Ven. Apr 19th, 2024

La filiera corta a servizio della buona salute

La pandemia cambia le nostre abitudini alimentari facendoci riscoprire i vantaggi del cibo a chilometro zero.

di Silvia De Cristofaro

Adattarsi ad uno stile di vita più equilibrato e sano sembra essere stata la parola d’ordine con cui si è affrontata la paura della pandemia utilizzando i segreti di un’alimentazione più attenta alla salute.

Pare, quindi, siano cambiate le abitudini anche sulla preparazione dei cibi a cui è stato riservato più tempo a disposizione: costretti a stare in casa, ne abbiamo approfittato per riadattare il nostro stile di vita sposando comportamenti alimentari corretti: non più necessariamente di fretta, abbiamo dedicato più tempo alla preparazione dei pasti, alla prima colazione (che i nutrizionisti considerano essenziale per il buon andamento della nostra giornata) ed alla scelta di alimenti, come vegetali e legumi, cereali integrali e frutta necessari per sentirsi meglio.

Lockdown e limitazioni a spostarsi non più frequentemente hanno disegnato una figura di persona più accorta alla spesa: ad una alimentazione disordinata, la preferenza è caduta sui cibi a chilometro zero. Fare acquisti vicino casa ha permesso di riscoprire sapori e delizie delle produzioni locali che si preferiscono perché garantiscono un prodotto più sicuro e di maggiore qualità.

Filera corta

La ricerca incentrata sulle abitudini di consumo realizzata dall’Osservatorio “The word after lockdown” di Nomisma ha evidenziato un orientamento verso il made in Italy e gli alimenti provenienti da filiere corte “con una maggiore attenzione ai cibi prodotti con metodi a basso impatto ambientale” preferendo il marchio bio e soprattutto scegliendo maggiormente il prodotto fresco.

 L’indagine ha portato in risalto l’attenzione che si è avuta, durante la forzata quarantena, nei confronti di argomenti incentrati sulla pratica dell’agricoltura e dell’allevamento sostenibile e biologico favorendo i mercati della piccola distribuzione. Il quadro che si osserva è confortante in termini ambientali: è cresciuto il trend riguardante la riorganizzazione di reti e piattaforme di contadini e piccoli imprenditori biologici.

L’agroalimentare subisce una crescita sia nella vendita diretta che sulle consegne a domicilio. Si organizzano sempre più mercati biologici in cui i produttori agricoli presentano cibo e bevande sane. Il consumatore si trova così di fronte ad una piccola distribuzione organizzata che offre un’alternativa alle lunghe code all’esterno dei supermercati.

Al cibo confezionato- si legge nell’indagine- si da sempre più preferenza ad una spesa di qualità che l’agricoltura biologica può offrire garantendo effetti benefici sia per la nostra salute che per l’ambiente. Dice la sua sull’argomento anche la Coldiretti: “durante l’emergenza Coronavirus oltre un italiano su quattro ha messo nel carrello più prodotti sostenibili o ecofriendly”.

Filiera corta

L’agricoltura italiana è considerata la più “green” d’Europa perché è in grado di garantire cibo sostenibile e di qualità come è emerso appunto da un’indagine Coldiretti/Ixe’ per la presentazione del Rapporto Greenitaly, avvenuta nel mese di ottobre. Sulla propria tavola, otto italiani su dieci scelgono il prodotto locale biologico che è sempre fresco e tracciabile e coltivato secondo le tradizioni.

In ascesa si registra la valorizzazione di cibi come farina, prodotti ortofrutticoli, miele, formaggi e questa tendenza si prospetta avvenga anche per l’imminente 2021, anno in cui ci auguriamo di vincere la guerra in corso contro quel mostro del Coronavirus con un’arma che valorizzi una rinascita a favore di questo mondo ammalato che ci circonda. Vive ciò che non muore e valorizzare il patrimonio enogastronomico della nostra terra, tenendo in vita le tradizioni contadine antiche, è già un primo passo per la vittoria.

Silvia De Cristofaro

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