Vincenzo Liarda: “è tempo di verità e giustizia”
Classe ’67, noto alla cronaca come “il sindacalista antimafia”, Vincenzo Liarda da anni si è fatto voce e strumento di riscatto della sua terra. Presidente del “Consorzio Madonita per la Legalità e lo Sviluppo”, ha lottato in prima persona, per l’utilizzo sociale del feudo Verbumcaudo, confiscato al boss Michele Greco nel 1987 dopo un’inchiesta di Giovanni Falcone.
Abbiamo incontrato Vincenzo Liarda, “il sindacalista antimafia”, dopo la piena assoluzione dall’accusa di “simulazione di minacce mafiose” perché “il fatto non sussiste”
di Antonello Rivano
Classe ’67, noto alla cronaca come “il sindacalista antimafia”, Vincenzo Liarda da anni si è fatto voce e strumento di riscatto della sua terra. Presidente del “Consorzio Madonita per la Legalità e lo Sviluppo”, ha lottato in prima persona, per l’utilizzo sociale del feudo Verbumcaudo, confiscato al boss Michele Greco nel 1987 dopo un’inchiesta di Giovanni Falcone.
Vincenzo Liarda è stato anche stato ospite al corso di Storia Contemporanea dell’università di Salerno. Così hanno scritto gli studenti dopo l’incontro con il sindacalista: “…Ci ha parlato anche delle connivenze politiche, della macchina del fango attivatasi contro di lui, ma, alla fine, del successo ottenuto. Il feudo Verbumcaudo era il luogo dei summit della mafia. Di lì passò anche il piccolo Di Matteo sciolto nell’acido da Giovanni Brusca. Un bene tolto alla mafia, diventato il simbolo della rinascita e della lotta per la legalità. Ne siamo stati tutti molto molto orgogliosi…”
A Liarda è stato recentemente assegnato il “Premio Galante Oliva” per il suo saggio “Siamo ciò che siamo”, inserito nell’antologia “Azione” (Polis SA Edizioni 2020). Nel suo scritto narra la rivoluzione umile e silenziosa che, dalle prime indagini di Giovanni Falcone, ha portato alla conclusione della vicenda Verbumcaudo, restituendo dignità e giustizia a un territorio da anni vilipeso da anni di illegalità e mala gestione. Vincenzo Liarda è stato allo stesso tempo testimone e attore di quella rivoluzione.
Potremmo ancora scrivere tanto su Vincenzo e sul suo impegno in una lotta in cui non si è mai risparmiato, ma crediamo che la cosa più importante sia racchiusa in un titolo, un lancio Ansa del’11 dicembre scorso: “Non simulò minacce mafiose, assolto sindacalista Cgil”.
Liarda era accusato di aver confezionato una lettera da parte della mafia. Il sindacalista, che vive a Polizzi Generosa nelle Madonie, ha avviato dieci anni fa una campagna per un uso sociale del feudo di Verbumcaudo, confiscato al boss Michele Greco il “papa” di Cosa nostra. Prima che il feudo fosse assegnato al consorzio guidato da Liarda, il sindacalista aveva ricevuto numerose minacce: alberi tagliati, la casa di campagna incendiata, l’auto danneggiata, varie lettere anonime con minacce di morte. In quella lettera tra le altre cose c’era scritto: “Non hai vinto e hai condannato la tua famiglia…” le sue iniziali, quelle della moglie e della figlia, erano segnate con una croce. Proprio per quell’ultima lettera, Tre anni dopo, Vincenzo Liarda era stato indagato per “simulazione di minacce mafioese”.
il sospetto di quella simulazione è caduto dopo cinque anni: “Il fatto non sussiste” ha stabilito il giudice Daniela Maugeri del tribunale di Termini Imerese.
Vincenzo, come sono stati questi anni?
Sono passati 1965 lunghissimi giorni (più di 5 anni e mezzo), da quel tristissimo 5 giugno 2015, seppur la lacerante sofferenza personale, il mio primo pensiero è stato sempre quello di salvaguardare mia moglie e mia figlia dalle feroci è destabilizzanti mistificazioni e strumentalizzazioni. Questo però, non mi ha mai fatto perdere fiducia nella magistratura, ne tanto meno ho abbandonato la strada intrapresa nel voler raggiungere due nobili obbiettivi:
1) ridare il feudo Verbumcaudo alla disponibilità dello come sviluppo del territorio Madonita;
2) far emergere un evidente è chiaro spartiacque tra mafia e legalità, nonché su poteri deviati e/o conniventi.
Obbiettivi molto impegnativi, difficili da portare avanti, specie per chi è anche costretto a difendersi da un’accusa risultata poi infondata, anzi “inesistente”.
È di tutta evidenza che il mio non è stato un impegno solitario, ma portato avanti con diverse persone e istituzioni pubblica e private, dove insieme abbiamo condiviso e portato avanti lo stesso obbiettivo, riscattare l’azienda Verbumcaudo, da luogo che fu utilizzato per i summit di mafia, a impresa sociale che possa produrre prodotti di eccellenza inseriti nell’economia legale.
L’impegno mirava anche ad onorare la memoria dei padri della lotta alla mafia che in quel luogo avevano sancito la confisca al boss di cosa nostra Michele Greco.
Antonello Rivano
Nell’immagine di copertina il feudo Verbumcaudo e Vincenzo Liarda
Complimenti Vincenzo il tuo riscatto da accuse e, purtroppo dalle sanzioni sociali, si consolida sempre di più.
Roberto Collovà