questi, poco più del 20 % precedenti specifici come usura, frode fiscale e riciclaggio. Chissà se questo dato vorrà dire qualcosa! Si deve tentare di evitare di essere travolti, come a Caporetto, perché esattamente come a Caporetto, sono in gioco i destini dell’Italia.
Federico Bergaminelli